
Ucraina, Mosca alza la pressione militare, sfondate le linee, Putin all’assalto finale, decisivi negoziati a Riad - Blitzquotidiano.it (nella foto Ansa: Trump e Putin)
Trump ha segnato la fine del sogno americano, e provo a spiegare perché. Voglio anzitutto rilevare che il mio giudizio sugli attuali eventi “trumpiani” ha lo stesso peso di quelli espressi dalla Schlein, Renzi, Salvini, Conte o Calenda, ossia lo zero assoluto, tara compresa.
Tuttavia, il mio pensiero è più “verace” dal momento che Cina, America, Russia o Qatar non hanno alcun interesse a corrompermi.
Quando Trump afferma che a Bruxelles si sente aria di corruzione si riferisce alle più vaste associazioni d’affari che trasformano palazzo Berleymont in una merchant bank articolata tra imprese di ogni nazionalità.
E’ ad esempio indubbio che la lobby dei cinesi sia stata molto efficace nell’orientare le politiche green europee. In ogni caso, ascoltare Trump in materia di corruzione mi lascia perplesso: Egli compie ogni giorno attività che in Italia sono considerate reato, dal finanziamento ai partiti, al possesso di armi, alla sottomissione della Suprema Corte.
Nell’ultimo discorso alla Nazione Trump ha dichiarato di avere messo in ginocchio Zelensky, pronto a concedere le “terre rare”. In ogni caso, Putin non sarebbe interessato a nuovi territori, perché ha sposato i principi dell’economia di mercato: non vincono le armi bensì i prodotti migliori. I russi possono arricchirsi più degli stessi americani e cinesi, acquistano generi di lusso, vanno in vacanza in occidente, investono capitali all’estero. Insomma, la Russia crede nella globalizzazione economica.
Se qualche soldato ha oltrepassato le frontiere dell’Ucraina è perché Zelensky non ha ben compreso che si trattava di una semplice operazione di polizia e si è messo in testa di competere sul piano militare. Per Sua natura, cultura e carattere, Putin fa parte di una aristocrazia mondiale formata da uomini moralmente buoni, tecnicamente capaci e pacifisti.
Trump e gli investimenti militari

Se le cose stanno così, se non esiste pericolo ad est, per quale ragione gli europei dovrebbero investire miliardi nel settore militare come pretende Trump? Perché dovrebbero acquistare i satelliti di Musk che servono ad individuare le “inesistenti” armate nemiche? La stessa Nato non ha alcun motivo di restare in Europa.
Anzi, se l’Europa esistesse come entità, il suo maggiore interesse sarebbe quello di entrare a patti con la Russia che garantisce gas e petrolio e può contribuire a ridurre i flussi di immigrazione irregolare usando la propria influenza sugli staterelli africani e medio orientali. Ritirate subito le sanzioni economiche alla Russia e ripristinate il diritto internazionale che avete violato, dichiara il tycoon.
Se poi la vostra etica richiede di fermare la Russia in nome del “diritto internazionale”, investite in armamenti e vediamo come andrà a finire.
Un diritto inesistente
Solo che questo “diritto” per cui volete battervi è inesistente, dal momento che non è tutelato da sanzione.
Il principio di sovranità stabilito dallo Statuto dell’Onu, secondo cui ogni controversia internazionale deve essere risolta con mezzi pacifici, è superato dal diritto di “veto” delle nazioni che avevano vinto la Seconda guerra.
Non esiste nemmeno l’obbligo di “astensione” in caso in conflitto di interessi, come previsto per la più modesta società commerciale. In tal modo ogni risoluzione contro gli interessi russi può essere bloccata dalla Russia e lo stesso avviene per la Francia, la Cina, l’Inghilterra e gli Usa. La Russia può invadere l’Ucraina e la Cina può prendersi Taiwan.
Poiché il diritto di veto è previsto dalla legge suprema dell’Onu, la stessa invasione diventa “legittima”. Insomma, la Cartadell’Onu è stata scritta per essere violata, da teorici del diritto privi di senso pratico che avevano in mente i piccoli conflitti regionali tra tribù africane.
L’unico modo di impedire le invasioni da parte dei paesi con diritto di veto, sarebbe l’intervento diretto degli Usa o della Nato, ma ciò significherebbe far scoppiare la terza guerra mondiale. In questa situazione di impotenza del diritto sulla forza, Trump ha di fronte due alternative: intervenire con truppe a fianco dell’Europa e dell’Ucraina contro la Russia, ma in tal caso Putin ha già pronte le rampe di lancio di atomiche contro le capitali europee, oppure mettere fine ad una guerra di logoramento che dura da tre anni e ha già prodotto un milione di morti.
L’idea di Macron di salvare tutti gli europei con il proprio ombrello nucleare di 300/400 ordigni rispetto alle circa seimila bombe russe, sembra la guasconata di un leader sulla via del tramonto.
Del resto l’Ucraina può stare tranquilla. Ci penserà la “leadership forte” del grande negoziatore americano a limitare le ambizioni territoriali russe: basterà dare a Putin quello che chiede Putin e la guerra finirà.
Questa, in sintesi, la novella dottrina Trump che egli stesso sembra voler adottare con riguardo al Canada, alla Groenlandia e al canale di Panama.
Nel frattempo, la Cina risponde sorniona ad ogni provocazione sui dazi ed estende i suoi centri di influenza nel mondo a colpi di “efficienza e supremazia tecnologica”, facendo intendere che il suo esercito non è meno potente di quello americano.
Gli europei hanno una visione diversa del rischio “Russia”. In Finlandia costruiscono bunker antiatomici e distribuiscono lo iodio agli abitanti perché si aspettano l’attacco nucleare.
I tedeschi vogliono utilizzare i bunker della Seconda guerra per proteggersi da eventuali attacchi russi.
La Polonia spende in armamenti tutte le risorse disponibili perché è ancora viva la memoria dei genocidi di Stalin. Ungheresi e Sloveni flirtano con Putin.
L’Italia è rimasta politicamente all’epoca degli staterelli medievali fattisi “partiti”, ciascuno dei quali si allea al solo scopo di sconfiggere i governi in carica, a costo di chiamare in soccorso un invasore “imperiale”.
C’è chi vuole distruggere anche i temperini e mettere i fiori “nei propri cannoni” come predicavano i movimenti studenteschi degli anni settanta, finanziati dall’Urss.
Alcuni geni della scienza politica scoprono che è meglio spendere nel welfare piuttosto che in munizioni e ciò sarebbe possibile perché la Russia non ha mire espansive e potrebbe fare tranquillamente parte dell’emisfero politico occidentale.
L’idea di convertire la Russia ai principi liberisti, era stata prospettata dopo la fine dell’URSS. Il trasferimento di migliaia di aziende di ogni dimensione, la stipula di contratti di fornitura di energia a prezzi di mercato e i conseguenti investimenti miliardari nei metanodotti, l’afflusso costante di turisti ed oligarchi, erano tutti tasselli di un avvicinamento economico tra i due sistemi.
Statisti tedeschi, francesi e italiani avevano pensato ad un successivo avvicinamento politico, un disegno rimasto inattuato nonostante la fine delle ideologie.
Fino al punto che lo stesso Putin aveva dichiarato in testi ufficiali e alla Duma di considerare possibile una collaborazione economica con l’Europa ma non a livello di istituzioni sociali e politiche. Ciò perché egli ha sempre mantenuta intatta l’ideologia imperiale di contrapposizione dei blocchi, si sente tuttora accerchiato e considera l’occidente come un possibile antagonista militare.
Putin ha sempre affermato: “Se devi tutelare l’integrità della nazione rispetto ad altri sistemi, non puoi permettere che si formino gruppi eversivi dell’ordine pubblico”.
Per intenderci meglio, non puoi tollerare la libertà di stampa con il rischio di scandali come il Watergate o l’Irangate, né puoi pensare ad una sorta di premio Pulitzer per i giornalisti che cercano l’impeachment di un Presidente. Infine, è lo stesso Putin a dichiarare di volersi annettere territori ucraini per sentirsi protetto da possibili attacchi della Nato.
Per dare conto della superficialità con cui i giuristi hanno scritto la “Carta Europea”, basterà pensare al diritto di veto. Siamo giunti all’assurdo: tale diritto non è riconosciuto alle Nazioni “fondative” come è avvenuto per l’Onu, bensì all’ultimo staterello con un territorio insignificante. Slovenia e Ungheria possono impedire la formazione dell’esercito unico europeo.
E’ come se in una società commerciale, il titolare di una sola azione fosse in grado di bloccare le decisioni del restante 99,99%. Tale previsione statutaria dà al titolare di una sola “azione” un enorme potere di condizionamento della maggioranza.
Ogni previsione statutaria che si basi sul principio dell’unanimità consente a ciascun soggetto titolare di diritti di porsi in una situazione di tipo condizionante-ricattatorio. Il ricattatore si placa solo quando riceve una utilità mercantile privilegiata.
Proprio questo è accaduto in passato per ottenere il voto dell’Ungheria nei due settori che costituiscono il nocciolo duro della sovranità: la politica fiscale e la politica estera e di difesa, settori nei quali ogni decisione è presa con il consenso unanime di tutti gli Stati.
Nonostante i delitti del libero mercato, in una cosa gli americani sono diversi da noi. Nelle loro case prefabbricate costruite in sobborghi dimenticati, ogni americano appende la bandiera alla finestra e se la porta nella tomba per l’eternità.
Prima di iniziare qualsiasi riunione, gli americani sentono l’inno nazionale e mettono la mano sul cuore. Hanno un forte senso della Patria e soffrono quando vedono bruciare il drappo a stelle e strisce. Lavorano con impegno e vivono alla meglio con salari da fame, sono pronti a trasferirsi da New York a Los Angeles per un semplice lavoro da manovale. Hanno perso per anni ogni tutela dei loro posti di lavoro. Rispondono al servizio militare anche quando sacrificano la vita come hanno fatto nella Seconda Guerra mondiale per liberare l’Europa dal nazismo.
Vivono da poveri in un ristretto mondo di ricchi. Hanno visto svanire il sogno americano dei“democratici” e hanno creduto che un grande professionista della comunicazione potesse far tornare l’America First grazie ai dazi e alle armi.