“Quando Vannacci avrà chiesto scusa a ebrei, femministe, omosessuali, neri e a tutti gli ‘anormali’, del mondo avrà anche le mie scuse”. Pier Luigi Bersani rilancia, diciamo così. L’ex generale aveva provato a mettere un punto sulla controversia con l’ex segretario Pd, offrendo la rimessione della querela in cambio delle scuse personali.
Mossa ingenua, a quanto pare: cercando soddisfazione in tribunale Vannacci ha servito un involontario assist al più esperto politico.
“Sono disponibile a chiudere la vicenda da cui è scaturita la condanna dell’onorevole Bersani per diffamazione nei miei confronti se egli riterrà di formulare scuse pubbliche per il linguaggio utilizzato”. Con la condanna in primo grado di Bersani l’ex generale pensava di aver vinto facile.
Ma, a parte i diversi gradi di giudizio che possono ribaltare la sentenza, Bersani si è issato gratis (quanto mai grande sarà l’entità dell’eventuale risarcimento?) sul piedistallo morale del martire della libertà di opinione. E a ragione, peraltro: senza contare che quel “coglione” proferito contro il generale è stato espresso in forma dubitativa. C’era un discorso dietro, un ragionamento politico. Il campione del politicamente scorretto invece che fa? Chiama la maestra, la mamma. O il giudice, pardon.
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