Anna Maria Cancellieri indagata? Le due possibilità della Procura di Torino

Anna Maria Cancellieri indagata? Le due possibilità della Procura di TorinoTORINO – C’è un’unica finestra temporale a disposizione della Procura di Torino per scegliere come trasmettere a Roma le carte dell’affaire Anna Maria Cancellieri: se con il ministro indagato oppure no. Il tempo scade martedì. La tabella di marcia è scandita da Ottavia Giustetti e Paolo Griseri su Repubblica, il giornale che ha lanciato la vicenda scoprendo i verbali:

Per i magistrati torinesi è necessario valutare due contrapposti pericoli: il rischio di poter essere accusati un giorno di aver peccato d’indulgenza nei confronti del Guardasigilli e quello, contrario, di aver voluto anticipare con un avviso di garanzia il giudizio della politica. «Nessuna decisione è ancora stata presa», dicevano ieri serale fonti del Palazzo di giustizia. Di sicuro c’è un terzo rischio che proprio i pm guidati da Giancarlo Caselli non possono correre: quello di decidere l’eventuale iscrizione di Annamaria Cancellieri nel registro degli indagati dopo il dibattito parlamentare. Perché se la discussione in Parlamento finisse per riconfermare fiducia al ministro, annunciare il giorno dopo che quel ministro è sotto inchiesta significherebbe aprire, di fatto, un fortissimo contrasto istituzionale. Per questa ragione ogni decisione sull’eventuale iscrizione del Guardasigilli va presa prima che i partiti comincino a discutere, vale a dire prima che si riuniscano, martedì sera, i parlamentari del Pd. Ecco perché non ci sono più di trentasei ore per sciogliere il dilemma.

Si sa che Caselli ha sempre voluto evitare in questi mesi di trasformare l’indagine sul falso in bilancio di Fonsai in una inchiesta-spettacolo, ciò che andrebbe contro le abitudini della Procura torinese. Ed anche per questa ragione che i particolari sul coinvolgimento di Cancellieri come teste nell’indagine sono emersi solo quando l’ormai famoso verbale di interrogatorio è stato depositato alle parti.

Questo non significa che non si sia agito con una certa tempestività: la prima telefonata del ministro a Gabriella Fragni, la moglie di Salvatore Ligresti, è del 17 luglio, la successiva è del 19 agosto, l’interrogatorio al ministero è del 22 agosto.

Non c’è mai stata, fanno capire in Procura, la tentazione di lasciar cadere una vicenda che all’inizio si presentava comunque come laterale rispetto all’indagine sul falso in bilancio. C’è stata invece, risponde il Procuratore generale Marcello Maddalena, «la più puntigliosa osservanza della normativa vigente».

Marcello Maddalena replica così alle voci anonime dal ministero della Giustizia che su La Stampa di domenica ipotizzavano ben 5 violazioni della procedura nell’interrogatorio come teste del ministro da parte del pm torinese Vittorio Nessi. «Accuse incredibili e stupefacenti — replica il Procuratore generale di Torino — anche sotto il profilo della conoscenza processuale penale».

Ma il passaggio più importante della dichiarazione del Pg è quello in cui si augura che «vengano tutti i possibili e immaginabili accertamenti da parte degli organi competenti, compresi quelli ministeriali». Perché di chiunque sia la paternità del messaggio proveniente dal ministero, è chiaro che contiene una esplicita minaccia: l’invio di un’ispezione alla procura di Torino nel momento delicato in cui Caselli ha annunciato che a fine anno passerà la mano.

Anche così, però, la minaccia appesantisce un clima, reso inevitabilmente teso dalla scarsità del tempo a disposizione e dalle conseguenze di una eventuale iscrizione a registro del ministro.

Che il materiale sul caso Cancellieri sia destinato ad andare a Roma sembra ormai assodato. Finirebbero nella capitale il verbale di interrogatorio del 22 agosto, le trascrizioni delle telefonate di Gabriella Fragni con il ministro e con il cognato Antonino Ligresti, il tabulato con tutti i contatti telefonici tra Antonino, Annamaria Cancellieri e il marito del ministro, Sebastiano Peluso.

Tutti documenti che devono essere confrontati con il verbale di interrogatorio del Guardasigilli. Se in quel verbale, come sembrerebbe evidente, c’è molto meno di quel che in realtà raccontano tabulati e intercettazioni, allora è difficile non ipotizzare il reato di omissione. E in quel caso la maggior parte dei giuristi propende per una trasmissione del materiale alla Procura di Roma e non al Tribunale dei ministri perché, in sostanza, l’eventuale reato di omesse dichiarazioni al pm non sarebbe stato compiuto da Cancellieri nell’esercizio delle sue funzioni di responsabile dell’amministrazione della giustizia. Diverso sarebbe il caso in cui si ipotizzasse verso il ministro il reato di abuso d’ufficio. Caso improbabile a Torino, visto che la procura piemontese dovrebbe smentire se stessa ipotizzando che l’intervento della Cancellieri possa aver influito sulla scarcerazione di Giulia Ligresti, ciò che Caselli ha decisamente negato.

Un reato di abuso sarebbe invece ipotizzabile se emergesse che i Ligresti hanno aiutato il ministro nella sua carriera politica, così come emergerebbe, secondo indiscrezioni, da un verbale di interrogatorio di don Salvatore di fronte ai pm di Milano. L’interrogatorio è del marzo 2012 e gli atti di quell’indagine dovrebbero essere depositati nelle prossime ore.

Qualsiasi decisione dovrà essere presa, plausibilmente, oggi lunedì, al termine del vertice tra i magistrati di Caselli. Il tempo a disposizione è praticamente scaduto.

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