“Sta parlando di me?”, si è chiesto Donald Trump mentre tentava di commentare in diretta su Truth il discorso di Kamala Harris alla convention dem, in cui la sua rivale lo stava accusando di flirtare con i dittatori, di mettere a repentaglio la democrazia, di tradire i valori americani, definendolo “un uomo poco serio”.
Sì, stava parlando di lui, ma il tycoon non gradiva e non si riconosceva in quel ritratto, già scolpito a tutto tondo nei giorni precedenti anche dai big del partito democratico. Per questo alla fine dell’intervento ha preso il telefono e ha chiamato Fox News, la tv amica, improvvisando una confutazione rivelatasi piuttosto tortuosa, un torrenziale flusso di coscienza che i due anchor hanno tentato inutilmente di interrompere. L’unico concetto che è riuscito a trasmettere è che Harris promette ora quello che avrebbe dovuto fare durante questi tre anni e mezzo alla Casa Bianca come vicepresidente.
“Faremo questo, faremo quello, faremo tutto, ma non ha fatto nulla di cio'”, ha commentato, rimproverandole di non aver neppure parlato di temi che invece ha affrontato (la Cina, la Russia, il crimine, il confine col Messico).
Alla conduttrice Martha MacCallum che gli faceva notare come Harris stesse avendo “qualche successo” con donne, ispanici e neri, il tycoon ha reagito stizzito: “Non lei, io sto avendo successo”. In diversi momenti della telefonata, durata 10 minuti, il suono di un ‘bip’ ha interrotto le sue osservazioni, sembrava che stesse accidentalmente premendo i pulsanti sulla tastiera del suo telefono. Alla fine, mentre era ancora a metà frase, l’altro anchor Bret Baier ha chiuso bruscamente l’intervista (“tempo scaduto”) passando la linea al programma comico “Gutfeld!”, dove il conduttore Greg Gutfeld ha preso in giro Trump.
“Non è stata colpa mia, Donald”, ha detto, prima di aggiungere. “A proposito, sta ancora parlando”. Prima della telefonata, il tycoon aveva provato a fare il contrappunto live all’ intervento di Kamala ma, anzichè contestare le sue parole, ha rilanciato le solite accuse e si è abbandonato a divagazioni inutili. Tipo “dov’è Hunter?”.
O “Walz era un assistant coach, non un coach”, a proposito del vice della Harris. Il giorno dopo invece ha condiviso su Truth una foto della prima pagina del tabloid conservatore New York Post che raffigura Harris, Joe Biden e Nancy Pelosi con la statuetta degli Oscar in mano e il titolo “E’ tutto una recita”. Occhiello “E gli Oscar vanno a… Douglas Murray premia i dem per la loro falsa con-vention (doppiogioco usando con, che significa truffa) hollywoodiana”.