Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano: “Franco Gabrielli e gli gne gne…”

Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano: "Franco Gabrielli e gli gne gne..."
Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano: “Franco Gabrielli e gli gne gne…”

ROMA – “Mancava solo che Gabrielli aggiungesse specchio riflesso e facesse linguaccia ai soliti criticoni” scrive Andrea Scanzi dopo “il raddrizzamento” (ben riuscito) della Costa Concordia. E’ felice il capo della protezione civile Gabrielli, forse troppo: “Ho sentito di tutto e di più nei talk televisivi – dichiara Gabrielli a operazioni concluse – ffermazioni fatte con una sicumera che mi ha sempre scoraggiato. Ora vorrei che qualcuno rendesse conto di questi atteggiamenti”.

Ecco uno stralcio dell’articolo:

 La reazione piccata di Gabrielli non è inusuale. Basta guardare all’eterna disfida tra Enrico Letta e Matteo Renzi. Scontro politico? No, personale. Dal dibattito politico al campanilismo ostentato, guelfi e ghibellini, fiorentini contro pisani. Renzi attacca, Letta non risponde. Letta provoca, Renzi fa finta di nulla. Gne gne gne. Asilo Mariuccia, con buona pace di chi ancora crede all’importanza dell’ideologia. Nella dittatura del personalismo spunta persino un cane, il leggendario Dudù, che non solo non ne può più di avere intorno Berlusconi e Pascale, ma detesta comprensibilmente sia Capezzone che Santanché. Sarebbe ideale come candidato alle Primarie del Pd, anche se forse parrebbe troppo estremista. Secondo le ricostruzioni di Oggi, Francesca Pascale avrebbe cacciato dalla residenza berlusconiana Gelmini e Carfagna (che si è sfogata con un’apparizione-harakiri a Ballarò), senza dimenticare la Pitonessa. Ad agosto, tra Pascale e Lady Garnero, pareva un idillio. Ora è finito tutto. Un litigio marginale e assai poco avvincente, che però incide sul dibattito politico, perché – drammaticamente – dalle reazioni della Pascale dipende pure il termometro berlusconiano: falchi o colombe? Governo caduto o tenuto in vita? Berlusconi ha accelerato questa deriva egotico-bambinesca della politica, ma un po ’ è sempre stato così. Il duello tra Occhetto e D’Alema, come racconta il primo nel suo ultimo libro, c’entrava poco con Engels e molto con l’antipatia a pelle. Idem tra D’Alema e Veltroni (e ritenere simpatico D’Alema, in effetti, è impresa ardua). E anche in una forza giovane come il Movimento 5 Stelle, per esempio nella singolar tenzone tra Lorenzo Battista e Claudio Messora, più delle idee sembra contare l’umore degli zebedei. Per non parlare della Lega, con l’astio vero tra bossiani e maroniani, o degli ex sobri di Scelta Civica, sempre più litigiosi e divisi. Dalla dittatura delle idee a quella della permalosità: non esattamente un’evoluzione invidiabile.

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