ROMA – “L’autogol di Beppe: giornalisti resi martiri”, questo il titolo dell’articolo a firma di Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano:
È incredibile il talento di Beppe Grillo nel farsi male da solo. Sul palco del terzo Vaffa Day era parso (per quanto può) più propositivo che distruttivo. Neanche una settimana dopo, torna quel suo agire perennemente bipolare: un giorno una mossa vincente e quello dopo un autogol titanico.
A che serve, politicamente, il post di Beppe Grillo contro la giornalista de L’Unità? A nulla, se non a generare due effetti particolarmente nefasti per il M5S. Il primo è che quasi tutti i giornalisti, a partire da coloro che hanno colpe gigantesche sullo svilimento della categoria, potranno recitare comicamente la parte dei martiri. Il secondo è che l’attacco frontale a Maria Novella Oppo de L’Unità ecciterà la parte insultante dell’elettorato grillino. Una parte largamente minoritaria, come testimoniava la piazza del V-Day 3 (fatta più da “dialoganti” che da “talebani”), ma che in Rete è assai attiva. Esporre alla gogna i giornalisti, con tanto di foto segnaletica, è tanto volgare quanto politicamente suicida. Alimenta le accuse di fascismo, di squadrismo. Riverberba l’incubo delle liste di proscrizione, che con il M5S non c’entrano nulla, ma che Grillo e Casaleggio in qualche modo fanno ricordare attraverso post inquietanti.
Non c’è nulla di nuovo nel rapporto conflittuale tra Grillo e giornalisti. E’ stato parte del suo successo, soprattutto all’inizio: serviva a sottolineare la differenza tra “noi” e “loro”. Stampa e tivù hanno colpe enormi. Gli stessi articoli della Oppo picchiavano duro: “Ogni giorno una pagliacciata dei grillini […] fanno casino […] dimostrano di non saper fare e di non aver fatto niente per il popolo italiano […] sono succubi di Berlusconi”. Asserire il non vero per supportare Cuperlo, o dileggiare l’avversario per rivalutare D’Alema, è cosa diversa dall’esercitare il diritto di critica. In un emblematico fuori onda, l’inviato nonché (bravo) autore di Piazzapulita Alessandro Sortino ha candidamente ammesso una settimana fa che, in tivù, il politico potente non è quasi mai messo sotto torchio. Altrimenti, poi, non torna. Bisogna trattarlo bene. Parlava, con alcuni attivisti 5 Stelle, di Matteo Renzi, che infatti suole farsi intervistare in collegamento dal suo studio e possibilmente senza interlocutori a parte il conduttore, ma vale per quasi tutti. Con Grillo e parlamentari 5 Stelle, al contrario, si usa il napalm (…)
La mala informazione è un problema enorme e le carognate che riceve M5S ne sono ulteriore prova. Non è però pubblicando gli identikit delle “nemiche” Oppo che si risolve il problema. Tutti i politici sono vendicativi, ma di solito si “limitano” a negarti le interviste. La colonna infame è irricevibile, nonché un boomerang: se qualcuno facesse lo stesso con un ritratto di Casaleggio, infierendo sui boccoli da Yoko Ono folgorato sulla via di Cocciante, non basterebbe tutta Nonciclopedia. Dario Fo, con consueta lucidità, ha riassunto la vicenda: “I toni di Beppe sono inaccettabili, ma i giornalisti la smettano di sputtanare”. Sintesi perfetta. Grillo vuole bene al Movimento e ai suoi parlamentari. Proprio per questo, e al più presto, deve individuare e disinnescare il mandante di tutte le cazzate che fa.
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