Lo scontro tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein durerà l’intera legislatura? Probabile, a meno che la segretaria non venga “dimessa” prima da quei vertici del partito che non la sopportano più.
Due donne al potere alla origine dello scontro: è la prima volta che si verifica nel nostro Paese. Sull’argomento la premier fu chiara fin dal primo momento, quando parlò alla Camera appena ricevuto l’incarico dal capo dello Stato. “Non mi interessa che come donna io venga chiamata “capatrena”, “avvocata” o “ingegnera”. Sono altri i problemi, non i sostantivi che finiscano con la “a”.
Comunque sia Elly, legittimamente, non si fa mai sfuggire l’ occasione di attaccare il presidente del consiglio. Ad esempio, quando nei giorni scorsi una nave dell’Ong si è diretta a soccorrere una imbarcazione in difficoltà e Giorgia si è opposta asserendo che lei stava applicando la legge.
“Non è vero” è la replica immediata del segretario. “Questo è un vero e proprio reato, quello della solidarietà”. Lo scontro continua, non ha tregua perché si tratta di stabilire se la Schlein riuscirà ad avere il sopravvento sulla sua avversaria.
I nodi da sciogliere per Palazzo Chigi sono tanti, alcuni molto delicati. “A settembre o forse più in là, si potrà verificare se con la Meloni siamo in presenza di una nuova Thatcher o di una vecchia missina”. E’ un ritornello che si ripete spesso, ma all’opposizione piace e non dimentica di ricordarlo agli avversari.
A dire il vero la Meloni ha altri pensieri in testa: importanti e anche determinanti per il futuro dell’Italia. Lei ha in animo di costruire una nuova Europa con i moderati di ogni Paese, in grado di cambiare volto al vecchio continente. Non sarà facile riuscirci, però è questa la strada principale che vuole percorrere Giorgia.
Per la verità, c’è un altro ostacolo che la Meloni deve superare. E’ inutile illudersi che non esista: quello di una nuova creatura spostata assai più a destra. A confermare questa ipotesi l’uscita del libro del generale Roberto Vannacci che sta avendo un grosso boom di vendite. La parte più estremista della destra non ha perso tempo ed è subita salita sul carro dell’alto ufficiale con l’intenzione di far nascere un nuovo partito che potremmo definire di destra sociale. Il primo ad aggregarsi è stato l’ex sindaco di Roma, Roberto Alemanno il quale si è detto sicuro che molti italiani la pensano come il generale anche se finora non si sono espressi a proposito.
Il percorso non è affatto semplice sia se si guarda a destra sia che ci si rivolga a sinistra. I primi debbono combattere con le divisioni dei tre alleati che a volte non sono proprio in sintonia. I secondi con una segreteria che vacilla perché la sterzata a sinistra non è piaciuta ad una buona parte del Pd, in specie a coloro che invece vorrebbero un partito più al centro quasi identico alla vecchia Democrazia Cristiana.
In tutto questo bailamme di opinioni rimangono da risolvere i grandi problemi che assillano il nostro Paese: l’inflazione, il salario minimo, i migranti, la nuova legge di bilancio, le pensioni. Per riuscire a superarli ci vorrebbe uno Stato con le casse piene di soldi. Non è così purtroppo ed allora si ricorre a tappare i buchi come quello del calo demografico. Palazzo Chigi assicura: “Avremo a disposizione un miliardo e mezzo di euro, più un percorso agevolato per quelle famiglie che avranno il secondo figlio”.
La sinistra sorride dinanzi a questi numeri. “Per la Sanità, non ci sono danari. Eppure, mancano all’Italia trentamila medici e trecentomila infermieri”. Allora, gira che ti rigira, l’interrogativo è sempre uno e uno soltanto: la Meloni diventerà una statista o si limiterà a gestire l’ordinario?
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