L’obiettivo del nuovo centro è evidente: non si vuole creare un nuovo partito, ma un nuovo Pd. Eddy Schlein si è spostata troppo a sinistra ed ha perso voti: quelli di coloro che rimangono a casa il giorno delle elezioni.
I moderati dei dem non si nascondono più: escono allo scoperto e lo fanno con due distinte manifestazioni: una a Milano, l’altra a Orvieto. Senza mancare di rispetto a Paolo Gentiloni, è chiaro che l’incontro che conta è quello che si è svolto all’ombra della Madonnina.
Organizzato da Graziano Del Rio, con l’aiuto di un padrino di valore: quel Romano Prodi che non vuole starci a sparire. Anche in ricordo di quella mancata scalata al Colle, andata in fumo all’ultimo momento per la pugnalata dei franchi tiratori.
Nell’occhio del ciclone una sola persona: la segretaria di via del Nazareno che con la “rivoluzione” ha portato parecchi voti al Pd. Ma è proprio questo che i vecchi cattolici non vogliono: spostarsi troppo a sinistra perdendo così il consenso dei molti che con la “sinistra sconsiderata” non vogliono avere niente a che fare.
Un nuovo centro contro Elly Schlein
Elly Schlein è considerata l’unica colpevole di questa situazione. Non si tratta di essere dei nostalgici della Dc, non si vuole tornare indietro, sarebbe assurdo pensarlo. Però limitare l’avanzata dei progressisti a tutto campo è lecito.
Si chiama Comunità democratica la nuova idea del centro e a diventare quasi un leader di tale coalizione c’è Ernesto Ruffini, soprannominato “mister tasse” per essere stato per anni al vertice dell’agenzia delle entrate. Secondo i creatori di questa nuova corrente dei dem (è lecito definirla così?), dovrebbe essere lui il numero uno della coalizione. Infatti, nella prima riunione tenutasi a Milano, gli occhi dei presenti e soprattutto dei giornalisti erano tutti puntati su lui e sul progetto che proponeva.
Dire che Elly Schlein non sia preoccupata sarebbe una eresia. E’ da tempo che l’ala moderata del “suo” partito vuole impallinarla. Si è dovuta spostare l’ora della rivolta solo perché alle europee la segretaria aveva ottenuto un ottimo risultato raggiungendo la notevole cifra del 24 per cento.
Ma passata l’onda dell’euforia, i centristi “ad ogni costo” si sono ripresentati all’opinione pubblica con nomi di tutto rispetto. Dove vogliono arrivare è fin troppo chiaro: recuperare i voti degli astensionisti, vale a dire quasi il cinquanta per cento degli elettori. Un’operazione difficile, irta di ostacoli, ma possibile secondo loro. “Il centro è equilibrio e moderazione”, sostengono e “i cattolici sono una risorsa essenziale di cui non si può fare a meno”.
Dagli amici mi guardi Iddio
Elly Schlein ha la bocca cucita, non si esprime ed anche ai fedelissimi ha suggerito di tacere. Vuole prima conoscere quale sia l’effettiva consistenza di questo gruppo, poi prenderà le sue decisioni e si farà sentire. Ai più stretti collaboratori, ha ricordato una frase di Charlotte Bronte, una scrittrice britannica dell’età vittoriana (siamo ai primi anni del 1800). Disse: ”Con amici così, che bisogna c’è di avere nemici?”
A destra, invece, che cosa succede? “Palazzo Chigi non prende nemmeno in considerazione queste iniziative”, si replica sottovoce. Non è vero, perché Giorgia Meloni è attentissima a quel che le succede attorno e certamente quando sarà tornata dall’America dove è andata per assistere alla cerimonia della elezione di Donald Trump, studierà attentamente la situazione parlandone con ministri e sottosegretari.
L’unico che parla fra gli esponenti della maggioranza è Antonio Tajani, il quale, con un pizzico di ironia, dice: “Il centro esiste già nel nostro Paese: si chiama Forza Italia. Tutti gli altri tentativi sono velleitari”. Come replicano a queste parole gli esponenti di Comunità democratica?