Vecchiaia vuoi dire saggezza e di esperienza: novantenne replica al “povero vecchio di 80 anni”. “E’ un povero vecchio di 80 anni”: si può definire così un uomo che è a tutt’oggi, presidente degli Stati Uniti, cioè della più grande democrazia del mondo? Si può essere così sgarbati e irrispettosi?
Eppure a pronunciare questa frase in tv pochi giorni fa è una illustre docente della Columbia University, dove insegna teoria politica. Si chiama Nadia Urbinati, italiana di nascita e naturalizzata americana.
Beata lei: ha 69 anni e forse vede con invidia quegli uomini e quelle donne che hanno superato abbondantemente la sua età e sono ancora attivi, intelligenti e con le idee chiare in testa.
Chi scrive ne ha ventuno di più della docente, però non si ritiene una persona inutile che non può dare più nulla alla società: una specie di ferro vecchio. Lascio a chi legge giudicare le parole della signora Urbinati che probabilmente non ha dimestichezza con la storia perché altrimenti non si sarebbe avventurata a dire una simile sconsiderata ingenuità.
A lei che fa parte del gentil sesso ricordiamo soltanto qualche nome che dovrebbero farla impallidire: Rita Levi Montalcini per due volte Nobel, nata nel 1909 e morta nel 2010, l’attuale senatrice della repubblica italiana Liliana Segre che di anni ne ha 93 e la più nota delle nostre attrici (famosa in tutto il mondo) Sophia Loren che è nata nel 1934.
Il calcolo lo lasciamo a lei. Di uomini non vogliamo nemmeno parlarne perché quel che pensa degli ottantenni e dei super ottantenni, lo ha già detto in un talk-show televisivo.
Ora, maleducazione a parte, perché considerare così una persona che ha la fortuna di vivere oltre una certa età? E’ forse un peccato per cui dovremmo vergognarci dinanzi all’Altissimo? La risposta è no, assolutamente no.
Innanzitutto, vorremmo ricordare che l’anzianità o la vecchiaia sono anche sinonimo di saggezza e di esperienza. Anno dopo anno, chi riesce a vivere superando la soglia degli ottanta (bontà della professoressa Urbinati) acquista oculatezza, equilibrio, giudizio, raziocino, tutte doti che da giovane probabilmente non si hanno nel proprio bagaglio personale.
C’è poi una risposta sferzante a chi si meraviglia della longevità: “Io ci sono arrivato, vediamo tu”.
Battute a parte fa doppia meraviglia il fatto che queste parole e questo pensiero le abbia pronunciate una intellettuale che è poco al di sotto dei 70.
Perchè essere così acidi? Che cosa ha fatto di male una persona a cui il Padreterno ha concesso di restare sulla terra così a lungo? Dovrà pagare un fio quando raggiungerà l’altro mondo? Dovrà recitare il mea culpa e magari rimanere fuori della porta per qualche anno?
Questa “cattiveria” nei confronti dei “poveri vecchi” è incomprensibile. La speranza è che la professoressa che insegna alla Columbia University si ricreda e chieda umilmente scusa.
Se non lo farà vorrà dire che un giudizio su di lei lo diranno coloro i quali si sono permessi di varcare il limite dei settanta, oltre il quale “non sei più capace di intendere e di volere”. Vogliamo inorridirci? Per niente. Insegnava mastro Dante: “non ragioniam di loro, ma guarda e passa”.
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