Amanda Lear: “Quello show di Berlusconi, io cantavo e Barbara D’Urso…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Luglio 2016 - 05:00 OLTRE 6 MESI FA
Amanda Lear: "Quello show di Berlusconi, io cantavo e Barbara D'Urso..."

Amanda Lear: “Quello show di Berlusconi, io cantavo e Barbara D’Urso…”

ROMA – Amanda Lear a 76 anni si racconta in una intervista e rievoca i tempi della televisine, quando Berlusconi la chiamò per uno show del sabato sera. Erano i tempi di Fantastico, dice, e a ballare dietro di lei, a seno nudo, c’era una giovane Barbara D’Urso, diventata poi la regina dei salotti di Mediaset. Ricordi evocati mentre si prepara alla sua grande avventura nel cinema, dove ritorna nel ruolo di una nonna nel film Metti una notte diretta da Cosimo Messeri.

Una intervista fiume rilasciata ad Arianna Finos per Repubblica in cui Amanda Lear racconta il suo rapporto con Salvator Dalì e con Adriano Celentano, parla della disco musi che definisce “orrore” e ancora “robaccia”, ma spiega anche di non avere rimpianti:

” A Londra negli anni Sessanta non mancava il divertimento.
“Altroché. Ho vissuto il mondo creativo e giovane dei Rolling Stones, dei Beatles. Ogni giorno un’idea e tutti che si frequentavano. Dalí andava a cena con Picasso. Oggi si immagini se Koons va a cena con Botero… Io ero la modella di Mary Quant, mi portò in America per presentare la sua minigonna. Ogni mattina in una tv diversa. Austin, Baton Rouge, Little Rock, ci siamo fatte insultare dappertutto: “Che schifo, vergognati”. Ma era divertente. Io non ho fatto carriera per la bellezza. Tutti questi artisti, Bowie e Dalí, in me vedevano una donna aperta, divertente, estrosa. Oggi sono chiacchierona, allora stavo zitta, guardavo e imparavo. Dalí e Warhol erano le star, io nell’ombra, a scuola di fama. In pubblico Dalí smetteva di essere il gentiluomo che conoscevo per recitare il suo personaggio”.

E lei come recita Amanda Lear?
“In tv faccio l’ironica, l’imbecille, sbaglio l’italiano. Faccio quello che vuole la gente. Certo nessuno si interessa alle mie angosce”. Ha avuti momenti difficili. “Tutto è stato difficile, sempre. Quando sette anni fa mi buttai nel teatro tutti ridevano: alla prima prova di lettura mi presentai con l’intero copione a memoria. Sono una professionista”.

Preparano un film tratto dal suo libro “La mia vita con Dalí”.
“Sì. Una produzione canadese. Si sono fatti avanti tutti, Pacino, Johnny Depp, Banderas, Brody. Ho potere decisionale nella scelta, anche per quanto riguarda chi mi interpreterà. Anni fa mi proposero Claudia Schiffer. Lei mi disse: “Bello il libro, chi te lo ha scritto?” e io “Grazie cara, chi te lo ha letto?””.

Lei è sempre stata circondato da un’aura di mistero.
“Mah, sul mio sito c’è scritto tutto. La verità è che mi interessava fare carriera. Tutto era buono per farmi notare. Ero provocatoria come oggi Miley Cyrus, Rihanna, Beyoncé, le considero le mie figlie. La più brava, anche se veste da cani, è Lady Gaga. Oggi per me una cantante è voce e microfono. Mina, la Vanoni. Ho appena fatto un disco. Let me entertain you. Dopo 18 album e 27 milioni di copie vendute di robaccia, mi sembra di essere una cantante per la prima volta. Ho inciso dal vivo, con l’orchestra. Finora avevo conosciuto solo sintetizzatori”.

Bowie la spinse a cantare.
“Credeva in me. Mi mandò due anni a studiare canto dalla cattivissima Florence, mi dava certi colpi sullo stomaco… Mi misero sotto contratto. Ma lui aveva iniziato a prendere tanta droga. Mi sono stufata, sono andata a Monaco. I tedeschi mi hanno rivoluto con la voce roca da notte insonne e sigarette. La disco music non mi piaceva, volevo fare il rock. A Roma mi cantavano appresso “Voulez-vous…” un tormentone. Madonna come la odio quella canzone. È orrenda”.

Poi è arrivata la tv berlusconiana.
“Berlusconi mi chiamò per gli show del sabato sera. Erano i tempi di Fantastico, c’era la novità di Stryx. Ricordo un brano in cui canto e dietro a me, a seno nudo, Barbara D’Urso. In Mediaset mi affiancarono ad Andrea Giordana, litigavamo perché non ci stavo a fare la soubrette oca e lo riempivo di ironia. Lui si offendeva, al pubblico femminile piacevo”.

Al cinema non è andata bene.
“Dalí fingeva di aiutarmi, in realtà mi sabotava. Mi spedì a Roma da Fellini, girava a Cinecittà La città delle donne. Federico mi vede e mi dice: “Ma tu sei una modella, io cerco una donna straripante, culona”.

Diceva che ero troppo magra e mi portava con la Masina al ristorante, ordinava piattoni di pasta: “Mangia, mangia” “. Ha fatto un film con Celentano.
“Il primo girato in Italia. Zio Adolfo in arte Führer. Un disastro. Interpretavo una cantante tedesca alla Dietrich, ma Celentano, superstizioso, si convince che Marlene porta sfiga, poi dà la colpa a me e al mio vestito viola del flop. Il film era orrendo “. Altri rimpianti? ” Nessuno. Nella vita ho fatto dischi orrendi e sbagliato molto. Ma rifarei tutto”.