
Riarmo si o no, guerra delle coccarde, l’atomica di Macron: un jnferno (nella foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Questo riarmo non s’ha da fare. “È frettoloso e senza una logica”, sostiene il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Ci mancava il piano di Ursula von der Leyen a spaccare di nuovo l’Europa. Questi 800 miliardi che si dovrebbero spendere per il progetto della presidente della commissione Ue non convince alcuni esponenti politici.
Il nostro ministro dell’Economia è chiaro e senza dubbi. “Riflettiamo bene prima di prendere decisioni affrettate”.
Ma chi è contro di lui è addirittura Pina Picierno che ha un gran peso nel suo partito, il Pd. Oltre ad avere un importante ruolo nel Parlamento del vecchio continente.
Pd diviso sul riarmo
Come spesso accade fra i dem non c’è accordo: Elly Schlein è nettamente contraria, conferma le sue critiche: “La difesa va bene, ma va fatta non con le armi, solo con gli investimenti comuni dei 27 Paesi che aderiscono al trattato europeo”.
Giorgia Meloni è più prudente. Non dice no al piano voluto dalla sua amica, però “pone certe condizioni assolutamente necessarie”.
Sono probabilmente i tanti soldi a creare il panico. Dove trovare questo malloppo e chi lo pagherà, visto che il bilancio piange?
Riprendi Il timore è che, gira gira, chi dovrà sacrificarsi sono i soliti contribuenti che saranno costretti a sborsare altri danari per le tasse.
Ecco la ragione per la quale la nostra premier mette le mani avanti: “Mettiamo queste spese nel target della Nato, dovrà essere lei a saldare il debito, visto che fino ad oggi l’organizzazione del trattato Nord Atlantico ha speso per la difesa 450 miliardi di euro”.
I budget europei sono cresciuti: sia quindi la Nato a sobbarcarsi a questa spesa. Non è soltanto la questione economica a dividere le forze politiche. In molti ritengono che è inutile portare avanti questo progetto se la situazione internazionale è confusa e non si sa quale direzione prenderà.
L’unico ad essere convinto che l’Europa dovrà creare un esercito da mandare subito a Kiev è il presidente Macron, il quale fa la voce grossa in Europa perché nel suo Paese, oggi, non se la può permettere.
Arriva a dire per essere convincente al massimo che offrirà il suo ombrello nucleare. Mossa assai pericolosa che lascia attoniti quanti la leggono e la commentano.
La riforma della magistratura
Fosse il solo problema che assilla l’Italia dovremmo esserne lieti. La realtà è diversa, perché le beghe da risolvere sono tante e di peso enorme.
In primo piano c’è la battaglia della giustizia sulla separazione delle carriere. Non sono bastate due ore di colloqui a Palazzo Chigi a chiarire le posizioni del governo e dell’associazione magistrati. Niente: tutti sono rimasti fermi sulle loro posizioni.
L’esecutivo non ha innestato la retro marche, ha ribadito che la riforma andrà avanti fino a che il Parlamento non approverà la legge in via definitiva.
Le toghe sono rimaste ferme e non hanno arretrato nemmeno di un metro. “Questa riforma penalizza la magistratura, ne siamo convinti, e crediamo che in cuor suo anche il governo nutra qualche dubbio”.
Cosicché, dovremo ancora sopportare noi poveri cittadini che paghiamo le tasse, che fra due poteri dello Stato non si riesca a trovare un denominatore comune.
Gli unici in Europa a dover affrontare simili “guai” (come possiamo definirli, altrimenti)? L’opposizione è convinta che la premier voglia tenere un piede in due scarpe. Al contrario dovrebbe convincersi e non fuggire per evitare di risolvere i problemi che assillano il nostro Paese.
Ma, invece, c’è chi è convinto che questo atteggiamento di Palazzo Chigi sia quello giusto. La persona che siede su quella poltrona non deve avere fretta e ponderare bene la situazione.
Comunque sia, è una “guerra” incomprensibile quella che divide il governo dalla magistratura.
Forse, spingendosi un po’ troppo in là (ci riferiamo al politically correct) un quotidiano stamane spara stamane un titolo in prima pagina che suona così: “ANM hai rotto……. le coccarde”. Eccessivo, ma forse efficace.