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Politica

Voglia di centro, Meloni neo democristiana fra Lupi e Tajani ma Salvini imperversa

C’è una voglia matta di centro: vuol dire moderatismo, linguaggio politico più civile, no agli schieramenti estremi, più attenzione ai problemi di tutti i giorni.

In parole semplici, un Palazzo che sia più vicino alla gente che ora, sentendosi abbandonata, non crede più alla politica e diserta in gran parte le urne. Il sentimento di avere un’area meno litigiosa è diffuso, si invoca la tranquillità, un futuro a tinte rosa.

Gli italiani vogliono il centro

Qualcuno a Montecitorio e a Palazzo Madama percepisce questo grande desiderio degli italiani e cerca di spostare l’asse della discussione più al centro, appunto. Un ritorno alla Democrazia Cristiana del secolo scorso? Assolutamente no, i tempi son cambiati, la società ha connotati diversi e invocare il passato, punto e basta, sarebbe un errore imperdonabile.

Qualcuno ci ha provato: una riflessione a proposito è giusta e sacrosanta. Però i tentativi sono falliti miseramente. Per colpa dell’opinione pubblica che ha un rigetto per la marcia indietro?

Voglia di centro, Meloni neo democristiana fra Lupi e Tajani ma Salvini imperversa (Fonte Ansa) – Blitz Quotidiano

Un progetto naufragato nell’io

Assolutamente no. La colpa è dei protagonisti che, invasati dall’io e dalla voglia di ergersi a paladini, hanno fatto crollare il castello.

Non dimentichiamo, il duetto Renzi- Calenda e la proposta di un terzo polo che avrebbe potuto scalzare, o quanto meno diminuire, il bipolarismo. Non c’è stato niente da fare perché Matteo e Carlo erano troppo impegnati a farsi la guerra tra di loro, invece che pensare di studiare un programma che potesse convincere gli italiani.

Tutti noi sappiamo come andò a finire anche se a quel tentativo, curato sempre da Calenda, avevano aderito due protagoniste del berlusconismo: Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna.

Sono bastati pochi mesi: il nuovo tentativo di “centro-centro” è fallito non perché la gente non lo abbia seguito con attenzione, ma perché la proposta dei “nuovi moderati” non diceva nulla di nuovo.

Adesso, ci prova Maurizio Lupi che è proprio il leader di quel partito che ha grande voglia di un conservatorismo più adatto ai tempi nostri.

E con lui tornano all’ovile le due creature femminili di Silvio che hanno capito ben presto l’antifona del fallimento. Previsioni? Pronostici pro o contro? Non è facile districarsi nei meandri della politica, però se stiamo alla storia più recente, si deve essere più pessimisti che ottimisti.

Come mai, l’idea non convince se quella voglia matta non regredisce? Perché ogni mossa che possa richiamare il tentativo di temperare l’atmosfera è destinata a non andare avanti?

Una ragione c’è: è palpabile anche se si fa finta di non comprenderla. Il centro esiste già nell’assetto politico del nostro Paese. Da quando Giorgia Meloni si è seduta a Palazzo Chigi il suo europeismo che cosa è se non moderatismo?

Condannare gli estremismi di quei pochi che si richiamano ad un passato morto e sepolto che vuol dire se non creare una forza che sia conservatrice al punto giusto?

E ancora: uno degli alleati del governo, Forza Italia, non si richiama spesso al fondatore del partito che non era certo un estremista?

Allora: la necessità è di richiamare Matteo Salvini a comportarsi diversamente: a usare toni più pacati, smetterla di andare alla ricerca di mosse pubblicitarie.

Il buon segretario della Lega deve riconoscere che i tempi del 30 per cento del Carroccio non esistono più e difficilmente torneranno quei numeri. Allora, si lavori tutti insieme per dare un volto nuovo alla destra-destra. I risultati si vedranno ben presto e con loro un diverso modo di far politica anche nei confronti dell’opposizione che svolge legalmente il suo compito.

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Bruno Tucci

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