Pontefice rivoluzionario, Papa Francesco «di fatto ha abolito il peccato ». L’affermazione, o meglio la rivelazione, è di Eugenio Scalfari ma la cosa non va a Maurizio Caverzan del Giornale di Berlusconi:
“Eugenio Scalfari, novello teologo, ieratico portatore di una canutissima barba, […] dopo un bignamino della storia della salvezza e, a seguire, della storia della Chiesa narrata attraverso il Dio del Vecchio testamento, nel suo pontificale di [domenica 29 dicembre su Repubblica] ha decretato motu proprio che, nonostante molte innovazioni, «un Papa che abolisse il peccato ancora non si era visto». Questa abolizione, garantisce, […] avverrebbe attraverso due strumenti: «Identificando il Dio cristiano rivelato da Cristo con l’amore, la misericordia e il perdono. E poi attribuendo alla persona umana piena libertà di coscienza». Ecco perché, secondo il Fondatore, «Francesco è un Pontefice rivoluzionario».
“Che dire, se non che […] è un assoluto macello quando si vuol discettare sul cristianesimo, mettendo tra parentesi Gesù Cristo? Scalfari riconosce che argomento centrale del magistero francescano sono la misericordia e il perdono divini. Bene: ma che bisogno ci sarebbe di tutta questa misericordia se il peccato fosse abolito? Che cosa avrebbe necessità di perdonare, il Padreterno, in assenza di peccato? Abbiamo appena celebrato il Natale, ovvero l’incarnazione del Figlio di Dio. Peccato e perdono sono inscindibili. E hanno significato in una relazione d’amore, la tenerezza di cui parla incessantemente il Papa. Non a caso, fin dal primissimo Angelus (17 marzo) dopo la sua elezione, Bergoglio insiste sulla confessione e su un «Dio che non si stanca mai di perdonarci». E non a caso i primi indicatori del cosiddetto «effetto Francesco » sottolineano un aumento del ricorso al sacramento della penitenza.
“Se il peccato fosse un optional, una fissa di qualche prelato più rigido di altri, la stessa venuta di Cristo sarebbe stata inutile.
“Detto ciò, per farla breve, bisogna fare attenzione a scambiare il peccato con il senso di colpa, che un’idea moralistica della fede e troppa psicologia ci hanno inculcato. Ancora, sintesi finale, se fosse vera «l’abolizione del peccato », Francesco sarebbe un eretico.
“Non che sia la prima volta che qualcuno lo adombra. […] Far fuori Gesù Cristo quando si parla di religione fa prendere una parte per il tutto. E trasforma l’esperienza cristiana in un reticolato di comandamenti e apparati, come avviene, per esempio, in ambienti tradizionalisti. Oppure, come abbiamo visto di recente nella destra cattolica americana, può far accusare di marxismo il Papa. Al contrario, nel mondo teodem, si tende a spianare tutto. E a fabbricarsi su misura un cristianesimo liquido e relativista. Nel quale si esagera il ruolo dell’arbitrio individuale e della coscienza. Per poter continuare a scambiare Dio con l’Io”.
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