La via della fuga è aperta e non si ferma. Vale a dire: Matteo Renzi continua a perdere proseliti di un certo peso. Dopo Elena Bonetti, ex ministro delle pari opportunità, è stata la volta di Ettore Rosato, ex vice presidente della Camera. E’ notizia dell’ultima ora che anche Luigi Marattin insieme ad altri quattro dirigenti di Italia Viva hanno detto addio al loro leader.
Non c’è dubbio, è un salasso che non si sa come andrà a finire. La domanda è perché? Si vuole far nascere un altro partito (uffa) che ha un nome altisonante: Orizzonti Liberali.
Peccato che non è il primo e non sarà l’ultimo. “Vogliamo creare una forza che dia più dignità alla politica”, spiega in una intervista l’ultimo fuggitivo. Renzi si guarda intorno e si preoccupa del vuoto che lo sta circuendo. Tenta di spiegare a se stesso le ragioni di questo preoccupante fuggi, fuggi.
E’ interdetto, non si capacita, ma forse non ha fatto un certo esame di coscienza. Altrimenti, riuscirebbe a capire perché in molti lo abbandonano. All’interrogativo cerca di rispondere Marattin, a cui non piace assolutamente questa sterzata a sinistra voluta dal suo vecchio amico. “Lo ha fatto senza consultare il partito dimostrando un certo egoismo”.
Parole dure che trovano riscontro nella realtà. Per non perdere l’ultimo autobus, Matteo si è schierato apertamente con Elly Schlein. Ha visto il suo regno disgregarsi ed allora è salito di corsa sull’unico pullman che gli è rimasto.
Se fallirà, dovrà capacitarsi che è al tramonto e nessuno si fida più delle sue giravolte?
L’ultimo braccio di ferro è con Giuseppe Conte e i 5Stelle, i quali non lo vogliono nel campo largo (se mai nascerà) perché “ci farebbe perdere più voti di quanti ne guadagneremmo con il suo apporto.
“O noi o loro”: è un ultimatum da cui non si può tornare indietro”, spiegano i pentastellati. Non sono i soli a storcere la bocca. Contro il suo ingresso nella coalizione voluta fortemente da Elly, si iscrivono pure una parte dei dem che respingono con forza “questo tentativo di buttare la palla in corner”.
Chi predica vento raccoglie tempesta, dice un vecchio adagio. In molti lo ricordano oggi, analizzando l’iter politico di Renzi.
Ufficialmente nessuno risponde con un si a questo interrogativo, ma quando Marattin dice che Renzi non ha tenuto conto degli orientamenti della base, lo conferma senza se e senza ma. Quali decisioni prenderà dinanzi ad una preoccupante ritirata? Come definirla se non in questo modo?
Matteo Renzi è troppo scaltro, non si fa sfuggire un sorriso quando i media lo mettono all’angolo. D’altronde che altro si può fare se non gettarsi nelle braccia della Schlein?
In parole semplici, è un’ultima chance e spera che vada in porto perché la segretaria del Pd deve dimostrare a tutti i costi che “uniti si può vincere e mandare a casa la destra”.
Non disdegnerebbe nemmeno il ritorno del figliol prodigo, al secolo Carlo Calenda, il quale, come Renzi, sente la terra bruciarsi sotto i piedi.
“Tu dai una cosa a me, io ne dò una a te”. E’ il vecchio adagio dei nostri padri latini che sentenziava: “do ut des”. I cespugli del Pd, insieme ai 5Stelle” lo hanno imparato a memoria cercando di trarne qualche risultato. “Extrema ratio?”. Forse.
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