Il voto in Spagna e i suoi effetti collaterali. Nei giorni scorsi Roma si è trasferita a Madrid e con lei Giorgia Meloni e Palazzo Chigi.
Non è un paradosso: l’ipotesi si è trasformata in realtà non appena si sono conosciuti i voti delle politiche spagnole. Anzi, ancor prima, man mano che i sondaggi confermassero quel che stava per accadere.
In sintesi: i popolari di Alberto Nunez Feijoo nettamente in testa, nonostante le previsioni avessero dato un risultato migliore. I socialisti di Pedro Sanchez tenevano abbastanza. Vox, ossia la destra estrema di Santiago Abascal prendeva una scoppola che nessuno si aspettava. Era avvenuto che i popolari avevano rosicchiato voti ai probabili futuri alleati, mentre il partito dell’ex premier si era difeso lottando strenuamente contro i suoi avversari.
Ecco il quadro politico che si presentava alla Spagna: un futuro incerto, né più, né meno di prima della consultazione. Ma il fatto sbalorditivo era che sul voto spagnolo si era gettato capofitto anche il nostro Parlamento facendo congetture e previsioni almeno azzardate.
L’obiettivo della sinistra era uno e soltanto uno: quello di dimostrare che Giorgia Meloni e il suo sovranismo ne uscivano con le ossa rotte. Addio sogni di gloria per una Europa diversa immaginata dalla nostra premier e fine del vento di destra che negli ultimi tempi aveva imperversato sul vecchio Continente.
Vero? Falso? Troppo presto per poter disegnare un futuro diverso da quello che agognavano i cosiddetti sovranisti. Non c’è dubbio che il voto spagnolo qualcosa abbia insegnato non solo ai politici nostrani, ma anche a quei commentatori che troppo in fretta emettono sentenze che poi risultano avventate. Un fatto è certo: Vox non ha prodotto quella rivoluzione che tutti si aspettavano. Gli spagnoli hanno preferito dare il loro voto ai popolari, cioè ad una destra più moderata, piuttosto che ai seguaci di Santiago Abascal, con tutti i pericoli che questa svolta avrebbe potuto dare al Paese.
Ma da qui a sostenere che la Spagna è stata trasformata da una “rivoluzione copernicana” ce ne passa. E’ fuor di dubbio che sarà difficile formare un governo, viste le divisioni presentate dalla politica. Però coinvolgere in toto Giorgia Meloni in una situazione così caotica è per lo meno stravagante. E’ vero che il nostro presidente del consiglio non ha mai negato la sua amicizia a Vox, anzi le ha dato una mano durante la campagna elettorale, ma niente più: affermare ora che il ceffone all’estrema destra spagnola possa ripercuotersi totalmente nel panorama politico italiano e quindi nella nostra maggioranza è un azzardo e soltanto una previsione di parte, mai conciliabile con la realtà.
Invece, apriti cielo: specialmente dalla sinistra o, meglio dalla sinistra- sinistra di Elly Schlelin si è levato un coro, quasi un presagio di fine consenso per Giorgia e il suo governo. “Il voto spagnolo frena l’onda Meloni”, ecco un titolo significativo. “Ci vuole uno Stato che non disturbi chi vuol fare le cose”, aggiungono i socialisti di Sanchez”. Al contrario quali sono le ripercussioni degli alleati di governo? “Non è successo nulla di eclatante”, rispondono gli esponenti di Forza Italia”. Anzi le elezioni spagnole hanno dimostrato che il popolo vuole sempre più una destra moderata che guidi il Paese. E i popolari di Feijoo che cosa sono se non questo?”
Fra i due fuochi in Italia esiste anche una parte consistente di gente che sceglie il motto latino. “in media stat virtus”. E cioè, è tramontata la Meloni di lotta, ma è nata una grande opportunità per quella di governo. Solo il futuro potrà darci a proposito risposte concrete e significative.
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