Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano: “Happy Days: 40 anni, da Fonzie a Renzie”

Happy Days: 40 anni, da Fonzie a Renzie
Happy Days: 40 anni, da Fonzie a Renzie

ROMA – Da Fonzie a Renzie scrive Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano. La prima puntata di Happy Days “andò in onda quarant’anni fa, il 15 gennaio 1974. Tecnicamente era uno spin off della meno nota Love, American Style. Sarebbe divenuta un successo mondiale. Enorme, forse troppo enorme. Al punto da crescere e condizionare, perfino “ideologicamente”, intere generazioni”. Compresa quella di Renzi, scrive Scanzi:

La sigla, composta da Charles Fox, la conoscono tutti. Come conoscono, e ricordano, le gesta borghesissime – e pallosissime – di casa Cunningham, summa insuperabile della famiglia Mulino Bianco. Milwaukee, Wisconsin. Gli anni d’oro del sogno americano, dal 1953 al 1963, a cavallo tra echi della guerra di Corea e il Vietnam di là da venire. Happy Days era un presepe. Tutto era bello, buono, giusto. Peggiorò anno dopo anno, al punto che si usa oggi un’immagine (“Jumpin ’ the shark”) per sottolineare quando una serie cerca a tutti i costi il colpo di scena per ritrovare lo smalto perduto. A “saltare lo squalo (bianco)”, nella prima puntata della quinta stagione, era stato Fonzie. Facendo sci nautico, e senza togliersi il giubbotto di pelle. Lo stesso che ha indossato Matteo Renzi, a conferma che Happy Days ha cresciuto non solo i sessantenni di oggi ma pure i quarantenni. Che, per non farsi mancare nulla, a tali padri putativi catodici hanno aggiunto anche gli epigoni stanchi, roba tipo Casa Keaton o peggio Genitori in blue jeans. Se le serie tivù formano i futuri statisti, non resta che sperare in coloro che oggi – magari ventenni – hanno scelto Homeland o Breaking Bad come apprendistato. Nel frattempo, e nell’attesa, Happy Days vive e (non) lotta ancora in mezzo a noi. Ogni tanto qualche protagonista rispunta in programmi nostalgici, condotti magari da Carlo Conti su RaiUno. Happy Days grondava melassa e prometteva lieti fine, ma – come capitava spesso per le serie di allora – non ha portato granché fortuna agli attori. L’eccezione è Richie Cunningham, cioè Ron Howard. Abbandonò la serie alla settima stagione, nella finzione per fare lo sceneggiatore e nella realtà per diventare regista. Ci credevano in pochi e invece ha fregato tutti, mietendo successi spesso buonisti (l’imprinting rimane quello) ma rispettabili, da Cocoon ad Apollo 13, da A Beautifil Mind al recente Rush.

Il vincente di Happy Days era Fonzie. Doveva essere un personaggio marginale, ma il successo stupì gli autori e li indusse a eliminare il fratello maggiore di Richie, “Chuck”. Fonzie era Henry Winkler, oggi 69 enne. Dopo Happy Days, alla recitazione ha preferito regia e produzione. Negli ultimi anni, insieme a Lin Oliver, è divenuto autore di successo di libri per ragazzi: protagonista della saga è Hank Zipzer, un bambino di nove anni affetto da dislessia come Winkler. Degli altri, chi più chi meno, si sono perse le tracce. Papà Howard Cunningham (Tom Bosley) è morto tre anni fa, mamma Marion Ross ha 85 anni e dopo Happy Days si è vista poco. Il primo proprietario del bar Arnold’s era Pat Morita, poi maestro Miyagi in Karate Kid (“Dai la cera, togli la cera”), scomparso nove anni fa. IL SECONDO, il cuoco paffuto Al (Molinaro), ha 95 anni. Nel 1987 ha aperto una catena di ristoranti chiamata “Big Al” con il collega “Potsie” (Anson Williams, 65), divenuto regista affermato di serie tivù: Beverly Hills, Melrose Place, Streghe. Ralph Malph (Donny Most, 61) fa il doppiatore, ad esempio nei Griffin, e il disegnatore satirico. “Chuchi”, il cugino di Fonzie impersonato da Scott Baio, ha 54 anni. Alan Parker lo volle in Piccoli Gangsters del ‘ 76 con Jodie Foster, ma la carriera si è poi arenata. Nell’ultima stagione, Chuchi sposava “Sottiletta” Cunningham. Ne nacque anche uno spin off tremendo, Jenny e Chuchi, durato appena un anno (82 / 83). Oggi “Sottiletta” Erin Moran ha 53 anni. Primo ruolo a 5 anni, poi il successo, poi il nulla o quasi. Giusto particine in Beautiful e comparsate televisive. Due anni fa, poverissima, ha vissuto in una roulotte della suocera all’interno di un camping nello Stato dell’Indiana. Neanche il tempo di ambientarsi ed è stata sfrattata con il marito Steven Fleischmann: troppa vita dissoluta. Troppo alcol, troppa droga. E troppo rimpianto per quei giorni felici, che poi forse così felici non erano.

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