Calma. La caduta del regime brutale di Assad, dopo 50 anni di tormenti e 500mila morti nella guerra civile (metà della popolazione siriana costretta a sfollare) è stata giustamente salutata con manifestazioni di entusiasmo in tutto il mondo. E’ vero: il mondo è cambiato con la caduta di Assad e non solo in Medio Oriente. L’asse del male è finito il 7 ottobre, i ribelli sono entrati agevolmente a Damasco. Ma è meglio non illudersi. Alcuni punti sono rimasti in sospeso.
E’ tornato l’incubo Isis
Via il macellaio sono arrivati i tagliagole. Va detto: la Siria ora è in mano ai terroristi. Hanno fatto bene, Macron e l’Europa a festeggiare la fine del regime ma non va dimenticato che i nuovi padroni di Damasco sono i figli di Al Qaeda. Non va sottovalutata la prima frase dei ribelli: “Ha vinto l’Islam”. Dunque l’ottimismo in Europa è un azzardo.
Colpo letale per Iran e Russia
Il dittatore abbandonato dai suoi protettori, Iran e Russia, significa la fine dell’imperialismo straccione. E con l’arrivo di Trump le cose si complicheranno. Il declino di Teheran e l’abdicazione di Putinhanno aperto la strada ad Erdogan. Ora Ankara avrà mano libera per controllare i curdi oltretutto dopo il disimpegno di Washington. La caduta di Assad segna il trionfo del presidente turco che un tempo chiamava Assad “mio fratello”. Ora tutto è capovolto: la Turchia cercherà sicuramente di limitare il più possibile la minoranza Curda, particolarmente consistente nel nord del Paese. Iran e Russia sono i grandi sconfitti. Per 13 anni hanno sostenuto il regime: sono bastati 12 giorni per vederlo crollare. Conseguenza inevitabile: Mosca da tre anni è totalmente assorbita dalla guerra in Ucraina dunque non poteva continuare a perdere energie per la Siria. E ora teme di perdere il controllo delle sue basi di Latakia e Tartus. Per mantenerne il controllo dovrà chiedere il permesso a Erdogan. Va ancor peggio per Teheran: l’Iran è ormai il grande malato della regione e il crollo di hezbollah ha indebolito gli apparati interni pressati dalla azione di Tel Aviv.
Cristiani e Curdi sotto tiro
I jihadisti hanno mostrato da subito un volto moderato. Il nuovo padrone della Siria, non va dimenticato, è un veterano dell’Isis. Oggi Al-Jolani, 42 anni, veste i panni del moderato. Ma domani? E’ vero che nei suoi primi messaggi ha chiesto ai miliziani di risparmiare i civili. Ha detto: ”Invoco Allah, l’Onnipotente, affinché ci sia una liberazione senza vendetta, piena di pietà e gentilezza”. Ha aggiunto: ”Nella lotta cerco di non essere troppo ottimista, preferisco essere prudente per non cullarci nelle false sicurezze”. Ha pure ammonito gli alleati di Assad a tenersi alla larga dalla Siria. Già partita la caccia ai fedelissimi del tiranno; una caccia sistematica agli esponenti e alti funzionari del deposto regime del Baath. Ne vedremo delle belle.