ROMA – Sulla questione-amnistia Matteo Renzi non è stato sempre il leader diritto e duro, legge e ordine, esibitosi il 12 ottobre a Bari per il lancio della sua campagna per le primarie pd.
Luciano Capone su Libero fa notare come qualche anno fa e anche qualche mese fa il sindaco di Firenze avesse posizioni più garantiste sul tema dell’amnistia e dell’indulto, provvedimenti invocati dal presidente Giorgio Napolitano per uscire dall’emergenza del sovraffollamento delle carceri.
“Renzi spesso, come recita il suo stesso slogan, “cambia verso”. L’ultimo esempio è la sua posizione sull’invito del presidente Napolitano a considerare «rimedi straordinari» per l’emergenza carceri. Nella prima uscita da segretario in pectore del Pd, Renzi ha definito un gigantesco errore il provvedimento di clemenza: «Affrontare oggi il tema dell’amnistia e dell’indulto è un clamoroso autogol». La sua chiusura ha suscitato polemiche ed è dovuto tornare sul tema: «Non ho parlato contro il presidente della Repubblica, ho detto che non sarebbe serio, educativo, responsabile sette anni dopo un indulto come quello del 2006 farne un altro».
Ma fino a poco fa Renzi la pensava all’esatto opposto. Nel 2005, quando era presidente della provincia di Firenze, in risposta ad una lettera sul tema dell’amnistia del radicale Massimo Lenzi, così rispondeva: «Conosci le mie opinioni e sai che sono spesso distanti da alcune delle battaglie storiche di Marco Pannella. Ma sono pronto, nel mio piccolo, a fare la mia parte perchè la sete di giustizia che anima il leader radicale trovi una fonte soddisfacente. Aderisco alla battaglia di Pannella per l’amnistia, impegno morale, civile sociale della comunità italiana». Una risposta sentita su un tema evidentemente prioritario nel suo impegno politico. Il sindaco di Firenze potrebbe rivendicare la sua coerenza dicendo che era a favore di un provvedimento di clemenza nel 2005, ma non lo è oggi, visto che sono passati pochi anni dall’indulto del 2006.
Renzi però era favorevole all’amnistia non solo nel 2005, ma fino a pochi mesi fa quando, durante uno degli scioperi della fame di Marco Pannella sulla condizione carceraria, sottoscrisse un’accorata lettera al leader radicale: «Le tue richieste sono giuste e legittime, nella loro immediatezza oltre che nel loro contenuto – e ancora – vogliamo farci carico della lotta per l’amnistia, per la giustizia e per la libertà, per il ripristino della legalità e del rispetto della dignità all’interno delle nostre carceri, per interrompere una violenza che riguarda tutti i cittadini, non solo i detenuti; per ristabilire i principi della Costituzione».
E la missiva proseguiva mettendo in gioco il proprio impegno e tutta la sua persona: «Armati di nonviolenza, con i nostri corpi, con il ruolo che ricopriamo, intraprenderemo, a staffetta, uno sciopero della fame, sperando, con forza e caparbietà, che il Parlamento italiano conceda un provvedimento di amnistia».
A cambiare idea sull’amnistia, fa notare Capone non è stato solo Matteo Renzi ma anche un altro leader molto attento al consenso. No, non si tratta di Berlusconi, ma di Beppe Grillo:
“Parole inequivocabili, come quelle di Beppe Grillo che sempre nel 2005, dopo aver firmato un appello per l’amnistia, dava ospitalità al leader dei Radicali sul suo blog: «Marco Pannella si sta battendo per una causa giusta. Il carcere in Italia non serve a riabilitare nessuno, ma a uccidere». Il megafono dei 5 Stelle pubblicava anche una lettera dei Radicali che richiamava l’attenzione sulla «necessità e l’urgenza di una amnistia quale primo passo per affrontare la crisi della giustizia e il sovraffollamento delle carceri».
Capone conclude dicendo che Renzi e Grillo rimangono sospesi fra Mirabeu e Longanesi. Honoré Gabriel Riqueti conte di Mirabeau diceva che “solo gli imbecilli non cambiano mai idea”. Leo Longanesi invece che “solo un cretino è pieno di idee”.