“Alle donne si perdona il conflitto d’interessi”, Marcello Zacché sul Giornale

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Aprile 2014 - 13:16 OLTRE 6 MESI FA
"Alle donne si perdona il conflitto d’interessi", Marcello Zacché sul Giornale

“Alle donne si perdona il conflitto d’interessi”, Marcello Zacché sul Giornale

ROMA – “Se il conflitto di interessi non vale per la Marcegaglia”, questo il titolo dell’articolo a firma di Marcello Zacché sul Giornale:

Il diffuso entusiasmo per le prime nomine dell’era Renzi fa passare vari te­mi in secondo piano. O li cancella del tutto. Tra que­sti c­i sono le questioni di op­portunità che alcune di que­ste nomine portano in do­te.

Chiamiamoli come vo­gliamo o anche con il loro nome: conflitti d’interesse. Si tratta di quella circostan­za per cui il legittimo inte­resse privato di chicches­sia entra in competizione con l’altrettanto legittimo interesse, privato o pubbli­co, che la stessa persona rappresenta per nome o per conto di qualcosa di al­tro, di qualcun altro o di una collettività di indivi­dui, come è una società pubbli­ca o quotata in Borsa.

Prendiamo le due neopresi­denti di Eni e Poste, Emma Mar­cegaglia e Luisa Todini. Politica­mente è par condicio: la prima siede nel cda Rai in quota ex Pdl e già a vent’anni era una delle prime candidate di Forza Italia; la seconda, da presidente della Confindustria, è stata una delle cause della caduta del governo Berlusconi nel 2011. Entrambe sono o sono state imprenditrici nei loro imperi di famiglia. E qui c’è da chiedersi con quale sere­nità potranno svolgere il loro ruolo e soprattutto con quale sentimento lavoreranno da og­gi tutti coloro che, avendo a che fare con Eni o Poste, avranno an­che affari in piedi con Marcega­glia spa o con i Todini.

Il gruppo Marcegaglia è un co­losso mondiale dell’acciaio, con 5 milioni di tonnellate di produzione annua, 7mila di­pendenti in 43 stabilimenti su tutto il pianeta, per 4 miliardi di ricavi. Si occupa anche di co­struzioni, turismo, real estate (ha appena rilevato la Gabetti) e, per l’appunto, energia. Della quale, naturalmente, è anche un consumatore inesauribile. E a conferma dei rapporti fitti, ine­vitabili, tra gruppo e produttori di energia c’è addirittura, nel 2008, un patteggiamento di 11 mesi concesso al fratello di Em­ma, l’ad del gruppo Antonio Marcegaglia, per un’accusa di tangenti proprio a una società del Cane a sei zampe, l’Eni­power. Un fatto che di per sé non toglie nulla alle qualità del­la Marcegaglia, che ha senz’al­tro l’esperienza e le relazioni an­che internazionali per il vertice Eni. Purtuttavia resta da chie­dersi se una presidenza di tale ri­lievo non rischi di esercitare un certo peso in determinate tratta­tive private del gruppo manto­vano con clienti o fornitori cor­relati. Sappiamo bene che il pre­sidente non è operativo, non è il capo azienda. Ma ci pare uno di quei casi in cui la forma diventa sostanza.

Diverso è il caso di Todini. La società fondata da Franco Todi­ni, dal 2010 fa parte del gruppo Salini Impregilo, che ne ha rile­vato poi il 100% e ora lo ha mes­so in vendita. Todini Costruzio­ni è attiva ovunque con grandi opere, vale intorno al mezzo mi­liardo di ricavi e ha scelto Salini per rafforzarsi ulteriormente nelle commesse, specie interna­zionali. Luisa non ha dunque un interesse diretto nella socie­tà ormai ex di famiglia. Anche se nelle holding a monte resta­no attività legate alle costruzio­ni e le Poste, sempre più gruppo finanziario e meno francobolli, possono rappresentare un im­portante interlocutore. Ma il conflitto è anche un altro: quel­lo di una visibilità che, insieme alle relazioni, pare oggi essere il principale volano delle quote rosa, indipendentemente dalle specifiche competenze. Una vi­sibilità che rischia in ogni mo­mento di non essere più, o non essere solo nell’interesse dell’ azienda che si rappresenta, ben­sì in quello della crescita di una credibilità privata o personale nei confronti delle banche, dei clienti, dei fornitori piuttosto che dei cacciatori di teste.