ROMA – La Jabhat al-Nusra, il fronte di sostegno per il popolo siriano, è cresciuto esponenzialmente grazie soprattutto ad un’incredibile disponibilità di armi e fondi per combattere contro le forze del presidente siriano Bashar al Assad. La sua fonte principale di finanziamento è quello che arriva dai riscatti: il New York Times ha stimato che al Qaeda e i gruppi affiliati abbiano incassato oltre 125 milioni di dollari negli ultimi 5 anni, la massima parte versati dagli europei. E per liberare Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, il leader della Lega Matteo Salvini parla di “un riscatto di 12 milioni di euro”.
Come racconta Camilla Mozzetti sul Messaggero di Roma,
il Fronte è stato fondato alla fine del 2011, nel pieno della rivolta contro il governo siriano, quando l’allora emiro di al Qaida in Iraq, e ora leader dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, inviò i primi combattenti in Siria.
Considerato «meno sanguinario» del ramo iracheno di al Qaeda, il Fronte si è attribuito diversi attacchi anche contro i civili: nei primi tre mesi del 2012 si rende protagonista di diversi attentati, alcuni kamikaze, a Damasco e Aleppo contro le forze governative siriane, decine i morti. Nel 2013 Nusra finisce al centro di quello che evolverà in scontro violento tra Baghdadi e Ayman al Zawahri: il “califfo” dichiara che al Nusra è parte di al Qaeda in Iraq nella nuova formazione Isis. Ma a giugno proprio il leader di al Qaeda lo smentisce.
L’ostilità tra Nusra e Isis sfocia in aperti combattimenti che secondo alcune fonti lasciano sul campo 3.000 uccisi tra i jihadisti dei due fronti. Alla fine dell’anno Nusra rapisce tredici monache da un monastero cristiano che verranno rilasciate nel marzo del 2014. Pochi mesi dopo, il 27 agosto, mentre l’Isis guadagna le prime pagine per la barbara esecuzione di James Foley, Nusra in controtendenza libera lo scrittore americano Peter Theo Curtis, rapito due anni prima. Il Qatar gioca un ruolo di primo piano nelle trattative per il rilascio. Alla famiglia era stato chiesto un riscatto di 3 milioni di dollari «cresciuti almeno fino a venticinque» (…)