Amnistia e indulto, Marco Travaglio e il Giornale: prime pagine e rassegna stampa

Il Corriere della Sera: “Napolitano: amnistia e indulto”. Lasciate stare i pensionati. Editoriale di Massimo Fracaro e Nicola Saldutti:

“Ci deve pur essere una tregua per chi, dopo anni di lavoro, aspira legittimamente al raggiungimento della pensione. Una tregua dal cambiamento che verrà: perché le riforme pensionistiche sono come le ciliegie. Una tira l’altra. Ci deve pur essere una tregua dalle continue dichiarazioni dei ministri e dei parlamentari. Una tregua dall’incertezza sull’età alla quale si avrà il diritto di lasciare il posto di lavoro. Eppure questa tregua appare un miraggio. L’incertezza previdenziale sembra una condizione necessaria per l’Italia, sempre in bilico su un deficit e un debito pubblico cronicamente eccessivi. Ma è una situazione sempre più difficile da accettare.
Certo, il vincolo dei conti ha costretto i governi a intervenire più volte sul sistema pensionistico. La riforma Fornero consentirà di risparmiare qualcosa come 93 miliardi di euro. Prima c’erano stati Amato, Dini, Maroni, Prodi: le riforme previdenziali sono state probabilmente gli interventi che più hanno consentito di tenere l’Italia a galla. E in qualche modo i pensionandi, e i pensionati, hanno il merito di aver fatto i sacrifici necessari per aiutare i conti pubblici. Ma è arrivato il momento di lasciarli, in qualche modo, stare. Di cercare altrove le risorse necessarie.
Prendiamo l’audizione tenuta ieri dal ministro del Welfare, Enrico Giovannini, alla Camera. Per le pensioni oltre sei volte l’assegno minimo, quindi pari a circa 3.000 euro lordi al mese (poco più di 2.000 netti), anche per l’anno prossimo scatterà il congelamento”.

Il doppio livello di lettura che irrita il presidente. Il retroscena di Marzio Breda:

“Ha chiuso il messaggio alle Camere evocando il rischio di «ingiustificabili distorsioni», a proposito del dramma carcerario. Ma proprio di una smaccata «distorsione», politica prima ancora che testuale, è vittima lui. Con il Movimento 5 Stelle che piega le sue parole come un «messaggio ad personam» e le censura alla stregua di «un diktat al Parlamento», per garantire un salvacondotto a Berlusconi. È il solito riflesso condizionato bipolare (infatti non appena in aula viene evocata l’«amnistia» il Pdl applaude) che ammala fino all’isteria la nostra vita pubblica, nella pretesa di scorgere dietro ogni frase un intrigo e traducendo tutto in interventi pro, o contro, il Cavaliere. Ecco ciò che ha in mente Giorgio Napolitano quando in serata, rientrato in albergo dopo una sessione del meeting internazionale che lo vede impegnato in Polonia, lo si interroga su queste reazioni. Dice, scuro in volto e alzando la voce come molto raramente gli accade: «Coloro i quali pongono la questione in questi termini fanno pensare a una sola cosa, hanno un pensiero fisso e se ne fregano dei problemi della gente e del Paese. Non sanno quale tragedia sia quella delle carceri… E al riguardo non ho altro da aggiungere». Insomma: il doppio, e maliziosissimo, livello di lettura applicato al suo appello solenne fa quasi uscire dai gangheri il presidente della Repubblica, come dimostra quel «fregarsene» che è lontano anni luce dalla sua sempre sorvegliata cifra espressiva. Così, si ribella all’accostamento strumentale perché sente di esserne toccato due volte: 1) perché punta ad alimentare dubbi sulla neutralità alla quale è vincolato dalla Costituzione, oltre che dalla propria stessa coscienza; 2) perché immiserisce un tema di responsabilità nazionale che non può più essere eluso, e non a caso renderne consapevoli le Assemblee affinché sia affrontato e risolto è per lui «un imperativo giuridico e morale». Di più: è un tema di civiltà su cui ha ritenuto di dover mettere alle strette — e in un certo senso in mora — il Parlamento, dopo aver verificato l’emergenza (con visite in diverse carceri e più di un colloquio con Marco Pannella) e dopo che l’Italia è stata più volte sanzionata per questo dall’Unione Europea”.

La prima pagina di Repubblica: “Napolitano invoca l’amnistia”.

Il Fatto Quotidiano: “Ecco l’amnistia di Napolitano. Svuota le celle e salva B.”

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Il Giornale: “La giustizia è un cancro. Adesso è ufficiale”. Inutile nascondersi . L’amnistia s’ha da fare. Editoriale di Vittorio Feltri:

Tra i poteri del capo dello Stato c’è an­che quello di inviare messaggi alle Camere, lo sanno anche i ragazzi di terza media che abbiano sfogliato il libro di educazione civica. Ma è un potere rara­mente esercitato, forse perché i nostri presi­denti, da Francesco Cossiga in poi, hanno fat­to di tutto e di più, comandando a bacchetta Parlamento e governo, trasformando – di fatto – la nostra Repubblica parlamentare in una Re­pubblica presidenziale, proprio ciò che la sini­stra aveva sempre aborrito. Vabbè, non impor­ta. Casi della vita, anche della politica. Giorgio Napolitano non si era mai sognato di prendere carta e penna per inviare una lette­ra ai signori di Montecitorio e Palazzo Mada­ma. Ieri ha colmato la lacuna, e dal nostro pun­to di vista ha fatto benone a farsi vivo per iscrit­to in modo che le sue parole non possano esse­re equivocate. Il contenuto della missiva è im­prontato al massimo della saggezza: è ora di in­tervenire – sottolinea il Quirinale – allo scopo di risolvere il dramma carcerario che non inte­ressa ai cittadini finché non finiscono in gale­ra, ma interessa moltissimo a coloro i quali, a un certo punto, inaspettatamente, sono co­stretti ad andare dietro le sbarre”.

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