E’ proprio così: Matteo Salvini non è mai contento. E’ stato assolto ed è uscito indenne da un’accusa che poteva farlo precipitare. Dovrebbe essere felice e continuare in tranquillità il suo lavoro.
Invece, rialza subito la posta e lo fa con quattro semplici parole: “Bello occuparsi di sicurezza”. Che cosa vuol significare? E’ molto chiaro: il ministero degli Interni gli sta proprio a cuore e lo dice, sia pure con diplomazia, a Giorgia Meloni.
Insomma, un’altra bega per la premier? No, stavolta la donna più famosa d’Italia non perde tempo e risponde subito a tono al Matteo che vuole vincere sempre e dovunque. “Piantedosi sta bene dov’è oggi”, replica senza un attimo di esitazione. Partita chiusa, dunque? Chissà. Forse. Ma con Salvini non si sa mai.
Perché tanta voglia di tornare al Viminale? Vendetta o che altro? No, più semplice: quel ministero gli ha fatto sempre gola e quando lo ha dovuto lasciare, sia pure al suo capo di gabinetto, si è ripromesso di tornarci.
Quale migliore occasione dopo la sentenza di Palermo? Volendo forzare la mano, non si rende conto che in questo momento non bisogna creare polemiche e discussioni. Da navigato politico qual è non dovrebbe alzare un simile polverone e continuare a lavorare con la massima calma per il futuro del Paese.
Oggi, Giorgia ha molte altre gatte da pelare dovendo combattere un’opposizione che non le dà un attimo di tregua. Ogni occasione è buona per aprire un dibattito anche feroce.
Certo che lo sa, ma il suo desiderio di mettersi in primo piano e di non essere secondo a nessuno lo sprona ad inventarsene una al giorno. In questo somiglia molto al suo nemico più ostinato, quel Giuseppe Conte che, nonostante sia stato messo all’angolo non dalla politica, ma da chi vota, continua a pensare che lui e soltanto lui debba essere il numero uno della sinistra.
È più capace, più diplomatico di quella segretaria “che non hanno visto arrivare” e che ora siede sulla poltrona più importante di via del Nazareno.
Lo stesso dicasi per Salvini, il quale innestando subito la quarta dopo l’assoluzione, dice a Giorgia che vuol tornare al Viminale.
In questa maniera non si rende conto di fare un gran favore all’opposizione che prende subito la palla al balzo per dimostrare che chi governa è sempre in guerra e per questo il Paese non va avanti. Il ministro delle infrastrutture dovrebbe rendersi conto di un particolare così ovvio e non si riesce a capire perché vuole accendere sempre una nuova miccia.
Chi lo conosce bene, anche fra i suoi alleati, dice che dal Papeete in poi non si è più risollevato. Il suo partito è in picchiata, continua a perdere voti ed ora non è più nemmeno al secondo posto superato da quel furbacchione di Antonio Tajani.
Allora, come si fa a risalire la china? Inventando ogni giorno un problema che non è proprio in sintonia con Palazzo Chigi.
Eccola spiegata la sua voglia di rifarsi e di tornare in alto. Un fatto è certo: Salvini non può continuare a trovare cavilli dappertutto perché in questa maniera gli elettori si allontanano invece di ridargli fiducia e preferenze.
La gente è stanca di vedere sempre liti e scontri; è più interessata ai problemi di ogni giorno che vogliono dire per migliaia di famiglie come mettere insieme il pranzo con la cena.
Dunque, il vice di Giorgia pensi un po’ meno a se stesso e un po’ di più agli italiani. Ne ricaverà in pubblicità e in prestigio.
Ora il grande traguardo della maggioranza è quello di portare a casa la riforma della giustizia servendosi anche della sentenza di Palermo favorevolissima a Salvini.
Rifletta il vice premier, ponderi, sia meno ambizioso: così il governo potrà andare avanti fino alla fine della legislatura. Probabilmente senza pericolosi scossoni.