Le ultime iniziative della autonominatasi Serenissima Repubblica di Venezia sono state “la dichiarazione di guerra alla guerra” con alcune “marce per la pace” seguite dall’assegnazione del Premio Antenore per la Pace al premier ungherese Viktor Orbàn.
Il Premio è stato accompagnato dall’invito a “partecipare alle 16 del prossimo 9 agosto nella cittadina austriaca Sankt Radegund alla messa commemorativa del martirio di Franz Jägerstätter, decapitato a Berlino il 9 agosto 1943 per essersi rifiutato di partecipare alla guerra hitleriana”.
Il Premio Antenore per la Pace è nato 20 anni fa e prima di Orbàn è stato assegnato solo a personaggi veneti: Mario Stefani (poeta), Tono Zancanaro (pittore), Sandro Zanotto (scrittore), Eredi Luxardo (distilleria di Torreglia), Gianluigi Peretti (storico), i fratelli Cabianca (scrittori).
Questo il testo della lettera con la quale la Serenissima Repubblica di Venezia ha comunicato a Orbàn l’assegnazione del Premio:
“Le esprimiamo la nostra profonda riconoscenza per le iniziative che sta responsabilmente e coraggiosamente conducendo alla ricerca di una soluzione alla guerra dell’Occidente contro la Russia. Il Maggior Consiglio ha approvato la nostra proposta di assegnarLe il Premio “Antenore” per la Pace che Le rimetteremo alla prima occasione utile.
“La Repubblica Veneta, in lotta per la sua liberazione da un’occupazione illegittima, ha sempre posto la pace e la collaborazione internazionale al vertice della sua politica. Perciò apprezziamo particolarmente la linea politica del Suo Governo verso l’attuazione di un’Europa realmente democratica, rispettosa delle sue tradizioni, ma anche delle sue diversità, aperta e unita in una politica di pace e di collaborazione dalle coste atlantiche allo stretto di Bering, senza preclusione o esclusione alcuna verso le nazioni che la compongono.
“Venezia, 11 luglio 2024 Albert Gardin – CXXI Doge Antenore, eroe troiano, alla caduta di Troia, ha condotto gli “Heneti” (Veneti) nelle attuali terre venete. Perciò Antenore viene considerato il padre mitologico della civiltà veneta. Un mausoleo lo ricorda nel centro di Padova”.
Finora però nessuno dei capi di Stato e di governo, dalla Francia alla Russia, dall’Ungheria all’Austria e all’Inghilterra, ai quali si è rivolto l’autonominatosi nel 2016 ( Gran Consiglio della Serenissima Repubblica di Venezia – che ha eletto come 121esimo Doge il venezianissimo Albert Gardin – ha risposto agli inviti e alle richieste di riconoscimento politico estatale, e neppure alle richieste di collaborazione e incontri. Ma con l’aria che tira la situazione potrebbe cambiare. Ci sono i forti malumori per l’autonomia differenziata varata dal governo Meloni.
E ci sono soprattutto i malumori per la guerra contro la Russia ritenuta ormai inevitabile e imminente. Guerra che comporterebbe lutti e devastazioni su vasta scala a partire proprio dal Veneto e Friuli-Venezia Giulia in quanto regioni militarmente importanti e più esposte a est. Così stando le cose, non è detto che qualcuno non prenda la palla al balzo per mettere in discussione l’unità dell’Italia con tutto ciò che ne conseguirebbe.
Legittimare il Gran Consiglio e il Doge e riconoscere come Stato la rinata Serenissima, che intende anche battere moneta resuscitando il suo zecchino sotto forma di criptovaluta digitale, nominare i rispettivi ambasciatori e firmare accordi reciproci vari, potrebbe avere effetti dirompenti: si passerebbe infatti di colpo da quello che viene visto – almeno in parte a torto – solo come folclore velleitario a quello che sarebbe invece un confronto-scontro dalle conseguenze imprevedibili, secessione compresa.
Non dimentichiamo che in Italia il primo movimento autonomista – la Liga Veneta – è nato nel Veneto nel 1979. Movimento che, si noti, è nato quindi due anni PRIMA della Lega Lombarda di Umberto Bossi, con la quale poi si è fusa ma conservando una fisionomia propria.
E non dimentichiamo neppure che 18 anni dopo, 1997, un gruppo partito da Padova di nove “serenissimi”, all’epoca pochi, velleitari e disorganizzati, ma già stufi dell’attendismo secessionista della Liga e della Lega, dopo avere dirottato un traghetto brandendo un vecchio mitra residuato bellico, hanno “occupato” con un “tanko” piazza S. Marco.
Dopodiché sono saliti sul campanile di S. Marco per issarvi la bandiera con il leone alato di San Marco: il simbolo, appunto, della Repubblica Veneta detta la Serenissima.
Nella lettera inviata all’ambasciatore russo Aleksej Paramonov lo scorso 30 marzo in occasione della marcia della pace a Conegliano la auto nominatasi erede della Serenissima chiedeva di “RIPRENDERE I RAPPORTI DIRETTI TRA REPUBBLICA VENETA E RUSSIA”. La lettera specificava a chiare lettere che tra i suoi obiettivi c’è anche la “creazione di un’Europa “europeista”: libera dalla sudditanza alla politica e agli interessi USA, unita dalle coste atlantiche allo Stretto di Bering, contraria a logiche divisorie e discriminatorie nel continente e avversa alla guerra”.
Dopodiché la lettera prosegue:
“Ultimamente la Repubblica Veneta, in risposta al quadro politico internazionale venutosi a creare, ritiene importante istituire un rapporto privilegiato con la Federazione di Russia, messa al bando dall’”Occidente”, per la sua politica indipendente e non sottomessa all’impero USA. La Repubblica Veneta condanna la politica arrogante e bellicosa di emarginazione della Russia dall’Europa e non dimentica i grandi meriti della Russia nella politica europea (sconfitta di Napoleone e Hitler), liberazione del continente europeo dall’occupazione Ottomana.
“Nel 1783 Venezia e Russia stabilirono delle relazioni diplomatiche per consolidare le relazioni reciproche, relazioni che furono interrotte in conseguenza dell’occupazione indebita della Repubblica Veneta da parte di Francia e Austria. Vista la convergenza attuale di vedute sulla politica internazionale, e sulla politica europea in particolare, Venezia propone a Mosca di ristabilire un rapporto diretto di amicizia e di collaborazione tra Repubblica Veneta e Federazione di Russia. Il Doge Albert Gardin si dichiara favorevole e pronto a incontrare, prima possibile, il Presidente Vladimir Putin per suggellare tale patto tra le due grandi Nazioni europee, un patto che avrebbe l’effetto di dare un duro colpo alla politica offensiva dell’Unione Europea, della Nato e degli USA contro la Russia: un duro colpo alla guerra in corso. La Repubblica Veneta è pronta all’accordo veneto-russo!”.
Accordo che però finora resta una chimera, come del resto non solo gli accordi con gli altri Stati, ma anche gli incontri con loro rappresentanti.
Il futuro però non lo conosce nessuno. Specie in un’epoca esagitata e pericolosa come la nostra.
POST SCRIPTUM A proposito di Russia e Veneto, nel 2022 è circolata la notizia che Putin avesse avi veneti perché il suo cognome, che in veneto con l’accento sulla i significa bambino, è un cognome molto comune soprattutto nel Vicentino. Forse quella notizia accese la speranza di una qualche possibilità di attenzione da parte del leader russo. Pare però che la notizia delle sue origini russe sia infondata .
Sta di fatto che il Putin di Mosca alla proposta di “riprendere i rapporti tra la Russia e la Repubblica veneta” non ha risposto.
E’ curioso notare che nel dialetto veneto anche il cognome dell’ex presidente USA Bill Clinton ha un ben preciso significato. Clinton pronunciato con l’accento sulla o è un tipo di uva con la quale si produceva l’omonimo vino clintòn. Messo fuorilegge perché troppo ricco di alcol metilico, che a differenza dell’alcol etilico normalmente presente in tutti gli alcolici tende a ledere il nervo ottico e le cellule cerebrali.
In realtà però il nome deriva dalla città Clinton dello Iowa, città capoluogo dell’omonima contea, dalla quale a partire dal 1870 arrivavano in Europa le abbondanti spedizioni di vitigni che avevano tutt’altri nomi.
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