Un tram chiamato Democrazia: cosa c’è di diverso nell’era di internet e AI dall’aeropago di Atene. C’è sempre stato un desiderio dalle antiche Polis greche che pervade il mondo, quantomeno quello occidentale, che trae proprio origine dal mondo greco. Questo desiderio, come quello del famoso tram che diede molti oscar al film tratto da Tennessee Williams, si chiama “democrazia”, e sembra, essere passato. Ma è proprio cosi?
Secoli di illuminazioni e oscurantismi hanno reso diagrammatica la linea di questo strumento di conduzione sociale e politica delle comunità nelle varie forme geografiche e statuali, dalle città Stato alle Nazioni passando alle Confederazioni.
Ma la democrazia è sempre uguale e sempre rappresentativa?
Dipende da quale percentuale di popolo rappresenta, dalle norme che regolano il consenso, da come si forma l’opinione pubblica, dal suo livello di istruzione e formazione, da come si sviluppanole opinioni pubbliche.
Nella seconda metà del novecento, dopo due conflitti mondiali con milioni di morti e sofferenze in gran parte del globo, le opinioni pubbliche occidentali si sono orientate quasi tutte a forme di repubbliche democratiche, a parte l’Inghilterra, con organizzazioni parlamentari stabili, norme elettorali diverse ma comunque di democrazia partecipata con suffragi universali della popolazione.
Le affluenze elettorali fino agli anni 90 erano alte, in alcuni casi altissime, vedi l’Italia che fino al 1992 registrava percentuali che sfioravano il 90% del corpo elettorale.
Poi la democrazia rappresentativa è sempre più andata in crisi, partecipa sempre meno popolazione, avulsa, esclusa, sfiduciata, e ci ritroviamo in modelli di maggioranze relative, se non di minoranze. In questo clima di partecipazione, sociale e politica, ovviamente convincono le radicalizzazioni, i populismi, le cosiddette ali estreme e perdono i moderati, coloro che rifuggono le semplificazioni basate su divisioni ideologiche o solo di appartenenza ad un tifo, una maglia identificativa.
Ed è anche cambiato il “brodo” informativo in cui l’opinione pubblica si forma. Ormai, soprattutto per coloro che hanno una potenziale adesione di principio, c’è un vasto menù à la carte sul web dove formarsi, con filtri ed algoritmi, a parte troll e fake news, la propria opinione su tutto, dai vaccini ai partiti, ma soprattutto sui leaders, la personificazione più facile rispetto alle complessità delle idee e dei programmi, che nessuno legge e il giorno dopo vanno bene per i camini. Perché poi la politica in un mondo globale è orientata, quando non determinata da politiche o aggregati economici, che non trovano più registi negli Stati, ma in altre formazioni macroeconomiche.
Con tutti i paradossi del caso. Vedi l’Europa che ha imboccato il tunnel dell’elettrico sull’automotive, favorendo Elon e soci ed oggi lo teme come la peste della destra tecnologica.
Ma c’era pura democrazia ai tempi del Termidoro della rivoluzione post Lumi francese? Oppure al secolo di JFK, oppure anche allora il voto, soprattutto in alcuni “caucus” era influenzato. C’era vera democrazia in Italia ai tempi della P2 del 1980, con le varie strategie della tensione? Eravamo sinceri democratici quando invademmo l’Iraq sulla bufala delle armi di distruzione di massa mai pervenute?
Oggi il pericolo contro la democrazia per alcuni è rappresentato dalla tecno/fascio destra. Certo Musk aiuta molto questa ricostruzione con la sua anarchica e politicamente scorretta comunicazione.
Di certo è che se a febbraio l’AFD della Weidel supererà il 20% difficilmente la CDU e la CSU potranno respingere una coalizione con loro. Hitler nel 1932 portò il suo partito nazional, come la AFD, ma anche socialista e qui diverge dal partito della destra tedesca attuale, a parte la leadership femminile e woke.
Nulla si ripete uguale nei cicli vichiani della Storia, la Meloni più che al romagnolo Mussolini assomiglia al romano Andreotti e logora gli altri col potere che molto più di lui, c’erano correnti e compromessi più difficili, gestisce.
La vera preoccupazione non è tanto o solo il web come camera rappresentativa virtuale, ma la scarsa partecipazione delle comunità che ci possono portare alla stabilizzazione di un governo delle minoranze. E le minoranze più piccole sono più agguerrite e stolte diventano, come delle bande.
Non vorremmo finire comandati, e non governati, da una “Banda di idioti” dal copyright di J. K . Toole, quelle della Magliana, che collaborava con pezzi di Stato, finge democratico, ne abbiamo già avute.