Era l’agosto del 2023 quando Antonio Tajani, vicepremier nonché leader di Forza Italia, disse che “un altro impegno da affrontare” da parte del Governo “è andare avanti con l’aumento delle pensioni minime per centrare l’obiettivo dei 1.000 euro al mese a fine legislatura”.
In un video sempre Tajani disse ai presenti uno dei suoi obbiettivi, che poi era uno dei (tanti) sogni mancati da Berlusconi premier: “1.000 euro a tutti i pensionati e disabili”. Aggiungendo anche: “Reddito di cittadinanza a chi ne ha veramente bisogno”.
Attualmente però gli aumenti legati alle pensioni minime sono di 3 euro al mese nel 2024 ed altri 3 euro al mese nel 2025. Un aumento che corrisponde a 10 centesimi al giorno. Il Governo spiega che, grazie a questo aumento si è evitato che le pensioni minime calassero di 10 euro a partire dall’anno prossimo. Se continuano però così, ossia dando 10 centesimi al giorno, sarà un po’ complicato raggiungere quota 1000 euro, dato che centesimo dopo centesimo ci vorranno decenni a portare le pensioni minime a 1000 euro.
Ma non ci sono solo gli aumenti minimi delle pensioni. Prendiamo per esempio il settore sanità. Gli aumenti minimi che in manovra riguardano i medici sono una presa in giro. Un fiore all’occhiello davanti all’elettorato che, dopo tante promesse, probabilmente penserà: “Beh almeno non le hanno diminuite le pensioni”. L’opinione pubblica italiana, in molti casi è ormai ridotta a sperare che non taglino. Stesso discorso delle pensioni lo potremmo infatti allargare anche alla sanità.
E pensare che ci ripetono che in Italia servirebbero riforme vere ed incisive. Riforme che aiutino certamente ad aumentare aspetti come la produttività che da noi è da sempre bassa. Ci sono tuttavia anche altre riforme di cui abbiamo fortemente bisogno e che trattano un altro aspetto dell’economia che, almeno nel caso delle pensioni minime, ancora una volta non è stato preso in considerazione: il cosiddetto potere d’acquisto che, è bene ricordarlo ancora una volta, nel nostro paese è in sofferenza da decenni.