Storia d’Italia, avvolti dalle ombre, fra golpe, bombe e spie - Blitzquotidiano.it (foto Ansa)
Storia d’Italia, avvolti dalle ombre, fra golpe, bombe e spie.
Quando sui giornali, in chiaro, non nei salotti e nei palazzi del potere, si parla di spie, ricatti, manovre dei servizi, lotte intestine, sembra che il castello di carte, alcune costituzionali, altre ordinarie destinate a sparire nello spirito del tempo, su cui poggia la nostra democrazia sia destinato a crollare. La nostra sulla carta è una democrazia repubblicana, in cui il potere appartiene al popolo che lo esercita secondo forme prescritte, forse. Molto forse.
Sono stati scritti un mare di libri, fiumi di parole da fare impallidire i Jalisse, sulla vulnerabilità democratica, repubblicana, dell’Italia. Sospetti, trame, stragi, eversione di vario segno e natura, influenze straniere, repubblica delle spie, logge segrete, mafie, servizi deviati.
Ma quando si appalesa concretamente, quando il bivio della Storia rende chiaro che si è imboccata una via che distrugge l’articolo 1 della Costituzione, la base sociale e politica su cui era fondata la Repubblica Italiana?
Se dovessimo dare una data questa sembra univoca. La crisi, latente, sottotraccia, ci fu precedentemente il famoso caso Sifar del Generale De Lorenzo, scoppia nel 1970. I moti di Reggio, l’attentato al Treno del Sole, crocevia di un rapporto che da allora lega Stato ed Antistato, il golpe del Principe Junio Valerio Boghese, le bombe dei Madonia.
Il 1969, dopo i moti studenteschi del ’68, si era appena concluso con la strage di Piazza Fontana, e una reazione neo fascista si organizzo nel paese. Il principe dell’aristocrazia nera romana Junio Valerio Borghese si recò in Calabria per la processione della Madonna dei Polsi, il massimo rito ndranghetista. Ed in Calabria si allinearono i pianeti, tra pezzi di Stato e l’antitesi, la massoneria deviata e l’ndrangheta, compresi i collegamenti con i “cugini” siciliani.
Da allora è un florilegio di morti, stragi, trame, attentati, avvertimenti, devianze dall’ordine repubblicano. Lì in quell’anno maledetto è morta la repubblica fondata sul lavoro, che fece il dopoguerra e la ricostruzione fino al boom economico. Le cose andavano troppo bene, la gente comprava le Fiat, si stavano facendo le autostrade, l’Italia diventava una potenza economica, con poco debito ed un PIL che le tigri asiatiche se lo sognavano.
Tutto troppo bello, solare democratico. C’era il benessere diffuso. Ma a qualcuno tutto questo non piaceva, la DC cresceva ma anche il PCI, e questo non andava bene. Anche perché nella DC non tutti erano “bravi”, c’era gente poco affidabile, vedi Moro, gli eredi di Dossetti, Donat Catin che si inventa il servizio di salute nazionale.
E qualcuno si organizza, soprattutto negli apparati di sicurezza, la manovalanza, le bande della Magliana, i “picciotti” si trovano. Dal 1970, strage dopo strage, golpe dopo golpe, trattativa dopo trattativa, ricatto dopo ricatto si arriva a ieri, al “non sono ricattabile ed intimidibile” di Giorgia Meloni, una non figlia di quelle stagioni, lei nel 1970 non era ancora nata.
Ma il filo grigio, sottile ma tenace, una sorta di organismo, un Alien dentro lo Stato, arriva dopo 55 anni fino ad oggi. I governi cambiano, servono per scopi di facciata, vengono fatti sopravvivere fino a quando non si avventurano in strani cambiamenti, perché tutto deve restare precario, immutabile, poco chiaro, perché nell’ombra le ombre hanno la loro casa.
Il mondo delle Ombre ha bisogno di stare dietro le quinte, qualcuno di loro, i più affidabili, cooptati, decorati, stanno accanto al potere, nei luoghi dove si governano uomini e cose, denaro, energia, armi, segreti. Ma devono rispondere alle Ombre, a chi li suggerisce per quei posti, a chi ne crea le carriere di sempiterna disponibilità. E soprattutto devono avere scheletri nell’armadio.
Rumor, uomo di grandissimo potere democristiano, diceva che gli uomini senza scheletri erano inaffidabili. Esattamente quello che dice di sé la Premier Meloni, mandando messaggi. Lei non ha, o presume di non avere, uscheletri. Perché il potere delle ombre è anche quello di crearli quando non ci sono. Altri prima di lei hanno tentato di domare o sfidare, vedi Renzi, le ombre, ma da oltre mezzo secolo nessuno ci è riuscito, chi era furbo di loro non si fidava, vedi Andreotti che li conosceva già dal 1946.
Oggi alle ombre fisiche si affiancano quelle virtuali, digitali, con AI e software spia, con orecchi elettronici e occhi satellitari, con piattaforme come Meta che ti dicono candidamente mms “guarda che sei spiato”.
In Italia per essere spiato ci vuole l’autorizzazione di un giudice. La più grossa balla mai inventata. Ci sono poliziotti e apparati che spiano per conto loro, di giorno con la divisa di notte in borghese. Praticamente mezza popolazione viene direttamente o indirettamente spiata nel suo privato, nella sua vita quotidiana, se ci aggiungiamo gli algoritmi delle piattaforme nemmeno la cassiera del supermercato sotto casa è esente. Forse gli unici non spiati sono gli homeless, se non posseggono un telefonino. Forse solo loro vivono in una Repubblica democratica, quella dei senza fissa dimora.