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Scoperto il Piano di Sinwar, la mente del 7 ottobre: vuole un salvacondotto per fuggire in Iran con 22 ostaggi

Poche storie, i negoziati per la pace in Medioriente – trattative che tengono in apprensione mezzo mondo, USA in testa – sono in stallo per una semplice ragione: il piano di fuga (ancora non accettato) di Sinwar, il leader di Hamas, la mente del massacro del 7 ottobre, da mesi rinchiuso nei tunnel di Gaza. Il vero motivo dei negoziati è questo. Il resto è tutto fumo negli occhi, un diversivo per creduloni o anime belle. Sinwar vuole un salvacondotto che gli assicuri il diritto di transito nel cosiddetto “Corridoio Filadelfia” – l’unica via terrestre non direttamente sotto il controllo del governo di Israele – per fuggire in Iran con i 22 ostaggi israeliani (la sua polizza assicurativa), le due mogli, i figli piccoli e una montagna di soldi. Sinwar è certo di due cose: che è “un morto che cammina” e che la capacità militare di Gaza ha subito un colpo mortale dopo 11 mesi di guerra.

Oltretutto è consapevole che da sottoterra, ramingo nei tunnel, non si può più governare (per di più coi “pizzini”) l’enclave e il fiume di dollari che prima della guerra arrivava da mezzo mondo. In altre parole: non vuol fare la fine del suo predecessore Haniyeh, ammazzato a Teheran il 31 luglio scorso.

Le richieste di Hamas a Israele

Sinwar
Scoperto il Piano di Sinwar, la mente del 7 ottobre: vuole un salvacondotto per fuggire in Iran con 22 ostaggi (Foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Sono ufficialmente due: poter liberamente circolare nel Filadelfia e ottenere il rilascio di almeno 150 ergastolani palestinesi trattenuti nelle carceri di Israele. Due richieste “assurde” per il governo Netanyau. Punti non negoziabili, per ora. Nonostante le pressioni dei negoziatori (USA, Egitto, Qatar), Bibi non molla il Filadelfia, corridoio da cui passa di tutto, come le armi fornite dagli ayatollah iraniani o gli aiuti umanitari sovente camuffati in cavalli di Troia. E poi non è vero (dicono sopratutto i media israeliani) che Hamas si accontenti della liberazione di 150 ergastolani. Sono molti di più. E la lista si ingrossa giorno dopo giorno. Gli americani parlano addirittura di mille prigionieri.

Il piano di Sinwar

Esattamente il 29 agosto il giorno in cui sono stati recuperati i corpi dei 6 ostaggi israeliani giustiziati in un tunnel di Rafah. In quella circostanza Netanyau fu tranchant (“Chi uccide i rapiti non vuole un accordo”). Ed infatti l’accordo è in stallo e l’ottimismo degli Stati Uniti, manifestato in queste ore dal segretario di Stato Antony Blinken, appare prematuro. Il Piano di fuga di Sinwar, scoperto dall’esercito israeliano e dal Mossad, è stato riportato (con abbondanza di dettagli) dal “Jewish Chronicle”, il più antico settimanale ebraico pubblicato in inglese a Londra; un foglio solitamente ben informato, che non fa sconti a nessuno fin dalla fondazione (1841). Insomma tutto ruota attorno a Sinwar. Una cosa è certa: gli USA stanno perdendo la pazienza. Chiaro l’ultimatum di Washington a Sinwar:”L’accordo o sarai preso”. Ultimatum recapitato anche a Netanyau:”Bibi, devi accettare”. Chissà, forse la svolta non è poi così lontana.

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