La politica del neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump ha un’arma fortissima che riesce a fermare ogni voce di dissenso che arriva dagli altri paesi. Non si tratta di armi convenzionali, ma invece di un’arma decisamente diversa: quella dei dazi. Utilizzati da diversi paesi in questi anni dopo la sbornia della globalizzazione, con Trump stanno diventando un ricatto continuo che è in grado di far tacere chiunque, vista la portata dell’economia americana.
Se l’Europa e la Cina si apprestano ad avviare trattative, ci sono tre casi di paesi che le trattative non le hanno proprio cominciate: si tratta del Canada, del Messico e della Colombia.
Proprio Messico e Canada infatti hanno iniziato una serie di attività ai confini in una dimostrazione di volontà di reprimere i migranti (e il commercio del fentanyl) prima del 30 gennaio, la scadenza dopo la quale il presidente Donald Trump ha minacciato di imporre tariffe punitive del 25%. La Colombia ha provato invece ad avviare un braccio di ferro, cedendo dopo nemmeno due giorni.
Sempre in Messico è stato interrato un tunnel di 300 metri utilizzato per far entrare clandestinamente i migranti in Texas dalla città messicana di Ciudad Juárez. Lavori sostenuti interamente dal paese al confine con gli Usa, anche se a entrare negli Usa non sono solo messicani. Il Messico ha anche allestito grandi rifugi temporanei con aria condizionata per i deportati che ha comunque deciso di accogliere per non scontentare Trump.
Il Canada ha invece schierato nuovi elicotteri da pattugliamento Black Hawk, altri cani e 60 droni al confine con gli Stati Uniti.
Più complesso e curioso il caso della Colombia. Il presidente di sinistra Gustavo Petro aveva inizialmente respinto gli aerei che riportavano a casa i suoi connazionali, minacciando anche che li avrebbe riportati negli Usa usando il suo aereo presidenziale. Aveva anche risposto alla minaccia Usa di dazi al 25% e poi al 50% dopo una settimana, promettendo a sua volta altri dazi.
Petro è poi tornato sui suoi passi, decidendo di accogliere i suoi connazionali respinti dagli Stati Uniti. Dopo averli accettati, su X ha pubblicato un messaggio ricco di orgoglio: “Magari un giorno, davanti a un sorso di whisky, che accetto nonostante la mia gastrite, potremo parlarne francamente, ma è difficile perché mi considerate una razza inferiore e io non lo sono e nemmeno nessun colombiano. Quindi, se conosci un testardo, quello sono io. Punto e basta”.
Insomma, con l’arrivo di Trump, il rischio è che da una politica di negoziazione specialmente tra “vicini di casa” si arrivi alla politica del ricatto. Decisamente un bel passo indietro.