Sinistra e Pd di Schlein nelle mire dell’Opa di Conte, Meloni a un pelo da tanti passi falsi, sinistra e destra unite

A sinistra in molti si chiedono: come mai Eddy Schlein e Giuseppe Conte non erano in Piazza del Popolo alla manifestazione organizzata dalla Cgil?

Rispondono i più ottimisti: un conto sono i partiti politici, un altro il sindacato. Eh no, quando mai i dem e i loro alleati non si sono serviti della triade (un tempo Cgil, Uil e Cisl) per ottenere qualche risultato? Al di là delle polemiche resta il discorso dello sciopero e su questo i media sono stati distanti mille chilometri.

Se leggi chi guarda con favore all’iniziativa hai l’impressione che l’adunata di Roma (e di qualche altra città) sia stata un trionfo. Se al contrario scorri i giornali vicino al governo ritieni che per il sindacato è stato un vero e proprio flop.

A questo punto si capisce perché molta gente non vada a votare e preferisce rimarsene a casa. Perché fra polemiche, litigi e insulti l’uomo comune non comprende più niente ed allora si astiene. Non è un bell’andare, ma è la realtà e se i Palazzi non cambieranno il ritornello andrà sempre peggio.

Ritorniamo comunque all’interrogativo di fondo: come mai il numero uno dei 5Stelle e la segretaria del Pd non sono andati a Piazza de Popolo? Sarebbe stato un modo come un altro per dimostrare che i primi passi per il campo largo erano stati compiuti. Cioè l’unica maniera per combattere e sconfiggere un giorno la maggioranza di destra. E allora come mai?

E’ una questione di predominio: tutti sanno ormai che l’avvocato del popolo è contento che la Schlein non abbia il consenso di una parte dei dem. Così un giorno non lontano potrebbe essere lui a condurre la danza per la sinistra.

Un risultato che non deve sfuggirgli dopo aver dovuto lasciare per due volte la prestigiosa poltrona di Palazzo Chigi.

E’ talmente dominato da questo traguardo che oggi il presidente dei grillini è anche disposto ad andare a braccetto con Maurizio Landini. Per quale misteriosa ragione? Perché gli obiettivi dei due potrebbero servire a raggiungere i risultati sperati. Landini che alla fine dei due mandati dovrà abbandonare gioco forza la Cgil e capire quindi che farà un domani.

Giuseppe Conte che spera in un flop della Schlein per essere lui il timoniere dell’opposizione. Entrambi, insomma, sperano che Elly non riesca ad andare avanti. Pronti, comunque, a combattersi in futuro perché Maurizio, una volta arrivato ad essere il segretario dei dem, non vorrà cedere a “Giuseppi” lo scettro della minoranza.

Come accade sempre più spesso c’è molta confusione a destra e a sinistra. Il pericolo non viene tanto dall’avversario (tanti ritengono che il maggior alleato di Giorgia sia proprio questa infinita guerra tra le varie correnti del Pd), ma dal fuoco amico senza distinzioni di sorta.

Elly Schlein deve combattere ogni giorno a sinistra per trovare un collant e ingoiare molti rospi; Giorgia si deve guardare da un Salvini scatenato e da un Tajani che talvolta alza la voce. Il leghista ha un unico obiettivo: Palazzo Chigi e per questo prende iniziative senza nemmeno dirlo alla Meloni; l’erede di Berlusconi è più quieto, ma, ad esempio, sugli extraprofitti delle banche -che il presidente del consiglio voleva a tutti i costi- Palazzo Chigi ha dovuto alzare bandiera bianca rinunciando a centinaia di milioni di euro che avrebbero risolto non pochi problemi dell’esecutivo. 

Ci si potrà chiedere: come mai il segretario di Forza Italia si era impuntato su questo argomento? Avete presente la Mediolanum? E’ una banca di cui è azionista importante Fininvest e quindi il bell’Antonio ha dovuto adeguarsi. 

Come ipotizza Landini, il governo andrà presto a sbattere? I sondaggi rispondono di no, perché Giorgia è ancora molto amata dal popolo e con lei i suoi Fratelli d’Italia. Però non dovrà troppo spesso tornare indietro o, se volete, fare marcia indietro. Una volta presa una decisione non dovrà mollare a cominciare dal premierato.

 

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Bruno Tucci