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Quanti Pd esistono? Uno, nessuno, centomila? Pirandello anticipò De Luca e Elly Schlein

Quanti Pd esistono? Certamente due, ma molti di più secondo molti commentatori. A dimostrarlo è la guerra che si è aperta in Campania dove il vertice del partito nella regione ha votato a dispetto di Roma e della stessa Elly Schlein. “In via del Nazareno non possono decidere quando dobbiamo essere noi a scegliere chi deve candidarsi come governatore”.

Protagonista di tanto clamore è Vincenzo De Luca che non vuole rinunciare a presentarsi per il terzo mandato. Il partito a Napoli e dintorni è con lui, ma la segretaria è di parere assolutamente contrario. “E’ quella che è sempre stata la nostra convinzione”, spiega Elly. “Non cambieremo idea perché qualcuno la pensa in modo diverso”. Che cosa succederà allora? Il Pd non ammette eccezioni: “De Luca non sarà il nostro candidato”, ritengono gli esponenti più importanti dei dem. Non è una battaglia di poco conto. Ma al di là della schermaglia regionale il nocciolo del problema è assai più delicato. Vuol dire che le correnti del partito escono ufficialmente allo scoperto e fanno sentire la loro voce. Le parole diventano dure dimenticando la correttezza politica.

Una bomba per il Pd

Da Roma si punta il dito “contro i sudditi, i vassalli e gli amichetti vari”. Boom, è una che bomba che esplode e non potrà essere messa in un cantuccio. Come se non fosse successo nulla. Dopo la Campania altri cercheranno di fare le scarpe alla segretaria? I moderati del Pd tornano alla ribalta. Dopo la sbornia delle europee in cui la Schlein aveva messo a tacere tutti, ecco riaffacciarsi la divisione che rende difficile la situazione del partito. Per quale ragione? I moderati non hanno mai digerito la rivoluzione voluta dalla segretaria che ha nettamente spostato il Pd a sinistra.

Sono stati buoni per qualche settimana, poi hanno ripreso a battagliare. Non c’è dubbio che il “caso Campania” potrà creare nuovi grattacapi al Pd. Si potrà anche decidere a Roma che De Luca non sarà il candidato ufficiale dei progressisti, ma se, a dispetto di via del Nazareno, dovesse vincere? Quali guai passerebbe la segretaria? Ufficialmente, si fa finta che questo sarà un episodio di poco conto, ma in realtà non lo è, tanto è vero che si sussurra che Elly potrebbe addirittura chiedere aiuto alla Meloni.

Possibile? Si, lo è di certo perché la premier potrebbe ricorrere al Tar e rendere vano il sogno del governatore della Campania il quale la considerò in pieno Transatlantico una str……. In parole semplici, l’attuale vertice dei dem non sta attraversando un periodo tranquillo. I “centristi” tornano a dire la loro e indicano anche l’uomo che potrebbe fare da federatore. Chi sarebbe? Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che avrebbe dalla sua parte tutti coloro che non la pensano come la Schlein, desiderando un partito più spostato al centro. Chi potrebbe correre in aiuto di questi “rivoluzionari”? Un nome a cui nessuno avrebbe mai pensato: quello di Matteo Renzi. Ma come non era diventato “un amico fraterno” di Elly pronto a darle una mano per la vittoria del campo largo?

A cosa mira Renzi

Si, d’accordo, ma l’unico traguardo che insegue il numero uno di Italia Viva è quello di rientrare nel grande giro della politica da cui è uscito sconfitto. Ragione per cui ogni occasione è buona anche se – è giusto rammentarlo – lui è stato sempre un sostenitore del centro, la sola forza che potrebbe sconfiggere la Meloni. Probabilmente, se non certamente, questa diatriba favorirà il cammino del governo che, non avendo più una opposizione valida, potrebbe navigare in acque più tranquille. D’altronde è opinione comune di diversi commentatori, i quali sostengono che i migliori “alleati” della premier sono i variegati esponenti del Pd. Meglio dei suoi amici più fidati che vanno spesso al di là delle righe. In che modo? Parlando a sproposito.

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Bruno Tucci