“Dobbiamo guardare in faccia la realtà: questo è un Paese che ha paura delle riforme”. Così sul Corriere della Sera il governatore del Veneto Luca Zaia, sull’Autonomia commenta la decisione della Consulta di rendere ammissibile il referendum.
“Ricordo solo che il milione e 300 mila firme raccolte, in gran parte per via digitale, in tutta Italia – aggiunge – sono molto meno dei 2 milioni 328mila veneti che, sotto la pioggia, sono andati a votare per l’Autonomia“.
Inviterà all’astensione? “Il referendum è un istituto democratico. Se dovesse essere approvato anche dalla Corte Costituzionale – prosegue – decideremo che cosa fare. Ma credo che siano i promotori del referendum che dovrebbero preoccuparsi di più. Saranno loro a dover trovare i voti per abrogare la legge Calderoli. Che fino a quel momento è una legge pienamente in vigore”.
La sentenza della Corte Costituzionale “rappresenta un autogoal per i proponenti. In 107 pagine si dice che l’Autonomia è costituzionale, che il regionalismo è sacrosanto e che l’obiettivo è comunque l’unità nazionale. E la Corte risponde sui 52 punti sollevati: decretando che 25 sono infondati, 13 inammissibili. E suggerisce 14 modifiche. Tipo: se andate in Parlamento con l’intesa, il Parlamento deve poterla modificare. Ripeto: un autogoal”.
Zaia: “Il referendum spacca l’Italia”
“Il dato sociale, prima ancora che politico – dice ancora Zaia – è che il referendum spacca l’Italia. Ci saranno comunque vincitori e vinti. Il divario e le diffidenze aumenteranno. La questione diventerà una ferita insanabile tra i pro e i contro, che giustificheranno il degrado simmetricamente, sia che la consultazione passi o non passi. No, non mi pare lo strumento più responsabile per unire il Paese”