Politica

Santanchè fa rima con Zaia: rogna per Meloni, sollievo per Salvini

Anche se “obtorto collo”, ora Giorgia Meloni dovrà occuparsi  subito dello spinoso caso di Daniela Santanchè.

Le dovrà chiederle di dimettersi? Sarà necessario un passo indietro del ministro? Cederà alle opposizioni che chiedono dimissioni immediate?

E’ un rebus perché la premier non abbandona mai i suoi amici. Ma adesso il problema è urgente, ne va della credibilità del governo, oltre che della sua disciplina.     

Santanchè in bilico


Santanchè fa rima con Zaia: rogna per Meloni, sollievo per Salvini – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

 

Se, dunque, non si parlerà di un rimpasto, sostantivo che Giorgia Meloni respinge con forza, sarà giocoforza un rimpastino.

Cioè? Pregare la Santanchè di farsi da parte e sostituirla con un nuovo ministro del turismo. C’è chi sostiene che l’occasione potrebbe essere ghiotta. Con un solo colpo si potrebbero prendere due piccioni: fare a meno della Santanchè e mettere al suo posto Luca Zaia, il governatore del Veneto che, dopo due mandati, non ha intenzione di mollare la poltrona.

Il Veneto a FdI

Si risolverebbero entrambi i grattacapi che stanno dando non pochi fastidi all’esecutivo. I Fratelli d’Italia al vertice di quella regione con l’attuale governatore disposto a mollare il posto per entrare nell’esecutivo.

Indipendentemente, dalle mosse diplomatiche e dagli accordi sotterranei, non c’è dubbio che questa grana della Santanchè preoccupa non poco Palazzo Chigi. E’ chiaro che la situazione è difficile, che la minoranza ha sparato subito a pallettoni. Non poteva fare diversamente.

Si era detto in tempi non sospetti che nel caso di un rinvio a giudizio, il responsabile del turismo se ne sarebbe dovuto andare. Giorgia Meloni non aveva risposto con un netto “si”, però aveva replicato con un “attendiamo gli eventi” che voleva significare qualcosa di più che “non se ne parla nemmeno”.

Adesso siamo al redde rationem. E’ successo tutto quel che la minoranza inseguiva: la decisione della magistratura, il rinvio a giudizio della Santanchè per falso in bilancio e il dito puntato contro il presidente del Consiglio: ora come ti comporterai?

Francamente, non ci sono molte strade da percorrere. Siamo ad un bivio e pronunciarsi è difficile. Due partiti della maggioranza (Forza Italia e Lega) si sono schierati dalla parte della Santanchè perché garantisti al massimo: si è colpevoli solo quando è la Corte di Cassazione a convalidare la sentenza dei giudici di primo grado.

Fratelli d’Italia non si pronuncia, preferisce il silenzio come la premier. Matteo Salvini si è schierato con Antonio Tajani e Lega: non poteva fare altrimenti visto che è il segretario del Carroccio.

Ma forse, in cuor suo, se Zaia dovesse andare al ministero del turismo non si metterebbe a piangere, perché la poltrona della segreteria leghista traballa e in pole position per quell’incarico è proprio l’attuale governatore del Veneto.

Daniela Santanchè è stata chiara: “Non me ne vado finchè non  me lo dice la Meloni”. Si barrica in casa, dunque, aspettando che la buriana finisca. Ma non è un acquazzone che passa in poco tempo, è un temporale che non accenna a diminuire: per questo la premier è assai preoccupata. Deve decidersi in fretta se vuole evitare che la pioggia non allaghi pure Palazzo Chigi.

Siamo per una volta realisti al massimo: liberarsi di questo scoglio è indispensabile, ne va del futuro dell’esecutivo. Perché se Giorgia Meloni volesse salvare a tutti i costi Daniela (amicissima di Ignazio La Russa) dovrebbe sopportare per mesi gli attacchi del Pd e dei suoi cespugli, in primis da Giuseppe Conte sempre pronto a criticare “una maggioranza che sta portando il Paese alla deriva”.

Ecco la ragione per cui stavolta la fretta è obbligatoria. Meglio attendere? Preferire temporeggiare per verificare il futuro? Interrogativi che hanno risposte difficilissime: perciò, la premier non si pronuncia e aspetta con pazienza. Ma a volte il silenzio non è d’oro, ha poco valore e può essere controproducente.

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Bruno Tucci