Un buio futuro digitale ci attende, quin in Italia, alla periferia dell’impero, avverte Vincenzo Vita in questo articolo pubblicato sul Manifesto. Il Presidente della repubblica Mattarella, parlando alla Farnesina ad ambasciatrici e ambasciatori, ha voluto sottolineare i rischi connessi allo strapotere di «…operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera quella di Stati di media dimensione, e la cui gestione di servizi essenziali sfiora una condizione monopolistica…». Ogni riferimento a Elon Musk non è casuale.
Musk, del resto, è in buona (pessima) compagnia, come ha sottolineato Luca Celada sul manifesto di ieri: la nomenclatura di Silicon Valley (da Mark Zuckerberg, a Sam Altman, a Jeff Bezos, e non è finita) si è prontamente schierata con il gigante di Tesla e X nel supportare Trump. E non si tratta, in verità , di una sorta di interessata consulenza, bensì della formazione di un vero e proprio blocco di potere. È la conformazione moderna, post-moderna e rinnovata del vecchio fascismo che riappare mutando (in parte) la sua autorappresentazione.
Buio digitale, allarme di Mattarella
Del resto, l’occupazione dell’immaginario collettivo fu l’opera dei media generalisti negli anni passati, mentre ora -grazie all’intelligenza artificiale e alla incontrollata sintassi degli algoritmi- sono i corpi ad essere via via sostituiti dai gemelli digitali. Il post-umano è ampiamente entrato nella vita quotidiana. Grazie al mercato abnorme dei dati personali, alla profilazione delle identità e alla sorveglianza di massa si sta delineando un autoritarismo tanto simbolicamente violento quanto inedito nelle imprevedibili conseguenze.
Da un lato il disegno di legge sulla sicurezza con i suoi aspetti liberticidi e reazionari sul movimento e l’agibilità dei corpi, dall’altro la progressiva sostituzione tanto delle menti quanto dei corpi medesimi con macchine che simulano la ragione dei sapiens. Anche se, parrebbe, gli stessi dati necessari per implementare le macchine tenderebbero ad esaurirsi.
Insomma, l’ordine degli addendi è cambiato pressoché definitivamente: l’era del numerico ha soppiantato il mondo analogico. E non ci distragga la costante esibizione di dati a favore del consumo del video casalingo: sarà certamente così dal punto di vista quantitativo, ma il potere corre sul filo, in cielo e sulle onde hertziane. Come suggerisce il giornalista e scrittore Michele Mezza, il conflitto generale -senza nulla togliere alle drammatiche contraddizioni classiche- è surdeterminato dalla polarità «calcolanti-calcolati».
Tutto questo significa che nelle culture giuridiche si rende necessario un omologo switch off: le antiche tematiche delle concentrazioni e dei conflitti di interesse vanno aggiornate rapidamente.
In tal senso, appaiono piuttosto deboli sia il testo governativo sull’AI sia le linee sulla cybersicurezza, o grave il progetto sullo spazio, vero e proprio cedimento alle mira di un Musk accolto e omaggiato come un eroe da Giorgia Meloni.
Purtroppo, non per caso, sono stati respinti gli emendamenti al testo del ddl sulla concorrenza (approvato definitivamente lo scorso 12 dicembre) presentati al Senato dagli esponenti del partito democratico Antonio Nicita e Lorenzo Basso. Non per caso davvero.
Infatti, quei testi facevano divieto ai soggetti che esercitano il controllo di piattaforme online oggetto della regolazione del Digital Services Act, di offrire servizi di connettività all’ingrosso e al dettaglio, incluso il ricorso ai satelliti, sul territorio italiano.
Insomma, si intendeva giustamente impedire che la copertura con la banda larga e ultralarga del territorio possa realizzarsi a cura di un magnate interno al governo trumpiano. Tra il fondo KKR che ha acquisito di fatto Tim e il ricco esponente del capitalismo globale, si passa dal conclamato sovranismo alla condanna definitiva dell’Italia a divenire una lontana e insignificante periferia dell’Impero.
Se, poi, osserviamo le classifiche europee, vedremo che siamo in bassa classifica soprattutto sulle culture digitali. Peggio, persino, di ciò che afferma quanto a ignoranza diffusa l’ultimo rapporto del Censis. Su tali argomenti si gioca il futuro (e il presente) delle forze progressiste. Socialismo o babarie. Ancora.