Politica

Trump, il trumpismo, l’Europa e l’Italia, tutto sta cambiando ma i politici del continente fanno finta di non capire

Trump, il trumpismo, l’Europa e l’Italia, tutto sta cambiando ma i politici del continente fanno gli gnorri.

La classe politica europea non sembra avere l’esatta percezione dei riflessi del trumpismo sulle proprie istituzioni e sul diritto internazionale.

Per capire la rivoluzione di Trump, bisogna andare a vedere come gli uffici studi “trumpiani” hanno impostato la campagna elettorale.

Le teste d’uovo agli ordini del Tycoon, hanno elencato tutte le leggi approvate negli ultimi anni dai democratici sui diritti umani e sul “politicamente corretto”. Leggi che, sulla base di sondaggi, non erano apprezzate dalla maggioranza dei ceti sociali più umili. Il principio fondante di Trump è di questo tenore: le minoranze organizzate sono diventate più forti delle maggioranze elette dal popolo. Il dogma della tutela delle minoranze è stato capovolto, perché se n’è abusato per troppo tempo. Una minoranza può occupare con relativa facilità un territorio, una organizzazione, un ufficio e può imporre le proprie regole alla maggioranza.

Sulla base di questo principio, sono state abrogate le norme sull’anagrafe: c’è solo un padre e una madre, via il genitore uno e due. Via i benefici ai gender che fanno il servizio militare. Come dire, via la piattaforma politica della Schlein in Italia.

Trump e le nuove regole

Trump, il trumpismo, l’Europa e l’Italia, tutto sta cambiando ma i politici del continente fanno finta di non capire – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Non esiste un diritto degli immigrati a venire negli Usa: se lo fanno commettono un reato e vanno dissuasi in ogni modo o rimpatriati. Tra il diritto del cittadino americano all’ordine sociale secondo la comune percezione e il diritto all’asilo basato su norme internazionali del secolo scorso, prevale il primo. Se uno straniero vuole venire negli Usa, deve riconoscere la primazia del sistema americano in ogni sua declinazione.

Il mussulmano non ha alcun diritto ad assentarsi da scuola per il ramadan: se passasse questo principio bisognerebbe prevedere particolari franchigie per ogni ricorrenza religiosa prevista dalle singole “fedi” presenti in America (una ventina). Siamo uno stato laico e le religioni devono essere ricondotte alla sola sfera intima dell’uomo, da esprimersi cioè in perfetto silenzio.

I cattolici americani sono invischiati sempre più nel male assoluto che è la pedofilia, perché non hanno risolto il problema della castità contro natura. Sentite il divertente intervento di un delegato alla Convention repubblicana: “Per superare i loro incubi sessuali, i giovani seminaristi dovrebbero appendere alle pareti le foto osé di Sofia Loren, la donna più splendida del Creato”.

Sentite l’idea del rapporto tra giustizia e governo dei trumpisti a proposito delle Corti internazionali. Le Corti che applicano il diritto non si preoccupano delle conseguenze pratiche delle loro decisioni. La Corte penale internazionale per i crimini contro l’umanità che chiede di arrestare Putin o Netanyahu, non dispone di una polizia sovranazionale in grado di eseguire la sentenza, ma si affida al singolo Stato.
Ve lo immaginate l’arresto da parte di un carabiniere italiano di Putin che visita i musei vaticani? Arriverebbe un missile in grado di distruggere Roma e dintorni in due secondi. Questo pugno di magistrati irresponsabili non può essere preso sul serio e per questa ragione gli Stati Uniti non ne riconoscono la potestà: cosa aspetta l’Italia a fare la stessa cosa? Si tratta di una buffonesca manifestazione di potere “giuridico” fine a sè stesso.

Il caso Almasri

Invito tutti a fare una riflessione sul recente caso del mancato arresto di uno delinquente libico da parte del governo Meloni, la cui alternativa avrebbe potuto essere la rinuncia al petrolio da parte dell’Eni e l’aumento della bolletta energetica degli italiani. Le cose sarebbero andate diversamente se il nostro Paese disponesse di una forza armata in grado di occupare la Libia e fucilare il reo. Questo episodio, su cui stanno speculando i partiti “ameba” e “giustizialisti”, apre il discorso sulla questione militare europea secondo la visione trumpiana.

Chi vuole la protezione della Nato deve investire di più in armamenti: è questo il primo avviso di Trump che l’Europa non sembra prendere sul serio.

Voi europei avete eserciti “regionali” e vi siete adagiati per anni sulla protezione della Nato, i cui maggiori costi sono pagati dagli americani. Le Nazioni che si affacciano sul Mediterraneo non sono in grado di difendersi dalle estorsioni e dai boicottaggi dei paesi del terrore. L’Italia, al pari di quanto facevano i villaggi “contadini” nel Medioevo, ha sempre dovuto pagare i briganti per ottenere qualche periodo di tranquillità e lo sta facendo anche oggi mettendo a libro paga i tagliagole e ricattatori nord africani.

L’area mediterranea sarà instabile ancora per decenni: spetta avoi europei organizzare la difesa, attraverso adeguati strumenti di dissuasione militare. Il problema dell’atomica degli ayatollah non è solo di Israele, ma anche di voi europei, dal momento che le prime bombe sarebbero sganciate sulle vostre capitali, in nome di Allah. Nonostante i comuni interessi geopolitici, voi europei prendete posizione contro lo Stato “sionista”, perché siete condizionati dai cortei pro Palestina finanziati dai paesi del petrolio e dalla rinnovata e non casuale discriminazione razziale verso gli ebrei.

Voi europei avete tentato di avvicinarvi alla Russia per pagare di meno il gas e avete scoperto in ritardo che Putin aveva pesanti ambizioni territoriali, iniziando dall’Ucraina. Avete mandato aiuti, ma il peso più grande lo ha sostenuto l’America perché le vostre armi sarebbero state inefficaci rispetto alla tecnologia dell’esercito invasore. Insomma, senza di noi, Putin sarebbe già arrivato a Kiev. Se l’Europa non è in grado di proteggere l’Ucraina e di imporre una pace, questa martoriata Nazione finisca pure nell’orbita russa. L’America non è più il gendarme planetario della democrazia e vuole allontanare il pericolo di una terza guerra mondiale entrando a patti con Cina e Russia.

E’ arrivato il momento di prendere posizione nella guerra“fredda” in atto per disegnare un nuovo ordine mondiale: volete stare con l’Occidente oppure ritenete di giocare su più fronti? Fate ciò che volete, all’America non frega niente dei destini politici dell’Europa se questa scegliesse alleanze diverse.

Gli europei e la NATO

Se volete restare nella Nato, gli Usa hanno tutto il diritto di chiedervi una maggiore contribuzione alla spesa militare. Il problema di creare un esercito europeo, non sarà mai risolto per questioni di rivalità interne, perché la Francia è legata al vecchio mito della grandeur e la Germania pensa di avere la primazia tecnologica. Nazioni come la Polonia che avvertono il pericolo della Russia, avendone sperimentato il tallone, sono da noi considerati i più seri e affidabili proprio perché investono grandi risorse nella difesa del loro paese. Per queste ragioni, l’America non riconosce l’Europa come entità unitaria e si riserva di trattare con i singoli Stati.

Cosa possiamo ribattere ai trumpiani, i quali hanno almeno la dote di essere chiari e diretti?

Sull’esigenza di aumentare il budget della difesa, non mi pare vi siano alternative: o si accetta o si esce dalla Nato. In Italia e nel resto d’Europa esistono molecole partitiche che ci speculano su: “diamo soldi ai poveri e risparmiamo sulle spese militari”. I partiti di origine cattolica, subiscono il richiamo della Chiesa che vorrebbe abolire tutti gli eserciti, nonostante che World Watch List 2024 segnali che i cristiani perseguitati nel mondo sono 365 milioni. Un abisso rispetto agli ortodossi che benedicono i militari russi impiegati nella “guerra Santa”.

Esiste sempre un venti per cento di europei che vorrebbe la fine dell’.imperialismo americano. La vostra preoccupazione è limitata alla questione economica dei dazi, perché avete una visione provinciale dei problemi politici “globali”. Non esiste governo europeo in grado di dichiarare a viso aperto di voler prendere una posizione filo americana e tutti guardano con sospetto la Meloni. La Von der Leyen pensa che Trump stia bluffando ed invita a pazientare in attesa che i democratici vincano le elezioni alla prossima tornata.

I prossimi 4 anni con Trump

Mi sta tutto bene, ma in ogni caso, cosa farà l’Europa nei prossimi quattro anni? Quali politiche comuni saranno adottate per ridurre le conseguenze del trumpismo?

Sentirsi dire da un paese amico che è giunta l’ora di cambiare assetti e assumere decisioni chiare e comuni in materia di immigrazione, difesa, mercato e ambientalismo, significa uscire dall’Europa delle regole e dei veti per entrare nell’Europa delle decisioni “politiche”. Significherebbe riconoscere che l’Europa a trazione “democratica” ha fatto il suo tempo.

Trump ci spiega in cosa consista il nuovo corso americano, l’auspicata età dell’oro.

Ci dice che la politica green limitata all’Occidente, favorisce la Cina, la Russia e l’India e non risolve il problema dell’inquinamento globale e che l’America sfrutterà fino in fondo le proprie risorse energetiche.

Ci dice che i musulmani devono essere considerati pericolosi e messi all’indice, in quanto sono ritenuti i principali responsabili di attentati e proteste organizzate contro l’occidente.

Ci dice che Musk dovrà occuparsi di rendere efficienti i dipendenti pubblici che non hanno il senso dello Stato e pensano solo agli interessi di categoria.

Ci dice che, per avere successo, qualsiasi tipo di società deve far conto su un adeguato e crescente spirito di iniziativa che, in pratica, è il più importante fattore della produzione. E che la ricchezza deve essere accumulata nelle mani di chi produce e reinveste anziché rimanere a disposizione dello Stato che la redistribuisce in mille rivoli di tipo clientelare. Ci ricorda che proprio il democratico Clinton giustificava i drastici tagli del salario minimo, affinché la gente comprenda “come sia più conveniente lavorare anziché restare oziosi a spese del governo”. Ci dice che importare mano d’opera destinata ad occupare posizioni che gli americani rifiutano, è la più grave forma di razzismo.

L’America è un paese meritocratico e multirazziale. E’ un sistema “aperto” in cui le persone possono accedere alla fascia del benessere nella stessa generazione, a prescindere dal colore della pelle o dalla ricchezza d’origine. E’ un sistema che ha espresso un presidente di colore per due mandati consecutivi. Le istituzioni e le forze armate sono occupate da uomini di ogni razza. L’americano investe i risparmi e li rischia, mentre in Italia le poche aziende di vaste dimensioni create dallo Stato, sonofinite nelle mani del vecchio capitalismo familiare che non ha mai saputo rinnovarsi.

In America la stampa è libera mentre in Italia è nelle mani di pochi “finanzieri” che se ne servono per influenzare l’opinione pubblica e le politiche governative.

L’americano avverte la tassazione eccessiva come un espropriodella proprietà privata. State attenti voi europei a pretendere di tassare i profitti delle nostre multinazionali: ci basterà aumentare i dazi di qualche punto per recuperare il “mal tolto”.

L’America adora gli italiani. Gli italiani hanno arricchito l’America con una cultura universale che ha conservato e trasmesso agli americani, dalla lirica alla scienza. Toscanini, Fermi, Dulbecco, Rubbia, Modigliani, Zorat, Poggio, Bezzi, Raviola sono solo alcuni tra geni italiani trasferitisi in America per la superiorità dei nostri laboratori di ricerca o perché discriminati dalle vostre potenti corporazioni universitarie.

L’Italia deve solo domandarsi per quali ragioni tutto questo patrimonio umano e scientifico non si trasformi in ricchezzaentro i propri confini.

Su una cosa dobbiamo ragionare, ossia sul bisogno di un’Entità superiore unificante come quella trumpiana, capace di amalgamare tutti gli States, che si esprime nell’assunto di “America First”. Un’idea di “patria unica” che l’Europa deve realizzare per non scomparire del tutto.

Trump è convinto che le condizioni necessarie alla libertà si trovino in Occidente, ove esiste il fondamento economico della maggior produttività mondiale e del più alto livello di vita, ed anche una lunga tradizione di libere istituzioni. Egli pensa che se il liberalismo, con tutte le conseguenze che esso implica per la libertà e la dignità umana, venisse meno in Europa o in America, dovranno trascorrere secoli prima che possa sorgere in qualche altro luogo. E su questo, dobbiamo dargli ragione.

 

Published by
Giorgio Oldoini