“Quanto sei bella Roma”, cantava nel lontano 1934 Carlo Buti. “Er Tevere te serve, er Tevere te serve da cintura”. Parole di un tempo che fu quando la città più famosa del mondo poteva orgogliosamente mettere in mostra le sue bellezze.
Ed oggi? La Capitale è sprofondata. Nella classifica di gradimento dei sindaci Roberto Gualtieri l’ha fatta retrocedere al penultimo posto insieme con Palermo. Eppure, quando fu eletto, cioè quando i romani lo scelsero come primo cittadino, le speranze erano molte.
Si veniva dall’esperienza della pentastellata Virginia Raggi, un disastro a detta di tutti. Sporcizia, disservizi, tram e autobus che non rispettavano gli orari: insomma peggio di così non si poteva andare.
Invece, ecco qui: con l’avvento dell’ex ministro dell’economia la situazione è peggiorata. Non per colpa del Giubileo e per i lavori in corso, ma perché non c’è nulla (o quasi) che soddisfi la gente: dai Parioli a Val Melaina, da Torpignattara a Vigna Clara. Ricchi e poveri nelle stesse condizioni.
Ora è piuttosto semplice dimostrare questo degrado: basta farsi un giro in città a piedi o servendosi di un mezzo pubblico. Per non parlare dei taxi che salirci a bordo è come vincere un terno a lotto.
Le promesse sono svanite come neve al sole. Prima fra tutte il decoro, cioè il biglietto da visita che Roma presenta ai milioni di turisti stranieri e italiani. Le strade sono sporche, i cassettoni che dovrebbero custodire l’immondizia sono sempre strapieni, tanto è vero che buste, cartoni, bottiglie e quant’altro sono sparsi vicino ai marciapiedi rendendo a volte l’aria irrespirabile.
A dire il vero, per non passare per critici a tutti i costi, la maleducazione non manca. Le cicche sono centinaia bene in vista sull’asfalto, i biglietti del tram usati gettati in terra, gli scontrini per una compera al mercato o in un qualsiasi negozio abbandonati perché ormai inservibili.
Una maleducazione che coinvolge anche gli stranieri che non si fanno pregare due volte per seguire l’esempio dei romani.
Non è una giustificazione, comunque.
I disservizi sono tanti e vorrebbe dire coprirsi gli occhi se non li si enumerasse. I bei giardini della capitale (come dimenticare Villa Flaminia, Villa Ada, il Giardinio degli aranci, la terrazza del Pincio, Villa Pamphili) risentono di questo inesorabile degrado e si aggregano.
Perché? Possibile che non ci sia personale che possa risolvere questo problema? C’è tanta disoccupazione in giro, si assumano, sia pure a tempo determinato, uomini o donne che non si tireranno certamente indietro.
I Lungotevere, “dove un tempo le coppie filavano scambiandose mille baci là sotto l’ arberi”, sono oggi soltanto un muro di macchine che inquinano l’aria e impediscono le passeggiate romantiche.
Gli appuntamenti di lavoro sono un optional, perché arrivare precisi è come vincere una medaglia alle Olimpiadi.
Gli orari dei mezzi pubblici sono saltati, la metropolitana spesso è inservibile per lavori che sembrano non finire mai. Allora, mettendosi una mano al portafogli, si va alla ricerca di un taxi. Non si possono prenotare più se non per la stazione Termini e l’aeroporto di Fiumicino e a volte aspetti interminabili minuti per accaparrarne uno.
“Non è colpa dell’amministrazione capitolina”, si dice, “ma della corporazione di questa categoria”. D’accordo, può darsi, però è possibile che non si riesca a trovare un escamotage perché delle grandi città solo Roma ha questo disservizio? Senza contare che la tariffa corre da quando lo hai prenotato e non da quando sali in macchina.
Basta così, non è sufficiente per una protesta generale? Sul sindaco Gualtieri i romani avevano messo la mano sul fuoco. Risultato? Se la sono bruciata.
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