La Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge Nordio sulla separazione delle carriere dei magistrati, con 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti. La riforma prevede la distinzione tra i percorsi dei pubblici ministeri (Pm) e dei giudici, istituendo due Consigli Superiori della Magistratura (Csm) separati, uno per la magistratura inquirente e uno per quella giudicante. Tra le novità principali, anche la creazione dell’Alta Corte disciplinare per le toghe. Il voto ha confermato la divisione delle opposizioni: Azione e Più Europa hanno votato a favore, mentre Pd, M5S e Alleanza Verdi e Sinistra si sono opposti. Italia Viva si è astenuta, contraria al sorteggio dei componenti dei Csm.
Il testo passerà ora al Senato per la seconda lettura. Come ogni riforma costituzionale, il processo richiede due votazioni in entrambe le Camere. Le ultime votazioni necessitano della maggioranza assoluta dei votanti. Il governo punta all’approvazione definitiva entro l’estate, ma resta aperta la possibilità di un referendum popolare, richiesto da almeno 500.000 elettori, cinque Consigli regionali o un quinto dei membri di una Camera. Il ministro Nordio ha accolto favorevolmente il primo sì della Camera, sottolineando l’importanza di coinvolgere i cittadini: “Il percorso è lungo, ma è giusto che il popolo si esprima”.
Composta da otto articoli, la riforma modifica il Titolo IV della Costituzione, separando le carriere di magistrati requirenti e giudicanti. Prevede due Csm distinti e disciplina le loro funzioni, introducendo criteri che impediscono ai magistrati di alternarsi tra le due carriere. Inoltre, istituisce un’Alta Corte disciplinare per valutare le condotte delle toghe.
La riforma rappresenta una svolta radicale per il sistema giudiziario italiano, in cui Pm e giudici condividono oggi la stessa carriera. Questo sistema, secondo i sostenitori della separazione, rischia di compromettere l’imparzialità dei giudici, che potrebbero essere influenzati da precedenti incarichi come pubblici ministeri.
La riforma è stata fortemente contestata dall’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) e da altre associazioni, che temono un indebolimento dell’indipendenza della magistratura e un maggiore controllo del potere esecutivo sulle funzioni giudiziarie. Secondo l’Anm, il distacco dei pubblici ministeri dal corpo giudiziario potrebbe compromettere la loro autonomia, rendendoli vulnerabili a pressioni politiche.
I detrattori sostengono inoltre che la creazione di due organismi separati per la gestione della magistratura ridurrebbe le garanzie per i cittadini e indebolirebbe il ruolo del Csm. L’Anm ha definito la riforma “un grave rischio per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura” e promette di portare avanti la sua opposizione.
La separazione delle carriere è una proposta discussa fin dagli anni ’90, promossa soprattutto da Forza Italia e legata alla riforma Vassalli del 1988, che trasformò il processo penale italiano da inquisitorio ad accusatorio. La riforma Nordio riapre un dibattito acceso, tra chi la considera un passo necessario per garantire l’imparzialità dei magistrati e chi la vede come una minaccia alla democrazia. La battaglia politica e istituzionale è appena iniziata.