Soldi per le armi. Maggioranza divisa, opposizioni spaccate. La Meloni chiede delucidazioni sul piano von der Leyen (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Tempesta politica sui soldi richiesti dal piano “ReArm UE” proposto da Ursula von der Leyen: governo diviso, opposizioni spaccate. I dem hanno 2 anime, M5S e AVS sono per lo stop al riarmo. Su sponde opposte la segretaria Schlein e Gentiloni: la segretaria dem è contraria al piano delineato da Ursula, ma i malpancisti che non condividono la linea della segretaria non sono pochi. Da ultimi si sono aggiunti Gentiloni che ritiene il piano Ue “un primo passo nella giusta direzione” e l’europarlamentare del Pd Pina Picerno. Giorgia Meloni chiederà chiarimenti al consiglio UE sulla strategia. Preoccupa particolarmente la posizione del ministro Giorgetti che ha bocciato il riarmo definendolo “frettoloso “.
Il ministro, anche se non l’ha detto esplicitamente, ha il timore che il nuovo esborso possa far sballare i conti. Il discorso sarebbe diverso se ad essere scorporata dal Patto di Stabilità fosse l’intera spesa militare. Il punto è cruciale e le proposte di Ursula sono piuttosto ambigue. Altro aspetto che inquieta Giorgetti è su come spendere gli 800 miliardi che la presidente della Commissione UE vuole mobilitare. Tranciante Giorgetti: ”Dobbiamo evitare gli errori clamorosi del passato quando siamo andati a comprare tutti assieme montagne di vaccini a prezzi incredibili, o il gas mandando il prezzo alle stelle”. La frenata di Giorgetti è sostanzialmente condivisa da Giorgia Meloni che per questo chiederà a Bruxelles delucidazioni. Insiste Giorgetti: ”Se avessimo un esercito comune, Francia e Germani ci avrebbero portato già in guerra”. Non ci sta Antonio Tajani che considera la faccenda “un passo nella direzione giusta”. La premier non è allarmata più di tanto per le fibrillazioni in corso. È abituata. Sa perfettamente che maggioranza e governo, almeno per il momento, non corrono alcun rischio di spaccatura. Ma le cose potrebbero diventare più delicate solo in caso di voto parlamentare.
La corsa al riarmo, da parte della Unione Europea, ha diviso l’opposizione. C’è maretta interna ai dem tra l’anima radicale e quella riformista. Elly Schlein, che è contraria al piano (“non è la strada che serve all’Europa. All’Unione serve la difesa comune”) è corsa ai ripari. È il caso di segnalare che Dario Franceschini ha rivendicato la contrarietà del PD all’ipotesi di aumentare il budget da destinare alle armi. Secondo il deputato ferrarese il piano di riarmo va profondamente rivisto “perché non porta alla difesa comune europea, ma al rafforzamento di 27 difese nazionali. Peraltro finanziandolo coi fondi di Coesione”; una bocciatura condivisa anche dalla sinistra dem, da Andrea Orlando a Roberto Speranza.
Netta la posizione di Giuseppe Conte e Bonelli. I 5 Stelle hanno ricordato di essere sempre stati contrari a investire soldi nelle armi. Andrea Bonelli, leader di AVS, rincara la dose definendo la risposta dell’Europa semplicemente folle perché si sta entrando in una economia di guerra. Sulla sponda opposta Carlo Calenda di Azione che ha definito le dichiarazioni del M5S e AVS “la saga delle banalità del luogo comune. Il Pd sì è grillinizzato”.
Gli aiuti militari internazionali all’Ucraina sono partiti subito dopo l’invasione russa nel febbraio 2022. Nel giugno dello stesso anno gli USA hanno fornito i sistemi di artiglieria e alta mobilità. Nel gennaio 2023 Kiev ha ricevuto i Leopard2 tedeschi, segnando così un aumento del supporto europeo con armi pesanti. Nel marzo di quest’anno il colpo di scena: Trump ha fermato tutto in seguito alla lite con Zelensky nello Studio Ovale e pochi giorni dopo l’Europa ha annunciato un piano da 800 miliardi di euro per finanziare il riarmo. Lo scenario resta nebuloso, tutto può succedere.