
Volete una Europa figlia dei fiori? Meloni e le radici sessantottine della politica oggi in Italia - Blitzquotidiano.it (foto ANSA)
Volete una Europa figlia dei fiori? Meloni e le radici sessantottine della politica oggi in Italia.
Ormai dobbiamo farcene una ragione: ogni mattina che ci alziamo, insieme con noi si leva da un fantomatico letto un litigio politico.
Non c’è scampo, inutile illudersi e sperare che la giornata sia diversa, magari più tranquilla. Così, oggi domenica ecco il menù pronto a chi voglia sfamarsi.
Sul proscenio appaiono, manco a dirlo, Giorgia Meloni e Elly Schlein, le due donne più chiacchierate d’Italia.
La premier incalza: “Vogliono un Europa senza difesa, simile ad una comunità hippie”. I figli dei fiori, ricordate? che volevano mettere rose, garofani e lillà nei nostri cannoni.
Meloni e Schlein, lotta continua

Può lasciar correre una tale accusa la segretaria del Pd? Giammai, la sua risposta è pronta: “E’ un governo improvvisato che litiga al suo interno con la politica. Sono asserviti all’America”. Stavolta le due protagoniste non sono sole: appare Carlo Calenda che dice: “l’unica maniera se si vuole arrivare all’unità della sinistra è cancellare i 5Stelle”.
Giuseppe Conte è allibito. “E’ nato il partito delle armi che vede insieme la premier, Crosetto, Donzelli, Gentiloni, Guerini e la “fedifraga” Pina Picierno, vice presidente della commissione europea”.
Tutto questo bailamme avviene mentre i problemi che assillano il Paese non diminuiscono, anzi: i giovani senza lavoro, il costo dell’energia che tormenta i bilanci familiari, i salari che rimangono fermi, il potere di acquisto che diminuisce a vista d’occhio.
Ogni pretesto è buono
“Con la scusa dell’Europa vogliono far cadere il governo”, si sostiene a destra.
Mettendo in giro fake news che non hanno nessun fondamento. Ad esempio, quella che Giorgia vorrebbe allargare la sua maggioranza (occhieggiando al centro o a una sinistra assai moderata) per mettere in guardia i suoi fedelissimi.
Baggianate che non hanno né capo, né coda. Giorgia tranquillizza l’ambiente con parole assai chiare: “Il confronto delle idee non può mai mettere in discussione l’identità”.
L’opposizione non si lascia convincere. Diventa forse più cattiva perché gli argomenti a cui appigliarsi sono pochi: il pericolo fascista è al tramonto, non si trova un briciolo di unità fra coloro che vorrebbero spodestare la Meloni da Palazzo Chigi.
Ora, ci si aggrappa al riarmo ed ai miliardi che si dovrebbero spendere per evitare pericoli futuri.
All’interno del governo, non manca qualche sbavatura con Matteo Salvini pronto a salire su questo carro solo per avere un po’ di pubblicità. Non c’è dubbio che il segretario della Lega porti un certo scompiglio e dia fastidio, ma poi, intuendo quali potrebbero essere le conseguenze per chi guida il Paese, fa marcia indietro, almeno a parole. “Io sono un uomo di destra e tale rimarrò a vita. Il mio voto non si discute”.
Finalmente qualcuno sposta il dibattito (chiamiamolo così) sulla tregua che metta da parte le armi. Sarebbe un dono provvidenziale, secondo alcuni. Però bisogna distinguerla dalla resa che è tutt’altra cosa.
Ecco, dunque, affacciarsi all’orizzonte un altro patto. Quello fra Giuseppe Conte e Maurizio Landini che considerano la difesa dell’Europa (guai a chiamarlo riarmo) una follia.
Si scagliano contro il francese Macron e l’inglese Starmer che vorrebbero mandare da subito un “nostro esercito a Kiev”. Giorgia Meloni non ci sta: significherebbe favorire il pensiero della Russia di Putin che prenderebbe spunto da questa mossa per continuare a guerreggiare ed a seminare morti.
Il proscenio è quello che abbiamo descritto. Volere o volare, il refrain di ogni ritornello non muta: si fa a gara per chi è più bravo a mandare al tappeto l’avversario. Non è possibile una unione che abbia un indirizzo diverso?
Risposta pronta dei commentatori che guardano a destra: “La sinistra non ha l’orologio che batte il tempo della storia”. Non abbiamo speranze.