E’ già tempo di grandi manovre a sinistra, fra Landini e Conte. A suon di intrighi, di incontri sotterranei, di falsi sorrisi e di promesse che rimangono lettera morta. Sulla tavola, il menù mostra un piatto forte, quello della segreteria del Pd. Elly Schlein si dice tranquilla, ma in cuor suo non lo è affatto.
Gli avvoltoi sono pronti a intervenire e a darle il ben servito, ma non sarà così semplice vista la maggioranza che ha ancora all’interno del partito. I commensali ad una cena così importante sono tre: la padrona di casa, vale a dire la stessa Elly, e due suoi vicini “ideologici”. Si chiamano Giuseppe Conte e Maurizio Landini.
Questa gara a tre non sarà breve, si prolungherà nel tempo, ma è già cominciata anche a dispetto delle smentite. Ne fa fede una affermazione di Davide Casaleggio che più chiaro di così non potrebbe essere: “Il presidente dei 5Stelle si scioglierà nel Pd per poi puntare alla segreteria”.
E’ un obiettivo che Giuseppi insegue da tempo. Evaporato il sogno di tornare a Palazzo Chigi studia il futuro per non diventare un vassallo della Schlein. Sa che la segretaria ha non pochi nemici in casa, cercherà di sfruttarli e di portarli dalla sua parte con la calma necessaria dovuta in queste circostanze. Ne fanno fede le continue titubanze che evidenzia quando gli dicono di schierarsi con il campo largo. Trova sempre una scusa per non dare una risposta o comunque per rimandarla alle calende greche.
Di recente è accaduto pure ad un’assemblea dei verdi tenutasi a Chianciano. Invitato da Angelo Bonelli, fautore assiduo dell’unità di sinistra, Conte non ha detto no, però non si è presentato apparendo solo in tv con una dichiarazione di circostanza nel linguaggio politichese. In questi anni, l’avvocato del popolo ha dimostrato di non avere fretta e soprattutto di essere un buon diplomatico, se è vero come è vero che è rimasto in sella a Palazzo Chigi con due maggioranze completamente diverse.
Forse il suo grande amico-nemico non è la Schlein, ma Maurizio Landini che ha molta voglia di entrare in politica con un incarico che gli spetterebbe di diritto come segretario del più importante sindacato italiano.
A dire il vero, in questa contesa a tre, Elly sembra fidarsi più di Landini che è più esplicito: insomma più chiaro. Anche se non lo ha detto ufficialmente tutte le sue ultime mosse dimostrano senza ombra di dubbio quali sono le sue intenzioni. Al contrario, Conte è più sotterraneo e quindi più pericoloso. A diradare i tempi della disputa c’è comunque la irrisolta unità della sinistra. Elly ce la metta tutta per vincere quella che è da tempo una sua battaglia.
Ad esempio, nel pieno di questa guerra sindacale che ha visto in prima linea il numero uno della Cgil, la Schlein è stata con lui con frasi ad effetto: “Giù le mani dal diritto di sciopero”. La Meloni, quindi, non si illuda di contrastare un diritto sacrosanto sancito dalla Costituzione.
E ancora: “Gli atteggiamenti e gli interventi a gamba tesa di Matteo Salvini non ci spaventano. Noi sentiamo questa unità nelle piazze”. E allora, perché non si concretizza? Per quale ragione il campo largo è morto ancor prima di nascere?
Interrogativi a cui l’opposizione non sa rispondere continuando a navigare a vista. Non solo, ma a darsele di santa ragione quando si tratta di conquistare poltrone importanti. Oggi è ancora di moda la Rai, dove Conte è in vantaggio per ottenere la direzione del Tg3. Pensate: quella che fu la Telekabul di Alessandro Curzi sfuggire di mano al Pd. Incredibile, ma vero. Da questa rissa, Landini vuole rimanere in disparte. A lui simili briciole non interessano. Il traguardo è un altro, ha un indirizzo ben preciso: Via del Nazareno, Roma.
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