Antonio Catricalà al Messaggero: “La Rai deve restare pubblica, Tarantola indipendente”

Antonio Catricalà al Messaggero
Antonio Catricalà al Messaggero

ROMA – Antonio Catricalà, vice ministro dello Sviluppo ha in mano le deleghe su telecomunicazioni, Poste e settore radiotelevisivo. Intervistato dal Messaggero Catricalà difende presidente e direttore generale della Rai: “Una prima riforma l’abbiamo fatta con il governo Monti: il Cda ora può intervenire solo quando ci sono scelte editoriali. Sulle altre decidono presidente e direttore generale e non mi pare che Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi manchino di indipendenza dalla politica. Di più. in quel momento, non si poteva fare. Ora lavoriamo per rafforzare la Rai e migliorare il rapporto con i cittadini”. Anna Maria Tarantola, dg Rai, “nominata” dal governo Monti, indipendente ma già al centro delle polemiche anche per la decisione di sospendere dalla Rai Miss Italia.

“La Rai deve offrire nella sua globalità una programmazione di servizio pubblico – dice Catricalà al Messaggero –  Chiediamo, è vero, un «bollino» che renda riconoscibili e valorizzi i programmi finanziati con il canone. Ma la logica non è quella di diversificare tra programmi a carattere pubblico ed altri a carattere privato. Non è così, tanto che Tg e il canale All news sono fuori dal bollino. Vogliamo invece chiarezza e trasparenza per consentire a chi paga il canone di controllare come vengono spesi i suoi soldi. Se c’è una verifica pubblica su come viene speso il canone il governo ha una legittimazione in più per colpire gli evasori. Non ha senso poi la polemica sulla consultazione pubblica per il rinnovo della concessione”.

Rai privata o no? “Non è un tema che abbiamo sul tavolo – aggiunge Catricalà –  Sulle parole del ministro Saccomanni c’è stata un’evidente forzatura: incalzato da Fabio Fazio (PER APPROFONDIRESaccomanni: sì a Rai privata dallo studio di Fazio, sedia di Maradona. No buono), si è limitato a non escludere nulla. Posso garantire che non c’è alcun dossier sulla privatizzazione della Rai. Io, di sicuro, al ministero dello Sviluppo non l’ho visto. Al contrario, abbiamo intrapreso una serie di azioni che non possono essere interpretate come volontà di privatizzare ma intendono invece mettere ordine e rafforzare la Tv pubblica”. E poi si sbilancia: “Personalmente non mi sono mai espresso in favore della privatizzazione e comunque non siamo in presenza di alcun piano di vendita anche perché la Rai è sottoposta ad un contratto di servizio. La legge Gasparri tecnicamente prevedeva questa possibilità ma ora sarebbe intempestivo parlare di privatizzazione a due anni dalla scadenza della concessione Rai, il 6 maggio 2016, che andrà rinnovata. Infine, non è un tema che possa essere affrontato dal governo ma semmai dal Parlamento anche perché sarebbe, semmai, necessario rivedere la governance. La mia idea è che, soprattutto in questo momento, non ci sia nessuno migliore della Rai, pur con le sue inefficenze, che possa garantire il servizio pubblico”

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