ROMA – Un centro sociale alle Terme di Caracalla, a Roma, l’Angelo Mai, è stato fatto sgomberare dalla Procura della Repubblica che ha individuato come indagate 40 persone, tra cui esponenti del Movimento per la casa, con accuse che comprendono associazione per delinquere finalizzata all’estorsione.
Secondo Riccardo Tagliapietra, che lo ha riferito sul quotidiano il Messaggero di Roma, la Procura della Repubblica accusa i dirigenti del Centro sociale e del Movimento di pretendere dai senzatetto ospitati denaro e prestazioni d’opera, come partecipare a manifestazioni in cambio dell’accoglienza. Ci sarebbe stato un tariffario: 10 euro per gli italiani, “fino a un migliaio di euro per gli arabi, secondo un testimone”.
L’intervento della Procura della Repubblica ha colto di sorpresa il sindaco di Roma Ignazio Marino, che per i centri sociali ha un debole e che ha tollerato, da quando è sindaco, un crescente livello di illegalità a Roma. La sfiducia della magistratura nei confronti del Comune di Roma guidato da Ignazio Marino risale all’estate del 2013, quando il vice sindaco e vero uomo forte, Luigi Nieri, di Sel, abolì dei regolamenti di polizia urbana sostenendo che è finita l’epoca dei sindaci sceriffi.
Un’azione i cui echi sono arrivati come un fulmine a ciel sereno in Campidoglio. «Non sapevo nulla, nessuno mi ha avvisato», ha detto imbarazzato il sindaco Ignazio Marino, che insieme al vice sindaco, Luigi Nieri, ha dichiarato che chiederà «l’immediato dissequestro delle strutture requisite». E il sostegno anche da altre realtà della contestazione della Capitale, compreso il Teatro Valle, che ha accusato la Procura di aver innescato una sorta di ritorsione politica.
Qualcuno ha annunciato lo sciopero della fame; altri, più minacciosamente, una mobilitazione che nei prossimi giorni potrebbe attraversare la città. Ma ciò che appare più evidente è la frattura tra la Procura e il Campidoglio che ha criticato la scelta dei magistrati. «Il problema dell’emergenza abitativa, in città, presenta ormai cifre allarmanti – ha spiegato Marino in una nota – Siamo altrettanto preoccupati per l’improvviso sgombero dell’Angelo Mai, un importante presidio culturale cittadino». Non sono mancate le critiche al sindaco. «Resto allibita di fronte a un sindaco che anziché solidarizzare in pieno con l’azione delle forze dell’ordine – rimarca Sveva Belviso, ex vicesindaco, capogruppo Ncd a Roma Capitale – difende invece gli occupanti abusivi. Le case vadano a chi ne ha diritto per legge e per graduatoria».
Sono 21 le perquisizioni che si sono aggiunte al blitz, molte delle quali nelle abitazioni dei quaranta indagati, tra cui la donna che gli investigatori considerano la leader, Maria Giuseppa Vitale, detta Pina. L’inchiesta dei magistrati ha dipinto una vera e propria organizzazione, che non si faceva scrupolo di usare «metodiche violente, minatorie» e costringeva gli occupanti «a effettuare prestazioni lavorative gratis». Sono stati gli stessi occupanti a raccontarlo. Per accedere alle occupazioni «bisogna versare una quota di 10 euro, ma agli arabi viene richiesta una somma sino a un migliaio di euro». Gli aspiranti occupanti per non essere cancellati dalle liste di attesa dovevano partecipare a manifestazioni, alle occupazioni (…)
Sul Corriere della Sera, Ilaria Sacchettoni aggiunge altri dettagli:
Pagavano per occupare un alloggio abusivo. E pagavano quando dovevano lasciarlo, sia pure per poche settimane. Ad esempio quando andavano a visitare i parenti nel loro paese. Tariffe variabili dai 1.000 ai 4.500 euro per trasformare «aule scolastiche in alloggi». Contributi per la cassa comune. Imposte, per così dire, una tantum: nella città dell’emergenza irrisolta i leader dei movimenti di occupazione potevano ritagliarsi uno spazio privilegiato e gratificarsi di singoli vantaggi.
Così, ad esempio, «con il denaro richiesto agli occupanti» ci si concedeva la prerogativa «di una piscina gonfiabile a uso esclusivo della Vitale (Pina Vitale, indagata, ndr ) dei membri del gruppo direttivo e dei figli in tenera età degli occupanti». Vantaggio ben presidiato, visto che la manutenzione della piscina stessa, come è scritto nel decreto di perquisizione del pubblico ministero Luca Tescaroli, «veniva effettuata dagli occupanti i quali peraltro non potevano accedere alla stessa». A Natale e in occasione del compleanno della Vitale, gli occupanti «erano costretti a dare 100 euro per farle un regalo». Alla leader del Comitato popolare di Lotta per la Casa e ad altri tredici — Serena Malta, Silvia Poluzzi, Giulio Zabeo, Samira Harsan, Soumya Lotfi, Fabrizio Donati, Francesco Zabeo («Franco»), Carlo Romani («Zio Carlo»), Maurizio Longhi, Emmanuele Granato, Mohamed Hamed Abd El Moehety («Mimmo»), Giulia De Filippis e Marco Patrizi – gli inquirenti contestano l’occupazione dell’ex «Amerigo Vespucci» quella dell’ex «Hertz», l’invasione dell’ex clinica «San Giorgio» e l’occupazione dell’ «Angelo Mai».
Partiti dalla denuncia di un occupante gli investigatori, coordinati dall’aggiunto Giancarlo Capaldo, hanno ricostruito anche episodi di estorsione con minacce. In un caso, quello di Assya El Asry , la Vitale si era fatta consegnare diverse somme di denaro. La prospettiva (assai concreta) di restare senza un tetto per la notte convinceva chiunque a pagare. Nel caso di una occupante, Fatiha Taarabit, fu sfruttato anche il suo lavoro. Con minacce la Taarabit fu spinta «ad acquistare e preparare cibo in occasione degli incontri svolti presso la struttura occupata con le delegazioni di giornalisti, studenti, politici» come pure «ad acquistare e preparare il cibo venduto presso la struttura ‘Angelo Mai Altrove Occupato’ gestita dal comitato in parola nonchè a effettuare senza alcuna retribuzione le pulizie della predetta struttura», procurandosi «un ingiusto profitto con altrui danno». La minaccia di perdere l’alloggio avrebbe, in sostanza, armato l’esercito disperato degli occupanti abusivi romani (…)