Politica

Terzo mandato, divieto eredità grillina e tormento di Lega e Pd: nuove grane per la Meloni

È doloroso dire addio ad una poltrona che conta: così Luca Zaia (Veneto) e Vincenzo De Luca (Campania) combattono a denti stretti contro l’esecutivo che ha detto no al terzo mandato.

Di che si tratta? Di non poter governare più perché la legge te lo impedisce. Per uno dei due si tratterebbe addirittura di una quarta conferma perché quando fu eletto tanti anni fa alla prima consultazione non c’era alcuna norma che lo vietasse.

Poi, la musica è cambiata ed i grillini di un tempo considerarono quella battaglia un “must”. Spiegavano: “Non si può essere al potere per sempre. La democrazia vuole e deve assecondare il ricambio perché la politica non deve assomigliare ad una professione”.

Il dado è tratto, allora? Per l’uno e per l’altro non ci sono più speranze? Il governo ha le idee chiare, dice no, è la legge che lo stabilisce. Però, è in atto una rivolta il cui esito è ancora incerto.

Terzo mandato o quarto?

Per Don Vincenzo, la guerra si fa dura perché contro di lui non c’è solo Roma, ma anche il suo partito. Elly Schlein non ne vuol sapere di far oltrepassare i limiti ad un governatore e si schiera (caso unico) con la maggioranza.

I democratici campani, si infuriano, alzano la voce: “Questi sono fatti nostri. Decidiamo noi. Palazzo Chigi e dintorni non debbo immischiarsi in problemi che non gli competono”.

Per Zaia, invece è la Lega al completo a schierarsi con lui. “Vedrete, l’avremo vinta noi”, ripetono come un mantra.

La situazione diventa ancora più difficile perché al Consiglio dei ministri che ha detto no al terzo mandato, Matteo Salvini non ha partecipato. Una coincidenza? Impegni di lavoro improrogabili? Suvvia, non scherziamo: la verità è che il vice premier non può andare contro il parere dei suoi iscritti e perciò si tiene alla larga.

Terzo mandato, divieto eredità grillina e tormento di Lega e Pd: nuove grane per la Meloni (Foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Un grattacapo niente male per una premier che ha già tante gatte da pelare. La realtà è che Giorgia deve difendere a spada tratta una convinzione di tanti esponenti di Fratelli d’Italia, i quali sostengono che il prossimo candidato a governare la regione veneta spetta a loro. “Noi nel Nord Est non abbiamo nessuno che ci rappresenti. Abbiamo ragione o no a farci sentire?”.

Comunque la si giri, questa storia è destinata ad andare avanti e a non fermarsi nemmeno dopo il no del Consiglio dei ministri. Vincenzo De Luca, che non manca di saper usare la furbizia, potrebbe dimettersi anzitempo e quindi presentarsi alle prossime consultazioni come se fosse stato eletto soltanto una volta. Una mossa arguta che non incanta soprattutto via del Nazareno perché la segretaria non ci pensa nemmeno un po’ a fare un passo indietro.

Un nuovo ruolo per gli ex presidenti

Che cosa potrebbe succedere allora? L’interrogativo non ha una risposta semplice. Ci vorrà tutta l’arguzia e l’arte del compromesso di cui la politica si serve di frequente.  Cioè? Trovare un nuovo posto di prestigio per Zaia e De Luca. Il primo avrebbe potuto essere il nuovo segretario della Lega se Salvini fosse stato condannato dalla vicenda Open Arms. Svanita questa idea, si dovrà andare alla ricerca di una poltrona che contenti non solo Zaia, ma che plachi anche il livore del Carroccio.

Per Vincenzo De Luca, la soluzione sarà ancora più difficile perché non si accontenterà di una poltroncina, ma di un divano assai comodo. Ecco per quale ragione il rebus non è semplice. Ci vorrà tutta l’arguzia e la diplomazia delle leve di comando per evitare una nuova guerra di divisione.

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Bruno Tucci