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Aeroporto Rimini, Bucchi: “Baraccone fallito, classica gestione larghe intese”

di admin |28 Novembre 2013 10:54

Aeroporto Rimini, Bucchi: “Baraccone fallito, classica gestione larghe intese” (Foto Ansa)

RIMINI – La società Aeradria che gestiva l’aeroporto internazionale “Federico Fellini” di Rimini è fallita. Il 26 novembre i giudici hanno dichiarato così il fallimento dell’aeroporto, scrive Giovanni Bucchi su Italia Oggi, che parla di un “baraccone fallito” proprio con la “classica gestione modello larghe intese Pd-Pdl“.

Bucchi su Italia Oggi descrive la caccia al colpevole per il fallimento dell’aeroporto, che serve sia Rimini che San Marino:

“Nella rosa dei colpevoli qualcuno ci mette la Regione (al palmares di Vasco Errani dopo il fallimento dello scalo di Forlì si aggiunge quello di Rimini), e pure il commissario giudiziale ora curatore fallimentare che, in quanto bolognese, non piace ai riminesi. Nel mezzo ci sono gli ex amministratori del Cda, tutti indagati per falso in bilancio e violazione della legge fallimentare, dall’ex presidente in quota Pd e già sindaco Pci-Pds di Riccione, Massimo Masini, in giù. Fino ai rappresentanti dei principali azionisti, l’attuale sindaco di Rimini Andrea Gnassi e il presidente della Provincia Stefano Vitali, indagati anche per abuso d’ufficio per le lettere di patronage con cui garantivano di poter rimborsare a suon di milioni pubblici i soldi che poi Aeradria si faceva prestare dalle banche senza però poterglieli restituire. Le quali banche, ovviamente, sono diventate le principali creditrici e hanno tentato invano varie strade per salvare la baracca”.

Non esiste un solo colpevole però, perché è l’intero sistema ad aver fallito:

“Gli oltre 53 milioni di debiti sotto i quali Aeradria è sprofondata, le perdite di esercizio che aumentavano ogni anno nonostante le continue rassicurazioni, la pessima gestione aziendale, le consulenze affidate spesso agli amici, i costosi contratti con le compagnie low cost come Ryanair e Wind Jet – fuggite prima che il castello crollasse -, il marketing «spinto» con gli acquisti di pacchetti di biglietti per i tour operator russi così da riempire gli aerei di passeggeri da riversare in spiaggia. Ecco, tutto questo non l’ha fatto una persona o un’istituzione sola, bensì l’intero sistema politico, economico e istituzionale riminese”.

Una “classica gestione sul modello delle larghe intese”, scrive Bucchi:

“dove alla presidenza c’era un uomo del Pd, che poi come vice aveva un rappresentante degli industriali molto vicino al centrodestra locale, oltre a un rappresentante degli albergatori, la lobby più potente in città. Quindi, tra Cda e assemblea, erano ben rappresentati tutti i poteri politici ed economici del territorio, in chiave rigorosamente bipartisan.[…]

La gestione fallita di Aeradria era sì targata Pd-Pdl, ma anche e soprattutto allargata a quella tanto conclamata società civile – in primis gli imprenditori del turismo riminese ma non solo – che insieme alla politica ha condotto nel baratro questa società. D’altronde, con Aeradria sono fallite le due collegate, Air e Riviera di Rimini Promotions, e tra gli indagati dalla Procura c’è pure Sandro Giorgetti, presidente regionale di Federalberghi e già alla guida di Air”.

Il Tribunale che ha dichiarato il fallimento tenta però di tenere aperto l’aeroporto:

“Ora il Tribunale ha concesso l’esercizio provvisorio per (tentare di) garantire la continuità aziendale e auspica un bando di gara europeo per trovare un nuovo gestore, ma agli amministratori degli enti locali Enac ha confermato la decadenza della concessione per via del fallimento. Vedremo come andrà a finire, per ora lo scalo continua ad avere una sua operatività. Di sicuro, il sistema a guida Pd ma consociativo e di larghe intese tra politica e società civile, è il grande sconfitto di questa storia”.

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