Abbiamo visto tutti quel che è successo sabato scorso a Roma per la manifestazione pro Palestina. Oltre trenta agenti feriti, uno dei quali con la frattura del bacino. E poi ancora sassaiole, lanci dei cartelli stradali contro la polizia, insomma un inferno che ha sconvolto la Capitale. Eppure, nonostante l’evidenza che non si può negare, c’è chi continua a ripetere che il corteo è stato per lo più pacifico. Sono parole (stupefacenti) di Elly Schlein che francamente non si sa come definire.
Gaza, Schlein e i poliziotti Il suo pensiero è arrivato con la velocità della luce fino ai vertici della polizia ed a quei ragazzi con la divisa che hanno partecipato e difeso lo Stato. Questi giovanotti a cui si deve dare, senza se e senza ma, piena solidarietà hanno risposto con un semplice: “Probabilmente, dormiva”.
Non c’è dubbio che la segretaria in quelle ore ha preferito rinchiudersi a casa e schiacciarsi un pisolino. Che sia stanca non ci sono dubbi: vedersela ogni giorno con un partito diviso tra cento correnti non deve essere facile e quindi la stanchezza la si può comprendere.
Però, un interrogativo è doveroso porlo alla segretaria di via del Nazareno: se quella manifestazione è stata al novanta per cento pacifica, per quale ragione Elly non era in piazza con quella gente che sventolava bandiere palestinesi e una anche di Hamas? Non può essere stata soltanto la spossatezza a tenerla lontano dal corteo. Laverità è un’altra: forse (anzi senza forse) se avesse preso parte a quella protesta avrebbe indignato non pochi dei suoi amici-nemici del Pd.
Il giorno dopo, alla Sinagoga di Roma, si è svolta una celebrazione per ricordare il massacro del 7 ottobre da parte dei terroristi cari ad Hamas: decine di morti, centinaia di feriti, stupri, centinaia di persone costrette a seguire quella truppa che le portava nelle patrie gallerie-galere di Gaza. Giorgia Meloni non ha mancato di essere presente, vicino al rabbino capo e dire loro come sia profondo il nostro appoggio.
Al contrario, Elly ha preferito non essere presente a nessuna delle due manifestazioni. Scriveva Alessandro Manzoni parlando di Don Abbondio: “Il coraggio, uno, se non ce l’ha non se lo può dare”. Allora perché fare come Ponzio Pilato? Eppure la segretaria in parecchie circostanze ha dimostrato di avere quella forza d’animo necessaria quando la situazione diventa difficile. In questi giorni non lo è stata.
La furbizia politica bisogna metterla da parte quando suona il campanello del pericolo. Non si può essere ambigui come Conte, Bonelli e Fratojanni, i quali ripetono sempre: “Siamo con Israele, però…”. Che cosa vuol dire quella congiunzione avversativa? Sarebbe bene spiegarla, soprattutto agli italiani che vorrebbero avere finalmente dai politici un atteggiamento unico in un momento assai delicato per il nostro Paese e per l’Europa.
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