Abruzzo, Gianni Chiodi vs Luciano D’Alfonso. Sfida governatore tra due indagati

Abruzzo, Gianni Chiodi vs Luciano D'Alfonso. Sfida governatore tra due indagati
Abruzzo, Gianni Chiodi vs Luciano D’Alfonso. Sfida governatore tra due indagati

ROMA – Uno è il governatore uscente Gianni Chiodi, quello della “donna della stanza 114”. L’altro è il suo sfidante Luciano D’Alfonso, quello che vuole difendere l’Abruzzo dagli Ufo. Sono i candidati governatori dell’Abruzzo, i due grandi favoriti, quello di centrodestra e quello di centrosinistra.

E hanno una cosa in comune. Sono entrambi indagati ma tirano dritto e puntano all’incarico di governatore. Per cosa lo spiega Antonio Massari sul Fatto Quotidiano.

Scrive Massari:

Se Chiodi è indagato in ‘Rimborsopoli’, D’Alfonso è coinvolto in ben due inchieste, ‘Mare-Monti’ e ‘Housework’, che tentano di chiarire i suoi rapporti con i Toto. Per quanto riguarda ‘Mare-Monti’, secondo l’accusa, i titolari della Toto spa furono favoriti per vincere un appalto, quello per realizzare la strada Statale 81, che aveva un piccolo problema: l’asfalto sarebbe terminato in una riserva naturale, la riserva del lago di Penne, e in quel periodo D’Alfonso era presidente della Provincia. In ‘Housework’ – dove era indagato per presunte tangenti – D’Alfonso è stato assolto in primo grado, ma il pm Gennaro Varone ha presentato appello, ricordando che l’ex sindaco di Pescara usava poco il bancomat, che nella sua famiglia si preferivano i contanti, sia per gli acquisti sia per i versamenti in banca, e come parecchie vacanze costose siano state gentilmente offerte dalla famiglia Toto.

Al passo indietro il candidato Pd non pensa minimamente. Ancora il Fatto:

Ma D’Alfonso tira dritto per la sua campagna elettorale, frantumando anche quel codice etico, approvato dal Pd, che prevede le dimissioni per chiunque sia imputato: se vincesse le elezioni, in base a quel codice etico, dovrebbe dimettersi un minuto dopo, poiché dopo il ricorso del pm Varone risulta tecnicamente imputato. Ma il codice etico del Pd è già lettera morta. Nel centrodestra, invece, nessuno ha mai pensato di adottarlo e quindi Chiodi, indagato in ‘Rimborsopoli’, correindisturbato. E se i viaggi di D’Alfonso li pagava Toto, dopo l’inchiesta s’è scoperto che la notte in albergo che Chiodi trascorse con l’ex amante, l’abbiamo invece rimborsata noi. Lei divenne poi consigliera per le Pari opportunità e le fu anche affidato un budget milionario, per i centri anti-violenza a L’Aquila, che non venne mai utilizzato. E se D’Alfonso gira la regione in camion, Chiodi la gira invece sotto scorta, poiché – il fatto emerge da alcune intercettazioni – secondo il ministero dell’Interno la sua incolumità è in pericolo.

Imperdibili, poi, le performance televisive di D’Alfonso: “Difenderò il nostro mare dagli Ufo”, ha dichiarato, e ormai in Abruzzo è un tormentone. Il candidato ha poi chiarito che, per Ufo, intendeva le trivelle. Nel fuori onda con Maurizio Acerbo, candidato di Rifondazione comunista, D’Alfonso ha dichiarato : “Io pesco in un bacino elettorale di centinaia di migliaia di persone, tu peschi in un bacino di tre voti”.

La replica di Acerbo ha invaso il web: “E ne sono fiero! Anche Ciancimino prendeva 100 mila voti…”. Il quarto candidato in corsa, Sara Marcozzi, prende invece le distanze dal suo passato. Innanzitutto dai Toto: “Alfonso Toto – dice a ilfattoquotidiano.it  – non è stato il mio testimone di nozze, ma quello di mio marito, e mi sono anche separata”. Poi dagli ambienti del Pd: “La mia pratica da avvocato nello studio di Giovanni Legnini? Si cerca di far pratica in studi prestigiosi, l’ho fatta lì, ma me ne sono andata perché non volevo crescere professionalmente e umanamente in quell’ambiente. Il mio è stato un atto di coraggio”. Legnini (Pd) è attualmente sottosegretario del governo Renzi. Infine dal centrodestra: “In passato l’ho votato, ma questa volta non lo rivoterò”. E ci mancherebbe, visto che è candidata per il M5S, e non è certo l’unica ad aver cambiato sponda.

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