Politica

“Scendere in piazza, ultima moda e inutile esercizio dei politici italiani: contro qui, contro là, ma perché?”

È una corsa alla conquista di una piazza. La vogliono tutti i leader per dire che cosa ne pensano dell’attuale situazione, per dimostrare che ci sono ed hanno una loro convinzione.

Eddy Schlein ne organizza una (la vorrebbe oceanica) contro Trump; Giuseppe Conte, come unico nemico assoluto delle armi; Carlo Calenda per un più semplice “no alla guerra”.

Si corre una maratona pur di occupare le strade di una città per non combinare un bel niente.

A che serve occupare una piazza?

Scendere in piazza, ultima moda, inutile esercizio dei politici italiani: contro qui, contro la, ma perché? – Blitzquotidiano.it (nella foto Ansa l’abbraccio fra Meloni e Starmer)

A che servono queste manifestazioni? Semplicemente a nulla. Ce ne sono state decine negli ultimi mesi: pro e contro la Palestina. Risultati: zero. Così sarà anche per questa moda che non è altro che una perdita di tempo.

Però, bisogna pur farsi vedere, far sentire la propria voce, dire alla gente che la politica c’è ed i suoi esponenti più in vista hanno un’opinione che potrebbe essere ben vista dall’Europa. Illusioni, naturalmente.

Un inutile vertice a Londra

Al meeting di ieri a Londra, ognuno è andato per la sua strada e il sostantivo unione è stato spifferato ai quattro venti, ma chi lo ha raccolto?

Macron ha un suo credo, Starmer un altro, Zelensky osserva e prende appunti, Salvini dall’Italia ritiene che la von der Leyen non deve più parlare di armi. Tutti, insomma, vogliono la fine della guerra, ma non hanno un obiettivo comune.

Anche Giorgia Meloni, naturalmenteera,  a Londra: ha incontrato il primo ministro inglese Keir Starmer, ha parlato a lungo con Zelensky, pensa ad una tregua ucraina che possa poi sfociare in un accordo. A quale scopo? Se è solo per tacitare le armi va bene.

E poi? Quali sono gli obiettivi? La nostra premier è convinta che solo un Occidente unito potrà dare qualche risultato. Essere tifosi dell’uno o dell’altro non serve a nulla. Anzi, ritarda solo i tempi alla ricerca di un quid che possa dare tranquillità a milioni di persone, alcune delle quali ricordano la seconda guerra mondiale e inorridiscono.

“State Unite”, scrive stamane un giornale con un titolo che ci sembra assai appropriato. Si gioca sulle due parole per affermare che soltanto in questo modo si raggiungerà la pace.

Non mandando truppe europee sul fronte bellico. Molti sono contrari e come si potrebbe essere diversamente visto che a decine di migliaia sono morti per l’aggressione della Russia ad uno Stato sovrano?

“Est modus in rebus” sosteneva Orazio Flacco nelle sue Satire. Dovrebbe essere un monito anche per chi comanda in Europa. Senza gli Stati Uniti non si arriva da nessuna parte, è necessario tenerlo bene in mente. Quindi qualsiasi altra strada sarebbe inutile e probabilmente dannosa.

Sul fronte italiano, le divisioni sono più appariscenti che altrove. Non c’è una voce univoca, si bada solo al proprio orto per non perdere voti e preferenze.

Così, mentre nel vecchio continente e pure oltre Oceano si parla con timore di una terza guerra mondiale (per carità, nemmeno pensarla) nel nostro allegro Paese non si lascia da parte la battaglia interna fra i partiti. Nel centro destra esistono le solite incrinature perché Matteo Salvini ogni giorno una ne pensa e cento ne fa; Antonio Tajani è sempre più propenso a glorificare un centro che Forza Italia rappresenta, secondo lui.

La sinistra è, se possibile, ancora più divisa. Anche per la guerra delle piazze oggi in voga. Eddy Schlein è ancora innamorata persa del campo largo; Giuseppe Conte, quotidianamente, le lascia intendere che non se parla proprio: tanto è vero che anche sul futuro dell’Ucraina i due sono in disaccordo.

Non manca chi vuole entrare ad ogni costo nell’agone politico nostrano. Ora è la volta di Giuseppe Sala, il sindaco di Milano che invoca il grande centro. “Ne potrebbe nascere subito uno che arriverebbe al dieci per cento di preferenze. Un primo traguardo, poi si vedrà”.

Ma quanti sono coloro che sognano un futuro con partiti più moderati? Tanti, senza ricavarne un ragno dal buco, perché in Italia sono sempre più forti i Campanili che non hanno mai smesso di esistere.

 

 

Published by
Bruno Tucci