L’agenda Monti, Berlusconi, Imu, Regione Lombardia: la rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Dicembre 2012 - 09:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Monti in campo, alle sue condizioni. Il Corriere della Sera: “Da ieri non è più un tecnico. Mario Monti è «salito» (come lui preferisce dire) in politica. Si propone come «guida» dello schieramento che si creerà attorno alla sua Agenda, «Cambiare l’Italia, riformare l’Europa» da ieri disponibile online.”

Monti: io punto di riferimento per chi sceglie la mia strada. L’articolo a firma di Roberto Zuccolini:

“Nella conferenza stampa di fine anno, che doveva essere di bilancio, ma che si è trasformata rapidamente in un programma per il futuro, Monti ha precisato di non potersi candidare direttamente, in quanto senatore a vita. Ma i giochi sembrano fatti. Per sciogliere la riserva finale vuole vedere quanti lo appoggeranno e attenderà ancora qualche giorno, forse una settimana prima di definire le modalità concrete di questa sua «salita» (non gli piace il termine «discesa in campo»), se ad esempio ci saranno più forze, distinte, a suo sostegno o una lista unitaria. Ma dovrebbe parlarne comunque entro la fine dell’anno, perché è vicina la campagna elettorale. Di questa finora non si è ancora occupato. Come dell’appello del Pdl a dimettersi dagli affari correnti, anche se ieri ha ricordato che «altri presidenti del consiglio» hanno gareggiato alle elezioni senza problemi. Una cosa è certa. Da ieri Monti non è più un tecnico. Lo si è visto da come ha bacchettato uno dei suoi sicuri avversari quando sceglierà di guidare lo schieramento centrale della politica italiana: Silvio Berlusconi. Il premier si è definito «sbigottito» dai repentini cambiamenti di un Cavaliere che un giorno gli fa togliere la fiducia dal segretario del Pdl Alfano, il giorno dopo gli offre la guida di tutti i moderati e il giorno dopo ancora attacca con durezza l’operato del suo governo: «Un quadro di comprensibilità che mi sfugge». E lancia un affondo contro l’idea di abolire l’Imu: fare quel tipo di promessa ora «significa rimettere l’Imu doppia, non tra cinque anni, ma tra un anno».”

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Nell’Agenda crescita, lavoro meno tasse e patrimoniale. L’articolo a firma di Stefania Tamburello:

“L’economia. Con la crescita e il lavoro resta in primo piano nel programma del Professore che non trascura i temi della giustizia né quelli dell’ecologia e della presenza delle donne nelle istituzioni, nelle imprese e nella società. Lavoro va incentivata «con una detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile». Lavoro – È al primo posto, perché i disoccupati sono tanti e soprattutto giovani. Il governo Monti ha varato la riforma del mercato del lavoro e «non si può fare marcia indietro. Bisogna proseguire sulla strada tracciata completando le parti mancanti come quelle relative al sistema di ammortizzatori sociali, al contenuto di formazione dell’apprendistato o alle politiche attive del lavoro e all’efficacia dei servizi per l’impiego». E poi servirà «una drastica semplificazione normativa e amministrativa»; il superamento del dualismo tra lavoratori sostanzialmente dipendenti protetti e non protetti; la riduzione «a un anno al massimo» del tempo medio del passaggio da un’occupazione all’altra; lo spostamento verso i luoghi di lavoro del baricentro della contrattazione collettiva, favorendo il collegamento di una parte maggiore delle retribuzioni alla produttività o alla redditività delle aziende. E poi «bisogna rilanciare con un Piano per l’Occupazione giovanile, per sostenere l’inserimento dei lavoratori tra i 18 e i 30 anni» e intervenire per i lavoratori over 55 disoccupati e senza requisiti per la pensione. Crescita Con un debito che supera il 120% del Pil «non si può seriamente pensare che la crescita si faccia creando altri debiti. Non è una questione di cieco rispetto di vincoli europei o sottomissione ai mercati. È la realtà, scomoda, dei numeri». Lo spread, spiega Monti, conta per le imprese e i lavoratori, perché finanziare il debito pubblico costa agli italiani 75 miliardi in interessi annuali, ovvero circa il 5% del Pil. Ridurre di 100 punti base il tasso di interesse che paghiamo sul debito, vale 20 miliardi a regime. E da novembre 2011 il tasso di interesse è calato di oltre 250 punti. «La crescita si può costruire solo su finanze pubbliche sane».”

Berlusconi al contrattacco «Io nel mirino del premier». L’articolo a firma di Paola Di Caro:

“D’altra parte, seguendo la conferenza stampa mattutina del premier assieme ad Alfano, Bonaiuti, Brunetta, il Cavaliere è stato sorpreso da «una sequela di attacchi dedicati solo a me, sono 15 volte che mi nomina, che cita mie frasi! E poi, che posizione è la sua? Non doveva fare il federatore dei moderati, rivolgersi a loro, non aveva chiesto questo il Ppe? E invece io sono il suo obiettivo, e cerca la sinistra per allearsi…», è sbottato alla fine con i suoi. E la rabbia per non avere «il tempo di replicargli come si deve, dopo ore di accuse che mi ha mosso in diretta tivù» ha avuto il sopravvento sugli argomenti che avrebbe voluto mettere in campo per difendersi e ribattere. Così, incalzato dalle domande di Massimo Franco del Corriere (accusato di far parte con il giornale della «congiura politico-mediatica-finanziaria che ha fatto cadere il mio governo») e di Massimo Giletti, è più volte sbottato: «Lei non mi fa parlare, basta, vuole che me ne vado?». E alzatosi in piedi, al conduttore che insisteva «io devo fare le domande», livido ha minacciato ancora: «O mi fa parlare o me ne vado!». Scena durata qualche minuto, con Giletti ironico: «Qui non siamo a casa sua, io non sono Barbara D’Urso» e Berlusconi che, placatosi, si è riservato l’ultima parola alla fine dell’intervista: «Se la guardi la D’Urso, non è solo molto bella, ma è brava e gentile…».”

Inizia il pressing su Renzi Ma il sindaco: non mi candido. L’articolo a firma di Maria Teresa Meli:

“Il segretario, comunque, fa mostra di non preoccuparsi troppo per l’obiettivo che si cela dietro l’operazione: «Non è la prima volta che si cerca di disarticolare le coalizioni, però a chiunque ci abbia provato non è andata mica troppo bene. Anche perché disarticolare un partito del 32 per cento come il nostro non è per niente facile». Le fuoriuscite, però, sono già cominciate. Quattro parlamentari dell’ex ppi in quota Fioroni hanno annunciato il loro addio al Pd: loro preferiscono l’Agenda Monti. Si tratta di Benedetto Adragna, Lucio D’Ubaldo, Giampaolo Fogliardi e Flavio Pertoldi. E poi c’è Pietro Ichino, che è pronto a candidarsi con i montiani. Ma Bersani ridimensiona: «Ci sarà qualcuno che andrà via, ma non dimenticate che è già successo che dei parlamentari lasciassero il partito. Ogni volta si è gridato al caso, alla scissione, si è detto e scritto che il Pd era finito, era morto, e non è accaduto niente di tutto ciò. Noi ci siamo ancora e siamo il partito che ha la maggioranza dei consensi in questo Paese». Non sembra preoccupato nemmeno Enrico Letta, che pure è convinto che con Monti bisognerà collaborare nella prossima legislatura: «Vinciamo noi», dice deciso il vice segretario. Ne è più che convinto anche Matteo Orfini: «Vedremo quanto pesa elettoralmente il partito dell’establishment… secondo me non un granché».”

Il fratello di Balotelli picchia tre carabinieri. L’articolo a firma di Mara Rodella:

“La vicenda ha preso forma intorno all’una di notte proprio in un locale del paese della Bassa bresciana dove Barwuah si trovava in compagnia di amici. C’era anche lei, la sorella Abigail, già concorrente dell’Isola dei Famosi. A innescare la chiamata al 112, una rissa scoppiata nel bar, che avrebbe coinvolto anche il fratello di Mario Balotelli. Quando i carabinieri sono arrivati, si sono trovati di fronte a una scena quantomeno grottesca: Enoch Barwuah se ne stava lì, sul ciglio della strada, a torso nudo e con i piedi scalzi, nonostante le temperature proibitive. È a quel punto che il giovane li avrebbe aggrediti e si sarebbe poi scagliato pure contro la loro auto di servizio prendendola a calci e pugni. Le prime dichiarazioni di Enoch, però, dicono di una storia diversa: avrebbe raccontato di essere stato lui per primo aggredito, mentre appunto si trovava nel bar con gli amici, da un altro cliente. Che gli avrebbe pure tolto le scarpe. E avrebbe poi sottolineato che non era sua intenzione aggredire i militari («sono scivolato», pare abbia subito dichiarato, «non volevo fargli male»). Ma tutti i dettagli li potrà fornire al giudice. Nel frattempo sta meglio la sorella Abigail, che, dopo aver assistito alla violenta sequenza, si è sentita male al punto da richiedere l’intervento del 118: nulla di grave, si è ripresa poco dopo.”

I rimborsi per ristoranti e telefonini «È la prassi, ma ora non ricordo». L’articolo a firma di Giuseppe Guastella:

“Arrivato in Procura martedì scorso, il capogruppo Pdl Paolo Velentini Puccitelli balza in testa nella classifica quando il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, che svolge l’inchiesta con i sostituti Antonio D’Alessio e Paolo Filippini, corregge un errore nell’imputazione: ha avuto 188.577,17 euro, 70 mila in più. Robledo chiede spiegazioni sulla ricevuta dei 299 euro spesi al ristorante «A’ Riccione» di Milano per «2 coperti, pranzo con pesce + vino Gaia Alteni (80 euro) + Champagne Bollinger (80 euro)». Valentini risponde che «presumibilmente» è solo «una parte del costo», perché «certamente» hanno mangiato in più di due. È svanito il ricordo del pasto da 274 euro, sempre a base di pesce, che ancora in due consumarono nel 2008 nel «Centro ittico». Invece «è un errore» il pranzo da 311 euro, di nuovo in due, alle «Buone cose», ma la questione si esaurisce quando il pm mostra la ricevuta. Valentini è categorico, come tutti gli altri interrogati. «Spese che rispettavano la legge», legate all’espletamento del mandato»; «in 18 anni ho sempre seguito questa prassi» e gli uffici non hanno mai avuto «niente da eccepire» e comunque, anche se non ricorda con chi pasteggiò, «certamente si trattava di personaggi che potevano contribuire» alla funzione istituzionale. Ma, chiede il pm, per fare politica bisogna andare al ristorante? «Non solo al ristorante, ma anche» perché il pasto è legato a «incontri e riunioni che si svolgono anche in altri posti». Anche il leghista Angelo Ciocca ritiene che i suoi rimborsi per pranzi e cene siano regolari perché, sostiene prima di chiudersi nel silenzio e annunciare una memoria, «andare al ristorante» è connesso all’attività di consigliere. «Ho ritenuto che il discrimine fosse l’argomento di conversazione. Una convinzione che deriva dal buon senso», conclude senza spiegare come riesca a dimostrare di cosa si è parlato.”

Un naufragio, un presidente e il terremoto. La Stampa: “Dodici mesi in dodici foto: ricorderemo il 2012 con queste immagini, queste facce e queste storie.” L’articolo a firma di Piero Negri e Marco Soldano:

“Le vittorie e le sconfitte, la voglia di rimettersi in piedi, la gioia e la disperazione. Le immagini del 2012 sono quelle del terremoto che ha sconvolto la vita dell’Emilia-Romagna e della vittoria di Barack Obama che abbraccia la moglie Michelle dopo la rielezione alla presidenza Usa. Accanto alla speranza e alla gioia, lo scafo della nave da crociera Costa Concordia inclinata su un fianco lungo gli scogli dell’Isola del Giglio, un gigante d’acciaio che continua a ricordare le 34 vittime del naufragio e la catena di incompetenze ed errori che le hanno rese possibili. Abbiamo provato a indovinare quali immagini resteranno nella memoria collettiva a simboleggiare l’anno appena passato. Ecco la nostra antologia, che chiunque può integrare con le immagini della sua vita personale.”

Il Centro ora accelera la corsa. L’articolo a firma di Ugo Magri:

“Da sinistra zero peana Anzi, alcune critiche molto mirate. Con gli occhi del Pd, tutto il ragionamento di Monti è carente sul piano delle politiche sociali. Le annotazioni del premier sul «conservatorismo» di Vendola, certi attacchi al sindacato, non potevano non lasciare il segno. Ma c’è dell’altro. Dalle parti di Bersani è sembrato che Monti volesse proporsi come grande artefice di una nuova alleanza tra centro e sinistra, una sorta di continuazione del governo attuale senza però la scomoda presenza del Pdl. Se questa è l’operazione, ai vertici del Pd non suscita particolare emozione, anzi il contrario. Bersani misura dunque le parole e fa intendere che il passato è passato: «Adesso bisogna preservare quel che si è fatto di buono e fare quello che non si è fatto fin qui».”

Il principe Harry diventa eroe “Ha ucciso un capo taleban”. L’articolo a firma di Alessandra Rizzo:

“Il principe Harry è più noto per partecipare ad esclusivi party nei nightclub londinesi che ad azioni militari in un teatro di guerra. Ma, secondo il Sun, il nipote della regina, attualmente schierato in Afghanistan, ha ucciso un comandante talebano durante una missione a bordo di un elicottero Apache. L’azione risale all’ottobre scorso, secondo il tabloid inglese, che cita come fonte un commilitone del principe, il cui nome di battaglia è «Big H». «Stavamo facendo un pattugliamento quando gli elicotteri Apache sono stati chiamati in azione. Abbiamo sentito via radio una voce dall’accento signorile e abbiamo subito capito che si trattava di Big H», ha raccontato la fonte. L’obiettivo era un leader talebano. «A quel punto l’Apache ha sganciato missili Hellfire e boom! È stata tutta opera di Big H». Il ministero della Difesa non ha confermato né smentito la notizia, dicendo che non commenta sulle azioni dei singoli. Harry, 28 anni, è schierato con lo Squadrone 662, Terzo reggimento del corpo d’armata dell’Esercito. È tornato in Afghanistan a settembre per un secondo periodo di servizio, della durata di quattro mesi, dopo quello del 2007-2008, tenuto segreto per motivi di sicurezza e terminato anticipatamente dopo che la notizia era emersa. Harry si era sottoposto a un duro addestramento di un anno e mezzo per diventare pilota di Apache, l’elicottero biposto da combattimento, pur di tornare in servizio ad Helmand, la provincia meridionale dell’Afghanistan dove sono stanziati i circa 9000 soldati britannici. Il principe si trovava già nella base di Camp Bastion quando un attacco talebano aveva causato la morte di due marines americani a settembre. Secondo la Nato, Harry non era mai stato in pericolo.”