La Ucraina deve vincere la guerra con la Russia, spiega Ugo Poletti, un italiano che vive nella terra contesa da Putin, a Odessa.
Poletti, di formazione economista e storico per passione, fondatore dell’Odessa Journal, magazine in lingua inglese, ha pubblicato recentemente per Rizzoli “Nel cuore di Odessa”.
È un libro utile a comprendere le ragioni del conflitto russo-ucraino, una testimonianza diretta dalla città in cui vive da 6 anni.
Ugo Poletti vive ad Odessa dal 2017, lì ha fondato e dirige il The Odessa Journal. Era quindi In Ucraina il 24 febbraio del ’22 quando le truppe della Federazione russa hanno invaso il Paese.
Sinceramente no. Mi sembrava che con la minaccia dell’invasione Putin avesse giá ottenuto dei notevoli vantaggi politici. Gli Americani avevano spostato la loro ambasciata da Kiev a Leopoli, vicino alla frontiera polacca. Biden aveva detto che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti in caso di attacco limitato. La Russia aveva cosí dimostrato che l’Occidente era debole e pronto a sacrificare l’Ucraina, quindi aveva rafforzato la propria influenza politica.
Ma sottovalutavo il fatto che i Russi non ragionano in termini di influenza, ma in termini di rapporti di forza. Il loro piano era stato preparato da anni e il loro obiettivo era non l’influenza politica, ma il dominio politico e militare dell’Ucraina.
Questa domanda va corretta. Tutta la popolazione di Odessa è russofona, come lo sono tutte le cittá del sud dell’Ucraina: Mykolaiv, Kherson, Zaporizhja, Mariupol e Kharkiv. Anche nella capitale Kiev, io sentivo parlare per strada e alle conferenze soprattutto russo. L’ucraino si parla da sempre nella cittá di Leopoli e nella regione dell’ex Galizia austro-ungarica. Oggi i bambini e i giovani ucraini imparano la lingua ufficiale a scuola, che prevarrá sul russo tra una generazione.
Rispetto ad altre cittá ucraine, Odessa ha avuto un passato florido sotto l’Impero russo, come Trieste sotto l’Impero austriaco. Inoltre, molti abitanti di Odessa hanno parenti in tutta la Russia. Tuttavia, la reazione della città di fronte all’aggressione russa é stata senza esitazione al fianco dell’Ucraina e gl odessiti si sono sentiti in dovere di difendere la loro cittá dall’invasore.
L’Ucraina versa in una situazione di belligeranza fin dal 2014, quando entrarono in conflitto con Kiev i separatisti russi delle regioni del Donbass, che è poi la ragione per cui ufficialmente Putin ha invaso il Paese.
No, ritengo che sia un pretesto. Putin è interessato agli abitanti del Donbas, proprio come Hitler lo era per i Tedeschi della regione dei Sudeti, sotto Praga. Poi ha invaso tutta la Cecoslovacchia. Se il motivo reale fosse stato la liberazione del Donbas, avrebbe concentrato l’invasione in quella regione e non avrebbe attaccato altre regioni come Kherson o Kiev.
In veritá, lo stesso Putin ha dichiarato i motivi dell’invasione: de-nazificazione e de-militarizzazione. Tradotto: solo Mosca può decidere chi governa l’Ucraina, non gli elettori ucraini, e decide anche la sua politica estera, come le alleanze militari. In estrema sintesi, secondo Putin l’Ucraina è una regione della Russia, non è uno stato indipendente. Anche la guerra del Donbas nel 2014 rientrava in questa visione.
Putin insiste spesso sulla presenza sul territorio ucraino di una forte componente neo-nazista, afferma che elementi direttamente ricollegabili all’ideologia di Stepan Bandera, il leader nazionalista ucraino collaborazionista dei nazisti durante a seconda guerra mondiale, siano infiltrati ai più alti livelli nel paese.
Ci sono tanti nazisti in Ucraina, quanto ce sono in diversi paesi europei. I partiti di chiara ispirazione nazionalista – la definizione nazista è copyright dalla propaganda russa – hanno eletto alle elezioni politiche di quattro anni fa solo un deputato al parlamento ucraino. Un po’ poco per definire l’Ucraina un paese nazista.
Inoltre, i nazionalisti non amano il presidente Zelensky, ebreo e russofono, che fu eletto con il 73% dei voti al secondo turno. Bandera è un figura controversa. Molti Ucraini non si riconoscono in lui, e tra quelli che lo considerano un simbolo, molti non lo hanno mai studiato. Anche questo tema è usato da Putin per dare una motivazione ideologica alla guerra. Ma anche se ci fosse un governo nazista in un paese confinante, nessuno avrebbe il diritto di invaderlo.
A quasi un anno dall’inizio del conflitto, nell’opinione pubblica non solo italiana, inizia ad esserci una certa stanchezza. Non è solo la crisi economica seguita al conflitto a preoccupare, anche le ragioni stesse degli aiuti agli ucraini non sembrano più tanto importanti. Basta pensare alla ferma opposizione di una buona parte della classe politica all’invio di nuove armi all’ucraina.
Sono convinto che occorra farsi delle domande a monte. Cosa conviene all’Italia? Che vinca la Russia o l’Ucraina? Oppure una pace imposta da fuori che crei le condizioni per un successivo conflitto? È evidente che senza l’aiuto occidentale gli Ucraini perderebbero la guerra.
Ma è anche sicuro che nascerebbe una guerriglia contro gli occupanti come nel Vietnam. Dopo la seconda guerra mondiale, i sovietici ci misero almeno dieci anni a reprimere i partigiani nazionalisti ucraini. Io credo che né all’Italia, né all’Europa convenga una vittoria della Russia, perché subito dopo aggredirebbe la Moldavia e la Georgia, che sono Paesi quasi indifesi, e potrebbe ricattare il mondo con le esportazioni di grano, mais e olio di girasole ucraini, da cui dipende l’alimentazione di 400 milioni di persone.
Alla luce di queste considerazioni bisogna aiutare l’Ucraina, non solo a difendersi, ma anche a vincere rapidamente la guerra, liberando i suoi territori occupati.
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