Sisto alla Consulta, Emiliano al Senato: accordo fra partiti speranza di buon senso. Anche se l’informazione è stata avara in questa circostanza, non si può sottovalutare una notizia che potrebbe essere in futuro non diciamo una svolta, ma almeno uno scossone nella politica italiana. Non ci si crederà, ma due partiti della maggioranza e uno dell’opposizione hanno trovato un accordo su un problema che si trascinava da mesi senza che si trovasse una via d’uscita. Fratelli d’Italia, Forza Italia e Pd hanno deciso: Francesco Paolo Sisto, attuale vice ministro della Giustizia, andrà alla Consulta, mentre il governatore della Puglia, Michele Emiliano siederà in Senato.
Ci si potrebbe chiedere: che cosa c’è di tanto eclatante? Il fatto che fra chi comanda e chi no si sia trovata una concordanza di non poco conto. Pensiamo solo alla circostanza che un evento simile possa essere una pietra miliare per il futuro. Potrebbe voler dire che la nostra classe politica si è resa conto che il muro contro muro non porta da nessuna parte. Litigi continui, urla e contumelie contro gli avversari, difendere sempre il contrario di quel che afferma il collega che non la pensa al tuo stesso modo. Dove si va a parare se il sistema non cambia? Quali vantaggi può avere l’Italia se la situazione rimarrà sempre la stessa? La risposta non può essere che una ed è superfluo sottolinearla.
Dalla Consulta al Senato, accordo fra maggioranza e opposizione
Questo non vuol significare che la minoranza debba abbandonare il suo ruolo di cane da guardia. In un Paese democratico questo è il sale della contrapposizione politica. Ma un conto è vigilare ed esprimere il dissenso; un altro è dimenticare quali sono gli interessi del Paese ed essere costantemente un bastian contrario. Un esempio emblematico: l’ultimo sciopero di 24 ore dei mezzi pubblici che ha paralizzato le città e reso problematica la vita di ogni giorno: il lavoro, la corsa a scuola per portarci i propri figli senza ritardi, le vicissitudini per arrivare in un posto dove hai un appuntamento importante.
Ebbene, in questo caso non sarebbe stato difficile “giungere ad una pacificazione” per venire incontro agli abitanti di Roma, Napoli, Torino e Milano. Uno, due, tre incontri con il sindacato; ancora un altro con il Pd assai vicino alla Cgil e forse il traguardo sarebbe stato raggiunto. Invece, non si è fatto niente di tutto questo: ognuno è rimasto sulle sue posizioni e chi ne ha sofferto maggiormente sono quei poveri cristi che quotidianamente debbono risolvere il “piccolo” problema di mettere insieme il pranzo con la cena.
Lo spoil system non è nel marmo
Si apre uno spiraglio per il futuro? Potrebbe darsi che maggioranza e opposizione si rendano conto che sono altri e ben più gravi i problemi che deve risolvere il nostro Paese? Quindi, il patto siglato per le “nomine difficili” potrebbe essere significativo per il domani. Così è per la Rai ancora senza presidente, così sarà quando si dovrà trovare una persona che vada al posto di Ernesto Ruffini all’agenzia delle entrate. Non crediamo possa essere problematico un obiettivo del genere: basterebbe essere meno ossessionati dalla voglia di conquistare una poltrona; i partiti di riferimento dovrebbero far ragionare i propri iscritti e convincerli che non si può ottenere tutto quando si è al potere.
Lo “spoil system” lo abbiamo imparato dagli americani, ma non tutti gli insegnamenti possono essere eterni. Cambiarli, per esempio, potrebbe essere favorevole e così venire incontro alla tranquillità non solo del Palazzo, ma anche della gente. Se in fondo, l’assenteismo dilaga e diminuisce a vista d’occhio il numero delle persone che vanno a votare, è anche e forse soprattutto perché gli elettori non si fidano più di coloro che siedono in Parlamento. Allora, lasciamo da parte le “baruffe chiozzotte”, scritte da Carlo Goldoni, e si venga tutti a più miti consigli. Quel giorno, i seggi si riempiranno di nuovo e si crederà di più all’onorevole o senatore che abbiamo scelto per rappresentarci.