Questa proprio ci mancava: l’asse rosso-bruno. È l’ultima trovata uscita dalla Plenaria di Strasburgo. Cioè la destra europea che vota come la maggioranza del Pd (spaccato a sua volta in tre anime). Apriti cielo! Nemmeno Vissani ha mai provato una combinazione del genere. Ed invece è accaduto giovedì all’Europarlamento quando ha approvato una risoluzione per l’uso in territorio russo delle armi europee fornite alla Ucraina.
Il voto, peraltro non vincolante, ha dato questi numeri: 425 a favore, 131 contrari, 63 astenuti. La Ue ha dato l’ok per colpire la Russia e stop ai limiti. C’era da approvare l’articolo 8 che chiedeva ai 27 membri di revocare la restrizione , ed è passato a larga maggioranza. La risoluzione presentata da tre famiglie Ue (Popolari, Socialisti e Liberali) è andata in porto, ma gli italiani hanno votato no. E qui viene il bello.
La delegazione italiana spaccata
La rappresentanza tricolore ha votato contro il paragrafo più discusso tranne due dem e tre azzurri. La maggioranza de noantri si è spaccata: Fdl e Forza Italia hanno votato si’, la Lega no insieme ai Cinquestelle e AVS. A favore il Pd con due astenuti (Cecilia Strada e Marco Tarquinio: quest’ultimo al grido “impediamo il conflitto atomico”; meno ciarliera Cecilia la filantropa, ex presidente della Ong Emergency. Quello che doveva dire l’ha già detto cinque anni fa nel suo libro (“La guerra tra noi”, Rizzoli); ha visto, come racconta, troppe ferite per non immaginare il peggio dietro gli occhi persi di uomini e donne; una umanità incontrata “a casa loro”; cioè Afghanistan, Sudan Iraq.
Dirompente il caso del Pd
Tre donne nel mirino delle discussioni: Pina Picierno, Elisabetta Gualmini, Lucia Annunziata. Pina, casertana di Capua Vetere nonché vicepresidente del Parlamento, non se l’è sentita di tradire la sua amica Roberta Metsola (appena rieletta) ed ha votato l’esatto contrario di quello che le aveva ordinato Elly. Idem la bolognese Betty Gualmini, moglie del politologo Roberto Vassalo. Betty e Pina sono state di parola: hanno votato sì come avevano annunciato. Più curioso o imbarazzante – dipende dai punti di vista – il caso Lucia Annunziata: prima si è astenuta, poi ha votato come Nazareno comanda. Aveva capito male. Succede. Per il dissenso si è dichiarato pure l’ex sindaco di Giorgio Gori in Cristina Parodi, fondatore nel 2020 della celebre casa di produzioni televisive Magnolia (chiusa nel 2019): assente a Strasburgo (“trattenuto da impegni istituzionali”), ha fatto sapere che anche lui avrebbe votato per la revoca. La Politica estera dem, con tre posizioni diverse (prevalgono i pacifisti in dissenso col PSE), reclama coerenza. O, quantomeno, una aggiustatina. Basterà Elly Schlein?